The Swiss voice in the world since 1935

Donne ingannate e vendute

A Zurigo un aiuto più mirato per le vittime della tratta di persone Keystone

La violenza contro le donne è una realtà su cui anche la società svizzera non può più chiudere un occhio.

Una forma particolare di violenza è il commercio di donne. A Zurigo un nuovo punto di assistenza le aiuta a ritrovare una vita normale.

L’Ufficio federale di polizia attualmente ritiene che in Svizzera da 1500 a 3000 donne potrebbero essere vittime della tratta di esseri umani. In Svizzera c’è ancora parecchio da fare in questo ambito.

Ora un nuovo consultorio, di nome “Makasi”, è stato creato dal Centro d’informazione per le donne di Zurigo (FIZ) per dar loro un aiuto concreto. Finora non esisteva infatti un’offerta specifica per le donne vittime di questo tipo di violenze fisiche e psicologiche.

I colpevoli di rado sono messi di fronte alle proprie responsabilità, perché le donne hanno paura dei propri aguzzini. Solo una denuncia su sette, delle circa trenta sporte annualmente, termina quindi con una sentenza.

Una via senza uscita

Lo scopo del centro è quello di aiutare queste donne ad uscire da una situazione senza speranza: “Vogliamo dare protezione e sicurezza alle donne”, spiega Marianne Schertenleib del FIZ.

Le poche donne che osano sporgere denuncia si ritrovano di fronte al vuoto: senza una residenza, senza documenti, una rete sociale, un permesso di soggiorno.

“Le donne che si rivolgono a noi sono gravemente traumatizzate e non conoscono i propri diritti”, spiega Marianne Schertenleib. Il centro offre loro assistenza psicologica, finanziaria e legale.

Purtroppo, precisa Doro Winkler del FIZ, in Svizzera non esiste un sistema di protezione dei testimoni e nemmeno un permesso di soggiorno speciale per le vittime della tratta, come in Italia.

È chiaro dunque che per proteggere meglio le vittime della tratta bisogna che questo cambi, come sottolinea anche l’incaricata per la parità del canton Zurigo, Dore Heim.

Migliorare la protezione delle vittime

Anche le autorità ammettono che le cose potrebbero andar meglio. Se le vittime non procedono alla denuncia, gli inquirenti non possono far molto, come spiega ai media il procuratore distrettuale di Zurigo Jaroslav Jokl.

“Makasi” rendendo più stabili psicologicamente le donne le aiuta ad ottenere informazioni comprensibili ed utilizzabili dagli inquirenti.

Spesso infatti le donne sono così sconvolte che non riescono nemmeno ad affrontare psicologicamente le domande della polizia. E senza dichiarazioni comprensibili da parte delle vittime si rischia il blocco della procedura, o “peggio ancora che l’accusato venga messo in libertà”, specifica il procuratore distrettuale.

In futuro quando la polizia farà una retata o un semplice controllo, dovrebbe anche informare sull’esistenza del centro “Hydra”.

Più tolleranza sui permessi

Se una donna che risiede illegalmente in Svizzera vorrà poi denunciare i propri sfruttatori, otterrà un permesso di soggiorno temporaneo, almeno per la durata del procedimento penale.

Un atteggiamento tollerante che è il risultato di colloqui tra autorità cantonali, cittadine, ufficio dell’immigrazione, procura distrettuale e FIZ.

Il FIZ si impegna da 30 anni per la protezione delle donne: solo l’anno scorso sono state 81 le vittime della tratta ad essersi presentate. Un aumento vertiginoso, che da solo giustifica la creazione del nuovo ufficio all’interno del centro.

Le vittime provengono da ogni parte del mondo, America latina, Asia e negli ultimi tempi sempre di più dall’Africa e dall’Europa dell’est.

swissinfo, Rita Emch
traduzione e adattamento, Raffaella Rossello

1500-3000: le vittime della tratta di esseri umani in Svizzera.
30 circa l’anno: le denunce contro gli sfruttatori.

Il consultorio Makasi dovrebbe in futuro aprire altri uffici.

Il finanziamento (280’000 franchi) è garantito fino alla fine del 2005.

Makasi in Lingala (lingua centro-africana) significa “forte”.

Uno smartphone mostra l’app SWIplus con le notizie per gli svizzeri all’estero. Accanto, un banner rosso con il testo: ‘Rimani connesso con la Svizzera’ e un invito a scaricare l’app.

Articoli più popolari

I più discussi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR