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Swissmem: fatturati e ordinativi in calo nel 2019

Anche il 2020 potrebbe rivelarsi un anno difficile per l'industria metalmeccanica ed elettrica svizzera. Keystone/SIGI TISCHLER sda-ats

(Keystone-ATS) Il rallentamento congiunturale ha pesato sull’industria metalmeccanica ed elettrica svizzera (MEM) nel 2019: in un anno i nuovi ordini sono diminuiti del 10,6% a 98,2 miliardi, il fatturato del 4,5% a 113,5 miliardi e le esportazioni del 2,1% a 68,3 miliardi.

“I conflitti commerciali globali hanno frenato la congiuntura nei principali mercati di vendita. In Europa, i cambiamenti strutturali nell’industria dell’automobile hanno causato ulteriori incertezze, il che ha avuto un impatto significativo sull’industria svizzera delle forniture per il settore dell’automobile e delle macchine utensili”, afferma il direttore dell’associazione di categoria Swissmem Stefan Brupbacher in un comunicato diramato oggi. Inoltre, rispetto al 2018, lo scorso anno il franco svizzero si è nuovamente rafforzato in modo significativo nei confronti dell’euro.

Nel 2019 le esportazioni verso l’UE (senza il Regno Unito) sono diminuite del 3,2% a 28,1 miliardi di franchi, fatto dovuto in particolare al calo dell’Italia (-11,4%), della Germania (-6,4%) e della Francia (-5,9%). Anche le esportazioni verso l’Asia sono scese, dell’1,7% a 12,2 miliardi, mentre quelle verso gli USA sono aumentate del 3,5% a 9,8 miliardi.

Il calo delle esportazioni per le principali categorie di merci ha inciso in modo differenziato: rispetto al 2018, l’export nel settore delle macchine si è contratto del 5,9%, quello dei metalli del 5,7% e quello dell’elettrotecnica/elettronica dell’1,4%. Solo le esportazioni di strumenti di precisione hanno registrato un aumento, dell’1,2%.

Attualmente, lo scoppio dell’epidemia di coronavirus rappresenta un ulteriore aggravio per l’economia industriale già di per sé debole. Per diverse aziende del settore, le filiere d’approvvigionamento sono compromesse o addirittura del tutto interrotte. Inoltre, dall’inizio del 2020 la sopravvalutazione del franco rispetto all’euro è diventata ancora più marcata, fatto che ostacola in modo significativo la competitività dell’industria MEM svizzera nell’importante mercato dell’UE. La situazione per il settore – viene affermato – potrebbe diventare critica.

Migliorare condizioni quadro

In questo difficile contesto, alcune decisioni politiche del prossimo futuro assumono un’importanza ancora maggiore. A causa della clausola ghigliottina, l’accettazione dell’iniziativa per la limitazione porrebbe fine al percorso bilaterale con l’UE, senza offrire un’alternativa.

Citato nella nota, il presidente di Swissmem Hans Hess sottolinea che “le conseguenze sarebbero particolarmente gravi per l’industria MEM, in quanto circa il 56% delle esportazioni MEM è destinato all’UE (senza il Regno Unito). L’industria MEM perderebbe l’accesso quasi senza restrizioni al suo principale mercato di vendita. Pertanto questa iniziativa inutile e dannosa deve essere respinta”.

Dinanzi alla mancanza di impulsi di crescita, diventa ancora più urgente ratificare rapidamente gli accordi di libero scambio con l’Indonesia e gli Stati del Mercosur, i cui negoziati sono conclusi: è necessario che i referendum contro questi accordi siano respinti, viene affermato.

Inoltre, nell’attuale sessione primaverile, il Parlamento ha il potere di migliorare le condizioni quadro per l’industria o di impedirne il deterioramento. Un vero miglioramento sarebbe l’abolizione dei dazi industriali, come proposto dal Consiglio federale. Non vanno poi introdotti controlli sugli investimenti: secondo Swissmem sono inutili e danneggiano la piazza economica svizzera. La Confederazione può sostenere le imprese utilizzando in modo adeguato alla situazione gli strumenti esistenti.

Al fine di preservare i posti di lavoro, è necessaria un’applicazione generosa nella concessione di lavoro ridotto. Infine occorre mettere a disposizione fondi sufficienti per promuovere l’innovazione, che darà i suoi frutti nel medio e lungo termine. Non sono invece necessari pacchetti per stimolare l’economia, che nel peggiore dei casi sarebbero addirittura finanziati attraverso la Banca nazionale svizzera (BNS): quest’ultima è indipendente e deve rimanere tale, nell’interesse dell’economia.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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