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UDC: Chiesa vorrebbe remunerazione per la presidenza del partito

Il consigliere agli Stati Marco Chiesa, proposto dalla commissione cerca alla direzione dell'UDC, chiede un compenso finanziario per il posto di presidente del partito, carica finora onoraria e non retribuita. KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) Il consigliere agli Stati Marco Chiesa, proposto dalla commissione cerca alla direzione dell’Unione democratica di centro (UDC), si è sempre detto favorevole a un compenso finanziario per il presidente del partito, carica finora onoraria e non retribuita.

“Ma io non l’ho mai chiesto”, ha precisato all’agenzia Keystone-ATS il 45enne ticinese. È infatti la direzione del partito a decidere in merito a un’eventuale retribuzione per la carica.

In un’intervista pubblicata oggi dal Tages-Anzeiger e da altre testate del gruppo Tamedia, Chiesa dice di essere sempre stato favorevole a un’indennità finanziaria per il presidente dell’UDC, altrimenti solo i ricchi possono candidarsi. “E noi non siamo un partito d’élite, siamo un partito popolare”, aggiunge.

A titolo di confronto, il presidente uscente del Partito socialista (PS), Christian Levrat, riceve 50’000 franchi di compenso più 10’000 franchi per le spese. Anche nel Partito popolare democratico (PPD) e in quello liberale radicale (PLR), la retribuzione per la presidenza del partito è di circa 50’000 franchi per un carico di lavoro equivalente a un impiego al 40-50%.

Nell’intervista Chiesa dice che inizialmente ha rifiutato la presidenza a causa del suo lavoro di direttore di una casa di riposo, che nel frattempo ha lasciato. Poi – spiega – non solo ha rinunciato al posto in vista di un’eventuale elezione alla testa dell’UDC, ma anche perché era sempre più incompatibile con il mandato di membro del Consiglio degli Stati. Inoltre, vi era un certo scetticismo in famiglia poiché si tratta di un impegno che richiede molto tempo e impegno anche lontano dal Ticino.

Svizzera italiana poco ascoltata

Se venisse eletto, l’attuale vicepresidente del partito dice di voler essere un presidente vicino al popolo. Il 45enne intende occuparsi dei cantoni di confine “ancor di più” del presidente uscente Albert Rösti e del suo predecessore Toni Brunner. La Svizzera italiana spesso non è ascoltata abbastanza dalla politica nazionale, aggiunge Chiesa, sottolineando che la sua eventuale nomina sarebbe un segnale piuttosto forte se per la prima volta qualcuno della Svizzera latina guidasse il partito più forte del Paese in termini di elettori.

Il presidente dell’UDC sarà eletto alla riunione dei delegati del 22 agosto a Brugg (GA). Il consigliere nazionale argoviese Andreas Glarner ha ritirato la sua candidatura, mentre per ora rimane ancora in corsa il consigliere nazionale zurighese Alfred Heer.

Secondo Marco Chiesa per rimettere in forma il più grande partito svizzero dopo le recenti sconfitte elettorali occorrono più passione e motivazione “per lottare con tutta la forza necessaria per gli interessi del nostro Paese e del suo popolo”.

In Ticino – ha ricordato – il motto “Prima i nostri” è stato formulato già anni fa. Ora si potrebbe mutarlo in “la Svizzera prima di tutto”. Ciò – aggiunge – non comunque ha nulla a che fare con le linea del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. “Credo che nel dibattito sull’immigrazione la Svizzera farebbe bene ad adottare per una volta la prospettiva del Ticino”, sottolinea Chiesa.

Questa settimana, il comitato direttivo dell’UDC nazionale vuole discutere sulla decisione della commissione cerca di proporre come candidato alla presidenza solo il consigliere agli Stati ticinese.

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