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Il gotha della politica mondiale a New York per il Vertice del Millennio dell’ONU

Il segretario generale dell'ONU Kofi Annan suona la cerimoniale campana della pace che ufficializza l'apertura a New York del Vertice del Millennio delle Nazioni Unite Keystone

Il più vasto raduno di capi di stato e di governo della storia a New York da mercoledì a venerdì: è il Vertice ONU del Millennio, che vede la partecipazione di oltre 160 tra presidenti, principi e primi ministri. Per la Svizzera sarà presente Adolf Ogi.

Il Vertice del Millennio è la più grande riunione internazionale della storia, annunciano con una punta d’orgoglio i responsabili del palazzo di vetro di New York.

Per tre giorni la megalopoli della mela ospita in effetti 160 tra presidenti, capi di governo e sovrani. Le donne ancora una volta sono una infima minoranza: ne sono annunciate una mezza dozzina.

Il summit, che ha richiesto due anni di preparazione, è tutto rivolto verso il futuro. Né commemorazioni né celebrazioni né bilanci, promette il portavoce di Kofi Annan. 60 leader politici salgono alla tribuna dell’Assemblea Generale per una serie di discorsi della durata massima di 5 minuti. I temi riguardano in sostanza tutte le grandi questioni con le quali si confronta o si confronterà l’umanità: degrado ambientale, disparità sociali, guerre , disarmo, rifornimenti energetici, epidemie, biotecnologie.

Saranno presenti praticamente tutti i dirigenti mondiali: manca all’appello solo la Yugoslavia, la cui leadership è indagata per crimini contro l’umanità. Dal cinese Jang Zemin all’omologo iraniano Khatami, da Yasser Arafat ad Ehud Barak, dal presidente sudafricano Thabo Mbeki a Jacques Chirac, la comunità internazionale è rappresentata ai massimi livelli.

La presenza di Fidel Castro riveste un notevole significato ed interesse, anche se non è a tutti gradita: “dobbiamo proteggere tutti , anche gli essere umani più spregevoli” ha esclamato Rudolph Giuliani, il sindaco di New York.

A rappresentare la Svizzera vi è il presidente della Confederazione Adolph Ogi. La consegna in questi anni di crisi dell’ONU è quella di non dare troppo all’occhio con fastose riunioni . Anche per non prestare il fianco alle critiche che giungeranno dalla strada, dove sono previste decine di manifestazioni anti-mondializzazione.

L’unica cerimonia in pompa magna è indetta dalla casa Bianca al Metropolitan Museum dove l’anfitrione Clinton riceverà a cena un migliaio di ospiti.

Come sempre in questi casi, le aspettative più concrete nascono dagli incontri che si tengono in margine all’assise. Non ci si attende infatti nulla di decisivo dal vertice, ma parecchie speranze sono riposte negli incontri bilaterali o nelle riunioni ristrette.

Il conto alla rovescia sulla proclamazione unilaterale dello Stato Palestinese è preso sul serio da tutte le parti e sia il premier israeliano sia l’amministrazione americana intendono profittare dell’occasione per fare compiere un balzo al processo di pace. “La pace è ormai una questione di settimane” ha esclamato Barak che dovrebbe incontrare il presidente dell’Autorità palestinese Arafat e Bill Clinton.

Una certa speranza suscita pure la presenza di Mohammed Khatami : la ministra americana degli esteri Madleine Albright andrà appositamente al palazzo di vetro per sentire il discorso che pronuncerà il presidente iraniano. E si mormora che dietro alle quinte Washington e Teheran non perderanno l’opportunità di avviare il processo di disgelo al quale ambiscono apparentemente entrambe.

Il segretario generale Kofi Annan lui mira soprattutto a convincere la comunità internazionale e gli Stati Uniti in particolare che l’ONU ha bisogno di mezzi per esistere e per affrontare le sfide epocali. Ecco perché il Vertice del Millennio è considerato da molti osservatori innanzitutto come un appuntamento decisivo per il futuro stesso dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Roberto Antonini, New York

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