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UBS vola in borsa e supera i 35 franchi, mai visto dal 2008

Keystone-SDA

Le speranze di norme non troppo rigide sul capitale proprio mettono le ali in borsa a UBS, mai così tonica dai tempi della crisi finanziaria: sul mercato di Zurigo l'azione della grande banca ha superato stamani i 35 franchi, livelli che non si vedevano del 2008.

(Keystone-ATS) Il titolo ha toccato un massimo a 35,17 franchi, per poi attestarsi a circa 34,90 franchi, con una progressione che tocca il 4% rispetto a ieri, nell’ambito di un mercato peraltro generalmente favorevole (SMI +0,5%).

Stando a quanto riferisce oggi la Neue Zürcher Zeitung (NZZ), nello spinoso tema dei fondi propri dell’istituto – che il Consiglio federale vorrebbe notevolmente rafforzare, per evitare che un’eventuale bancarotta pesi sui contribuenti – è stata infatti presentata una proposta di compromesso da parte di un gruppo di parlamentari borghesi. L’idea è di “tenere conto della competitività della piazza finanziaria” nell’ambito delle garanzie richieste alla banca.

L’impresa ha intanto preso atto della proposta. Secondo quanto indicato da una portavoce all’agenzia Awp essa va “in una direzione più costruttiva rispetto alla variante estrema del Consiglio federale”. Viene comunque fatto notare come la Svizzera disponga già oggi del regime di requisiti patrimoniali più rigoroso al mondo.

Gli investitori hanno accolto molto bene le novità odierne, ma già da qualche tempo l’azione UBS si trova sugli scudi. Venerdì scorso il valore aveva ampiamente beneficiato di indiscrezioni, lanciate dall’agenzia Reuters, riguardo a un’attenuazione, da parte del governo, del previsto inasprimento delle norme sul capitale della società. Il Dipartimento federale delle finanze (DFF) non aveva però voluto commentare la notizia. “Il processo decisionale relativo al dossier non è ancora concluso e il Consiglio federale non ha ancora preso una decisione”, si era limitata ad affermare un’addetta stampa.

Dall’inizio dell’anno l’azione UBS ha guadagnato il 23% e sull’arco di cinque anni la performance è del +181%. Quello della banca guidata da Sergio Ermotti è peraltro un titolo per investitori con i nervi d’acciaio: nel 2007, prima della crisi finanziaria, aveva raggiunto il massimo assoluto di oltre 75 franchi, prima di crollare a 8 franchi nel 2009, quando la società era stata salvata dal tracollo grazie all’intervento della Confederazione. Il corso si era poi ripreso per precipitare nuovamente a 7 franchi nel momento più buio della pandemia, nel marzo 2020. Gli anni successivi erano stati di crescita.

Nel 2023 il minimo dell’anno, a 14 franchi, era stato toccato il 20 marzo, il giorno dopo l’annuncio (domenicale, viste le pressioni provenienti dall’estero) dell’acquisizione di Credit Suisse, grazie ancora una volta ad ampissime garanzie statali. Poi era partita una nuova fase di recupero. Ma anche quest’anno non sono mancate le palpitazioni: se in gennaio il corso superava i 32 franchi, dopo lo shock dei dazi annunciati in aprile dal presidente americano Donald Trump il valore era precipitato a un minimo di 20,66 franchi. Da allora però le prospettive sono cambiate parecchio.

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