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Democrazia

Il lungo cammino verso il suffragio femminile

I primi Paesi a introdurre il suffragio femminile lo fecero alla fine del XIX secolo. Dal 1948, il diritto di voto è considerato un diritto umano universale. Ma in Svizzera, gli uomini hanno continuato a tenere le donne fuori dalla vita politica per decenni. Perché ci è voluto così tanto tempo per introdurre il suffragio femminile?

Questo contenuto è stato pubblicato il 10 febbraio 2021 - 12:45
David Eugster

Le donne svizzere hanno ottenuto il diritto di voto a livello federale nel 1971. Tuttavia, nel cantone Appenzello Interno hanno dovuto attendere la fine della guerra fredda, quando il governo svizzero è alla fine intervenuto per obbligare le autorità locali ad accordare alle donne diritti politici uguali a quelli degli uomini.

Nel confronto internazionale, il suffragio femminile è stato introdotto tardivamente in Svizzera. La Confederazione svizzera era molto indietro rispetto ad altri Paesi occidentali.

Tra gli argomenti addotti dagli oppositori del suffragio femminile c'era spesso l'idea che le donne non fossero adatte alla politica. I manifesti mostravano bambini trascurati che cadevano dalle culle, che piangevano davanti alle porte chiuse o che erano infestati dalle mosche... Alcuni uomini avevano paura che le donne mettessero da parte la famiglia e la casa interessandosi maggiormente alla politica.

Questi pregiudizi erano diffusi anche in altri Paesi.

Eppure le donne svizzere hanno cominciato molto presto a rivendicare il loro diritto a partecipare alla vita politica. Nel 1868, Marie-Goegg Pouchoulin di Ginevra fondò l'Associazione Internazionale delle Donne, la prima organizzazione femminile internazionale.

Nel 1886, la scrittrice Meta von Salis fece un giro di conferenze in Svizzera e denunciò ripetutamente la disparità di trattamento delle donne. Nel 1896, il primo congresso nazionale delle donne si tenne a Ginevra. Una delle richieste principali era il diritto di voto e di essere eletti.

Se la Prima guerra mondiale fu il fattore scatenante del suffragio femminile in altre nazioni europee, questo non fu il caso in Svizzera. I tentativi nei Cantoni fallirono. Anche dopo la Seconda guerra mondiale, il diritto di voto delle donne non ebbe alcuna possibilità di superare lo scoglio delle urne, né a livello locale né a livello nazionale.

Quando nel 1957 il Consiglio federale propose che anche le donne fossero obbligate a svolgere una qualche forma di servizio militare, ci fu una grande indignazione. Una votazione di protesta a Unterbäch, un villaggio del Canton Vallese, fece notizia nei media internazionali: le donne votarono illegalmente andando alle urne e infilando le loro schede. I loro voti furono invalidati.

Mentre in altri Paesi il suffragio femminile fu introdotto da rappresentanti politici eletti, in Svizzera furono i cittadini maschi a dover votare per rinunciare al proprio privilegio. La questione di chi fa parte del "popolo" e gode della partecipazione politica è ancora all'ordine del giorno, poiché altri gruppi sono ancora esclusi da certi diritti politici, per esempio gli stranieri o le persone con disabilità.

L'introduzione del suffragio femminile ebbe inizio a livello locale: prima in alcuni villaggi, poi nei Cantoni di Vaud e Ginevra. Negli anni '60, una nuova generazione di donne attiviste entrò nell'arena politica. Non facevano più affidamento sulle loro reti o sui lobbisti, ma sulla ribellione.

Le associazioni femminili organizzarono manifestazioni, blocchi del traffico e azioni in tutto il Paese per chiedere il diritto di voto. Nel 1969, marciarono su Berna, la capitale federale, per far sentire la loro voce.

Il Consiglio federale voleva firmare la Convenzione europea dei diritti dell'uomo con una clausola che escludeva i diritti politici delle donne. Tuttavia, di fronte alle forti proteste, decise di tenere una nuova votazione nazionale sul suffragio femminile nel 1971. E questa volta due terzi degli elettori dissero "sì".

Questa decisione non ha però risolto da un giorno all'altro tutte le discriminazioni contro le donne. Fino al 1976, le donne non potevano accettare un lavoro senza il consenso dei loro mariti. 

E lo stupro coniugale non è stato considerato un reato fino agli anni '90. Le donne, tuttavia, avevano ormai voce in capitolo per cercare di migliorare la situazione – anche in parlamento.

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