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Ue: banche devono pagare per fondi anti-fallimento

Questo contenuto è stato pubblicato il 26 maggio 2010 - 16:50
(Keystone-ATS)

BRUXELLES - Le banche dovranno pagare per la costituzione di fondi anti-fallimento nazionali in modo da evitare che in futuro, in caso di insolvenza, siano i contribuenti a dover saldare il conto. È quanto ha chiesto la Commissione europea, che oggi ha dato il via libera a una comunicazione a questo proposito presentata dal responsabile per il mercato unico Michel Barnier.
"I prelievi a carico delle banche - si legge in una nota di Bruxelles - potrebbero essere concepiti in modo da incentivare comportamenti appropriati a mitigare il rischio di insolvenza". Ma i dettagli sulle modalità di funzionamento e le dimensioni di questi fondi, precisa la Commissione, saranno specificati dopo un'attenta valutazione degli "effetti comulativi" delle riforme sui prelievi e i patrimoni degli istituti di credito.
La scelta di costruire "un quadro europeo con 27 fondi nazionali" è quella che la Commissione Ue ritiene attualmente "la più percorribile", anche se "l'obiettivo ideale - ha spiegato Barnier - dovrebbe essere quello di un "fondo panaeuropeo".
Opzione che però al momento - secondo il commissario Ue - "non appare realistica". Ci sono infatti molte difficoltà e molti problemi da risolvere per creare una sorta di "fondo federale": basti pensare - ha detto Barnier - che nella metà dei 27 Paesi della Ue la metà delle banche appartengono a gruppi bancari di altri Paesi. L'80% del settore bancario ceco, per esempio - ha aggiunto il commissario Ue - appartiene a gruppi esteri".
Barnier ha quindi sottottolineato come "non si tratta di costituire dei fondi nazionali per il salvatagio delle banche, ma per gestire in maniera ordinata i fallimenti bancari e prevenirne le potenziali conseguenze disastrose".

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