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Vendere azioni quando crollano i corsi è sbagliato

Solo conservando le azioni si approfitta dei rimbalzi. KEYSTONE/AP/Nicole Pereira sda-ats

(Keystone-ATS) Quando i corsi borsistici cominciano a scendere per diversi giorni molti investitori vendono le loro azioni, ma così facendo si perdono le sedute migliori, con pesanti conseguenze a lungo termine per i loro investimenti.

Lo mette in luce un’analisi realizzata dalla VZ Vermögenszentrum, di cui riferisce oggi la Neue Zürcher Zeitung.

Se il corso di un titolo cala durante un giorno la maggior parte dei risparmiatori non si scompone. Ma quando la flessione comincia a durare diverse giornate la serenità lascia rapidamente spazio all’incertezza, alla preoccupazione e a volte anche al panico, magari alimentato da cupe previsioni economiche degli esperti. Per evitare che i risparmi accumulati per anni evaporino ulteriormente diversi investitori vendono in questi momenti le loro azioni, accelerando così il calo generale dei prezzi.

Questi crolli sono però poi seguiti da recuperi, e non di poco conto. Stando all’indagine di VZ Vermögenszentrum, fra la crisi finanziaria del 2008 e quella del coronavirus di quest’anno le dieci migliori giornate per l’indice elvetico Swiss Market Index (SMI) si sono registrate tutte durante momenti di difficoltà economica. A titolo d’esempio, durante il 2008 il giorno migliore è stato il 13 ottobre (SMI +11,4%), quest’anno il 24 marzo (+7,0%).

Il comportamento tipico di alcuni risparmiatori che vendono spinti dal panico li porta ad acquistare nuovamente azioni solo dopo un significativo aumento dei corsi e quindi a perdere i giorni migliori sul mercato. Ciò ha un impatto notevole sui rendimenti a lungo termine. Nel suo studio VZ Vermögenszentrum ha calcolato l’impatto dei migliori giorni di borsa sui rendimenti dalla fine del 2007 all’inizio di novembre 2020: nell’arco di tempo indicato l’SMI è salito del 76%, inclusi i dividendi. Se però un investitore ha perso anche solo le cinque migliori sedute, il rendimento totale scende al 23%. E se si perdono i dieci migliori giorni la performance è una perdita del -6%.

“I giorni migliori in borsa seguono tipicamente i peggiori, le esagerazioni al ribasso sono compensate dai rimbalzi”, spiega alla NZZ Timo Dainese, specialista della società di amministrazione patrimoniale Zugerberg Finanz. Poiché nessuno sa quando i prezzi delle azioni hanno raggiunto il punto più basso e saliranno di nuovo, Dainese consiglia di avere pazienza: gli investitori non devono lasciare che le fluttuazioni di valore e le notizie dei media li rendano nervosi, devono rimanere fedeli agli investimenti anche nelle fasi negative.

Karl Flubacher di VZ Vermögenszentrum arriva a conclusioni analoghe: per non perdere i giorni migliori sul mercato azionario raccomanda di investire in titoli con una strategia a lungo termine, di dieci o più anni. Questo aiuta a prevenire vendite affrettate. “È più saggio tenere i nervi saldi quando i prezzi fluttuano piuttosto che speculare nei giorni migliori del mercato”, afferma in dichiarazioni riportate dalla NZZ.

Come base per la loro condotta gli investitori dovrebbero prima di tutto valutare quale rischi sono in grado di assumersi. Ad esempio, non è saggio acquistare azioni con denaro che sarà presto necessario per la ristrutturazione di una casa, per l’acquisto di un’auto o per le cure mediche: i soldi potrebbero essere necessari anni prima che i corsi si riprendano dopo un crollo. In secondo luogo, ha un ruolo importante anche il livello di rischio con cui gli investitori vogliono convivere: ad esempio chi è vicino al pensionamento rimane probabilmente più prudente, per evitare di mettere a rischio una parte dell’avere di vecchiaia.

Ci sono però anche delle eccezioni, avverte la NZZ. Le raccomandazioni citate si riferiscono al mercato nel suo complesso: quando si tratta di una singola azienda a volte si applicano regole diverse. Ad esempio chi possedeva azioni Swissair non è stato ricompensato per la sua pazienza: la compagnia aerea ha cessato l’attività nel 2002, lasciandosi dietro titoli senza più alcun valore. È quindi differente se vi è un panico generale sul mercato o se le notizie molto negative concernono una specifica azienda. Quando i risparmiatori investono grandi somme di denaro in determinate imprese devono tenere d’occhio il loro andamento: se si perde la fiducia nel modello di affari ha senso vendere le azioni anche in perdita. “In questa situazione un finale da orrore è meglio di un orrore senza fine”, chiosa Dainese.

Invece di limitarsi ad acquistare azioni e a mantenerle per un periodo di tempo prolungato, gli investitori interessati possono anche perseguire una strategia un po’ più elaborata. I prezzi delle singole azioni hanno un andamento diverso e con un cosiddetto riequilibrio è possibile evitare che le singole posizioni diventino un rischio troppo grande. Si tratta per esempio di vendere una parte delle azioni di società che hanno registrato un’ottima performance, per usare il ricavato acquistando altri titoli che hanno avuto un cattivo rendimento. A seconda del portafoglio, è naturalmente possibile investire i proventi anche in altri investimenti, ad esempio in immobili o oro. Pure in questo caso è però consigliabile una strategia a lungo termine, con criteri ragionevoli. Infatti di solito gli investitori perdono denaro a causa delle decisioni emotive che adottano a breve termine, conclude la NZZ.

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