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Chandra Kurt, una vita alla ricerca del gusto

Chandra Kurt: il vino è anche poesia Ambra Craighero

Chandra Kurt è un’autrice di libri sul vino che gira il mondo tra vigneti, cantine e colline, alla ricerca dei sapori più intensi e genuini. Swissinfo.ch l'ha incontrata nella sua casa di Zurigo.

Per amare il nettare degli dei fin da bambini, bisogna saper distinguere l’odore dell’erba, della pietra calda, del legno bagnato e dell’acqua. Tale sensibilità è il seme per arrivare a cogliere le differenze, riconoscendo il gusto degli altri.

Differenze che fin da piccola hanno segnato la vita di Chandra Kurt, wine writer itinerante, che ha acceso le sue fantasie nella casa paterna di Berna, dopo esser nata a Colombo nello Sri Lanka nel 1968.

Non poteva essere diversamente: il papà era uno studioso e addestratore di elefanti in India, la mamma di origini italiane; i nonni di Reggio Emilia le hanno insegnato che cosa è l’etimologia del Lambrusco.

Da ogni luogo visitato, Chandra ha scritto ai nonni. Alla loro scomparsa ha ritrovato tutte le cartoline annodate in un fiocco dentro una scatola di latta.

Scendiamo dal tram. A pochi passi da piazza Stauffacher c’è un edificio liberty. Entriamo in un’antica erboristeria prima di trovarci nella mansarda della scrittrice dove spiccano migliaia di pubblicazioni enologiche, libri d’arte, quadri e sculture.

Chandra ha scelto di vivere a contatto con la gente, passando dal contadino che ancora lavora con metodi rurali al grande produttore che esporta vino in tutto il mondo. I grandi produttori si affidano a lei – membro del prestigioso Circle of Wine Writers di Londra – perché sanno che il suo aiuto contribuirà a produrre dei vini di rara tipicità e pienezza.

swissinfo.ch: Quali sono i segreti per comprendere il sottile rapporto che unisce il produttore al consumatore?

Chandra Kurt: Arrivare ad una bottiglia finita è un processo molto difficile e complicato. Non importa se a produrre il vino è un audace contadino o una grande azienda. È una questione di comportamenti, di emozioni.

Per fare un esempio: in Inghilterra si aggiunge più zucchero al vino rispetto a quanto avviene in Francia, Italia, Svizzera; il sapore risulta quindi più morbido. Subentra anche la recezione sensoriale, e ogni paese ne ha una.

È poi importante l’aspetto di un vino, la limpidezza, la fluidità, la vivacità, l’effervescenza, il colore. Quando si versa il liquido si dovrebbe osservare la cascata e gli zampilli, poi le lacrime che si formano sulla parete del bicchiere.

swissinfo.ch: Può parlarci del suo percorso professionale?

C.K: All’inizio ho collaborato con riviste svizzere e ho realizzato dei reportage in Italia. In seguito ho sviluppato uno stile da esperta, ma non per questo accademico. Quando scrivo è il mio stomaco che parla e non la testa. Vorrei che i miei lettori viaggiassero con la fantasia, l’olfatto e le papille gustative, dopo aver bevuto un buon bicchiere di vino. Il vino è come uno specchio e noi siamo pirandelliani.

swissinfo.ch: Ci può raccontare qualche situazione che l’ha colpita durante i suoi spostamenti professionali?

C.K: Viaggio sempre con le mie bottiglie al seguito, un taccuino e la macchina fotografica. Cerco sempre di bere insieme alle persone che incontro, per vedere le differenze delle culture, dei terreni e dei vitigni. Sono molto interessata ai vini esotici, che non sono più quelli del Cile, dell’Argentina o dell’Australia, ma quelli della Cina, dell’India o del Brasile.

Il vino è un’arte: mi appassiono al contadino che produce le sue bottiglie per passione, o a Gerard Dépardieu che ha deciso di diventare produttore di vino in Francia e Italia: ad Anjou, tra le vigne dello Château de Tigné e in Contrada Serraglia sull’isola di Pantelleria. Mi sono emozionata quando ho saputo che Dépardieu ha imbottigliato il Passito di Carole, un vino intenso che voluto dedicare alla sua compagna Carole Bouquet.

swissinfo.ch: Perché ha scelto di vivere a Zurigo?

C.K: (ride) Perché mi piace sapere che qui posso tornare. Adoro la Svizzera per le mie origini paterne. Ammiro la puntigliosità della gente e l’efficienza delle infrastrutture.

Arrivare in orario a un appuntamento qui è ancora un valore. Mi sento elvetica nell’interpretazione della mia metodicità e cosmopolita nell’appartenenza al mondo. È un grande privilegio che parte delle mie radici. Non dimentico comunque la mia infanzia in Italia e Asmara, dove è nata la mia mamma.

swissinfo.ch: Dopo una giornata con molte degustazioni, si lascia mai andare a una birra?

C.K: [ride divertita] Si, eccome. Quando degusto 50 vini al giorno… apprezzo molto la birra o il whisky.

swissinfo.ch: Quali sono i vini e le zone vinicole di cui si occupa più volentieri?

C.K: Tutta l’Europa in genere. Seguo con grande interesse il Portogallo, la Germania, la Svizzera e l’Austria. In Italia mi sento a casa ovunque. L’Italia e il posto più emozionale per il vino.

swissinfo.ch: Chandra,una curiosità: cosa sta sperimentando adesso?

C.K: Gli accordi musicali che può avere il vino. Studio i paesi, le culture, le musiche e le abbino a certi vini. Il rock ha per esempio un ritmo che si traduce con alcune tipologie di vino ed è legato al popolo anglosassone. Il pinot grigio si abbina bene alla musica classica.

Ambra Craighero, Zurigo, swissinfo.ch

Chandra Kurt è nata nel 1968 nello Sri Lanka ed è considerata una delle maggiori esperte di vini a livello svizzero e internazionale.

Nel 1990 ha realizzato il suo primo reportage su un produttore di Lambrusco Reggiano. Dal quel momento ha viaggiato in tutto il mondo alla ricerca di vini, vigneti e viticoltori.

Ha scritto vari libri sull’argomento – principalmente in tedesco – e collabora regolarmente con le più importanti pubblicazioni del settore.

Nell’area italofona è nota per il volume I racconti del vino – Quindici storie per quindici grandi bottiglie (Aliberti Editore, Reggio Emilia, 2005).

Nel 2008 sono stati commercializzati i primi due vini della Collection Chandra Kurt.

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