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Gli americani in Svizzera divisi sulla guerra

Sicurezza rinforzata per le sedi diplomatiche e consolari degli Stati Uniti nella Confederazione Keystone

Il sostegno alla guerra dei cittadini statunitensi che vivono in Svizzera si spacca sulle linee di partito.

I falchi tra i repubblicani e le colombe tra i democratici mantengono però un profilo basso di fronte al crescere dell’anti-americanismo.

Robert Race è membro del Partito repubblicano all’estero di Ginevra. Secondo la sua opinione gli Stati Uniti sono l’unica nazione spontaneamente disposta e pronta ad intraprendere un’azione armata contro Saddam Hussein.

“Questa è una parte della guerra contro il terrore – dichiara a swissinfo – e Bush sembra aver scoperto la dura strada, che il terrorismo non è limitato entro i confini della sovranità”.

Race sostiene che l’azione militare degli Stati Uniti è necessaria quale esempio per il resto del mondo. “Qualcuno deve fare il passo e fare alcune mosse preventive ed io penso che gli Stati Uniti siano gli unici in questa posizione”.

Il Signor N -un repubblicano del Midwest che preferisce l’anonimato – condivide il punto di vista di Robert Race.

«Immaginare che l’Iraq disarmi unilateralmente sarebbe un sogno – dichiara a swissinfo – per questo ritengo ci sia l’esigenza che qualcosa in tal senso vada fatto. Di conseguenza la decisione dell’amministrazione Bush di andare avanti».

La minaccia Saddam

Robert Race è convinto che Saddam Hussein ed il suo regime siano una minaccia per la sicurezza del mondo intero.

“Sono preoccupato per la capacità di Saddam di creare difficoltà di là della propria regione e dei suoi interessi, precisa a swissinfo.

“Offrendo un rifugio sicuro, tecnologia, prodotti e servizi a gente che è chiaramente capace di usarli con effetti immensamente nocivi”.

Sul lato opposto la maggior parte dei democratici e degli indipendenti esprimono il loro scetticismo sull’indispensabilità della guerra. I contrari si oppongono fermamente ad un’azione armata degli Stati Uniti senza il via libera delle Nazioni Unite.

«Mi oppongo all’unilateralità ed all’imperialismo degli americani. – afferma Keri Lijinsky, originario del Maryland e di fede democratica – Gli Stati Uniti non sono stati presi quale bersaglio da Saddam, perciò mi chiedo perché ora dovremmo prendercela con il suo regime?”

Nessuna ragione per la guerra

“Non penso ci siano motivi validi per fare la guerra – aggiunge Keri Lijinsky a swissinfo – e certamente non da soli”.

John Silvin, un indipendente che vive a Ginevra da due decenni, conviene sul principio che Washington dovrebbe ottenere l’approvazione dell’ONU prima di lanciare l’attacco all’Iraq.

“La guerra deve essere, in assoluto, la decisione estrema – dichiara a swissinfo – e non vedo o credo che ci sia stata una giustificazione valida da scatenare un’azione militare contro l’Iraq”.

Anti-americanismo

L’evidenza anedottica suggerisce che in Europa l’opposizione alla guerra ha contribuito a diffondere atteggiamenti anti-americani.

Una recente inchiesta demoscopica del settimanale svizzero tedesco “Die Weltwoche” ha informato che solo il 2 percento degli svizzeri appoggia un’azione militare senza il mandato preventivo delle Nazioni Unite.

“Negli Stati Uniti – rileva John Silvin – penso sia molto facile avvolgersi nel patriottismo americano radunandosi dietro la bandiera. Ma qui in Europa, in Svizzera, mi sento solo e vulnerabile perché la gente mi chiede continuamente come potrei sopportare questa guerra”.

Silvin dice anche di capire i motivi della crescita dell’anti-americanismo. “Purtroppo, non è stato dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che Saddam possieda effettivamente armi di distruzione di massa”.

swissinfo, Anna Nelson
(traduzione: Sergio Regazzoni)

Divisi tra sostenitori e fautori della guerra, i circa 18 mila americani che vivono e lavorano nella Confederazione.

Le divisioni riconducibili alle opposte posizioni sull’intervento armato contro l’Iraq di repubblicani e democratici.

Come un po’ in tutta Europa anche in Svizzera sono in aumento gli atteggiamenti di anti-americanismo.

Oltre 18 mila i cittadini USA nella Confederazione
Rappresentano l’1,3 % della popolazione straniera residente
Un terzo ha il permesso C, gli altri due terzi il B

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