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Amherd: esercito deve fare di più nella lotta a hacker

La ministra della difesa Viola Amherd. KEYSTONE/AA sda-ats

(Keystone-ATS) La consigliera federale Viola Amherd vuole rafforzare la lotta della Svizzera contro i cyberattacchi e ritiene che l’esercito abbia bisogno di più personale formato in questo ambito.

La vallesana vuole introdurre un’unità di soldati specializzati per difendere la società civile dai pirati informatici.

“Dobbiamo fare di meglio”, ha detto la responsabile del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) oggi ai giornali svizzerotedeschi del gruppo Tamedia. Secondo la ministra, gli attacchi virtuali attualmente rappresentano, insieme al terrorismo, la più grande minaccia per la sicurezza del Paese. Per questo va anche perfezionata la collaborazione con gli altri Stati.

L’esercito conta su circa 170 specialisti nel settore della guerra cibernetica. Finora si sono concentrati sulla protezione dei canali e delle istallazioni di comunicazione militari. Ma Amherd vuole che queste truppe si spingano oltre e che difendano pure entità civili contro gli hacker, diventando una vera e propria task force.

La nuova unità operativa di risposta rapida dovrà fornire un sostegno agli operatori di infrastrutture critiche e alle imprese private contro i cyberattacchi, ha precisato la consigliera federale nell’intervista. Tra queste vi sarebbero le FFS, le compagnie elettriche e le aziende di telecomunicazioni.

Amherd intende inoltre rimpolpare il personale e ampliare le risorse a disposizione del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC), l’intelligence elvetica. Concretamente, la ministra mira a una modifica della legge per permettere in futuro – al di fuori di una procedura penale – di sorvegliare e intercettare presunti estremisti politici. A suo avviso, al momento i servizi segreti hanno le mani legate contro questi elementi.

A livello di effettivi, in cinque anni il numero dei dipendenti del SIC dovrebbe passare dagli attuali 314 a 414. Amherd ha comunque voluto puntualizzare che le persone non devono preoccuparsi in merito a una sorveglianza “selvaggia”.

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