
Un invito ad accogliere i nuovi membri dell’UE

Secondo l'ambasciatore svizzero a Varsavia, la Svizzera non deve temere un'immigrazione in massa di lavoratori dall'Europa dell'Est.
Per André von Graffenried, intervistato da swissinfo, un “no” all’estensione della libera circolazione potrebbe invece pregiudicare l’immaginde della Svizzera.
In Polonia, il più grande dei dieci paesi entrati per ultimi nell’UE, il tasso di disoccupazione è del 18 per cento. Le preoccupazioni elvetiche si sono concentrate sul cosiddetto “idraulico polacco”, una figura-simbolo dell’artigiano che emigra dall’Europa orientale.
L’ambasciatore von Graffenried sottolinea che il voto di settembre non riguarda solo la mobilità del mercato del lavoro, quanto piuttosto la questione di dare il benvenuto alla Polonia e alle altre nazioni ex comuniste nel loro ritorno all’Europa.
swissinfo: Come sono cambiati i rapporti con la Polonia, dopo il suo ingresso nell’UE lo scorso anno?
André von Graffenried: Ci sono una serie di accordi che legano la Svizzera e l’Unione Europea – che ora saranno applicati anche alla Polonia. Uno di questi è particolarmente importante e concerne l’estensione dell’accordo sulla libera circolazione delle persone.
Un altro punto rilevante è che il governo svizzero si è impegnato a contribuire finanziariamente per aiutare i nuovi paesi membri dell’Unione – il totale ammonta a un miliardo di franchi – ed una buona parte di questo denaro sarà destinata proprio alla Polonia.
Sono due elementi cruciali, che spero contribuiranno a rafforzare le relazioni fra i due paesi.
swissinfo: Perché la votazione del 25 settembre sull’estensione dell’accordo sulla libera circolazione delle persone è tanto importante?
A.v.G.: Da una parte c’è in gioco il mercato del lavoro in Svizzera, ma dall’altra si tratta anche di una questione di principio. L’estensione di questo accordo è una conseguenza dell’allargamento dell’UE o, se preferisce, della riunificazione del continente Europa – e per questo esso è un modo per dare corpo, concretamente, all’ideale di un’Europa libera e unita.
Credo si tratti di una questione di principio davvero importante, che avrà conseguenze importanti sulle nostre relazioni con l’Unione Europea, perché molti di questi accordi sono interconnessi.
swissinfo: Secondo i sondaggi, il voto di settembre rimane ancora incerto. Se vincesse il fronte del no, crede che l’immagine del nostro paese potrebbe risultarne danneggiata?
A.v.G.: Ritengo che la questione debba essere inquadrata in una prospettiva storica: per la Polonia, l’ingresso come membro nell’Unione è stato l’approdo di un lungo percorso. Fra il 1795 e il 1918 il paese fu diviso fra Russia, Prussia e Austria – prima di divenire indipendente per appena 21 anni. Poi venne la Seconda guerra mondiale – nel corso della quale la Polonia ha sofferto come nessun altro paese – e infine, fu abbandonata alla mercé dell’impero sovietico.
In questi giorni si festeggia il 25esimo anniversario del sindacato Solidarnosc. Fu un momento davvero cruciale per il paese e personalità di spicco ne furono il dirigente Lech Walesa e il papa polacco Giovanni Paolo II. Il popolo della Polonia ha contribuito grandemente al superamento del comunismo e alla fine ha raggiunto il suo obiettivo con l’ingresso nell’UE, con l’unificazione del continente Europa.
Dunque, se la Svizzera ora dicesse “no, non siete i benvenuti – non vi vogliamo”, sarebbe senz’altro umiliante. Si tratterebbe dell’unico paese che rifiuta di estendere l’accordo ai nuovi membri dell’UE – e questo sarebbe senz’altro percepito molto male qui in Polonia.
swissinfo: In Svizzera, gli oppositori ventilano una massiccia immigrazione di lavoratori dall’Est. A suo parere, quale impatto ha avuto la figura del cosiddetto “idraulico polacco” in Svizzera?
A.v.G.: Non credo abbia avuto un grande impatto. Piuttosto, mi sembra ben più problematico che la gente in Svizzera non riesca a spingere lo sguardo al di là della situazione interna del paese.
C’è la tendenza a vedere i rischi, piuttosto che le opportunità – e a dimenticare che questa vicenda è molto più importante e che avrà un effetto non solo sulle relazioni con i nuovi membri dell’Unione, ma con l’UE tutta. Ma resto fiducioso che la popolazione svizzera voterà a favore dell’estensione di questo accordo.
swissinfo: Come ambasciatore svizzero in Polonia, ritiene di avere un ruolo importante nel tentare di correggere lo stereotipo negativo dell’Europa dell’est e dei suoi lavoratori?
A.v.G.: Non so nulla dell’esistenza di un tale stereotipo negativo. Piuttosto, direi che il problema è che gli svizzeri non conoscono la Polonia o gli altri paesi nuovi membri dell’UE. La “cortina di ferro” ha comportato una divisione piuttosto efficace dell’Europa e per questo credo che in sostanza gli svizzeri non abbiano nessuna esperienza personale di questi paesi e che dunque manchino loro gli elementi materiali di conoscenza che potrebbero aiutarli a superare le paure della disoccupazione, del dumping salariale e via discorrendo.
Credo che il mio ruolo sia quello di tentare di spiegare ai cittadini svizzeri che la Polonia è un paese meraviglioso, che vanta una lunga storia e una tradizione consolidata di relazioni con la Svizzera – e che condividiamo gli stessi valori. Ma è anche vero che, in generale, non è percepito esattamente come il ruolo che spetta alla nostra ambasciata, quello di interferire troppo con la percezione che ha la Svizzera di un altro paese.
swissinfo: Eppure, non le dispiace se scrivo che secondo lei il popolo svizzero dovrebbe votare a favore dell’accordo?
A.v.G.: Certamente, non mi dispiace affatto. Sono convinto che l’elettorato svizzero debba approvarlo e che se non lo facesse, questo danneggerebbe le nostre relazioni e proietterebbe una cattiva luce sull’immagine del paese – con effetti duraturi negativi.
Non si tratta solo di una questione che riguarda il mercato del lavoro. È una questione che va inquadrata nel contesto storico e la Svizzera deve ricordare che l’allargamento dell’UE, o la riunificazione dell’Europa, aumentano la stabilità e la sicurezza di tutto il continente, anche della Confederazione elvetica.
swissinfo, intervista di Morven McLean, Varsavia
(traduzione di Serena Tinari)
La storia della Polonia risale ad oltre mille anni fa.
Il paese ha attraversato lunghe fasi di dominazione ad opera dei paesi confinanti.
Milioni di persone, circa la metà di religione ebraica, sono morte durante la Seconda guerra mondiale.
Nel 1989 la Polonia è diventata il primo paese dell’Europa dell’est a rovesciare il comunismo.
È entrata a fare parte della NATO nel maggio 2004.

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