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Iracheni in Svizzera, tra speranza e paura

Saddam Hussein: il dittatore è totalmente imprevedibile. Keystone

I 9000 iracheni residenti in Svizzera seguono con apprensione la guerra, che sperano sarà breve. Testimonianze raccolte da swissinfo.

Da parte sua la Confederazione non si aspetta nessun afflusso massiccio di rifugiati.

Difficile comunicare con i loro cari in Irak, domande aperte sul futuro del proprio paese, speranza e angoscia. Gli iracheni in Svizzera vivono un momento duro.

Lo scrittore Ali Al-Shalah, in esilio da dieci anni, è riuscito a parlare con alcuni amici a Baghdad: “La gente aspetta che questa catastrofe, e intendo dire il governo a Baghdad, finisca presto”.

Come iracheno ha solo una speranza: “Che l’esercito iracheno faccia qualcosa contro il dittatore, prima che si consumi un disastro”.

Il nemico del popolo

Lo scrittore, direttore del centro culturale Svizzera-Iraq a Zurigo prende comunque le distanze dall’atto d’aggressione della coalizione anglo-americana. Ali Al-Shalah considera anche la guerra una catastrofe per il suo popolo.

Ai manifestanti pacifisti lancia però un avvertimento: non prendetevela solo con George Bush dimenticando Saddam Hussein.

La stampa irachena ha buon gioco in questi giorni ad uscire con titoli del tipo: tutto il mondo è dalla parte dell’eroe Saddam Hussein!

Sgomento di fronte alla guerra

Un altro iracheno in Svizzera, lo psichiatra Sukar Al-Ghazali, non nasconde il suo sgomento di fronte alla guerra, che giudica inutile per il popolo iracheno.

Gli americani hanno installato Saddam Hussein, adesso non lo vogliono più. Ma gli iracheni farebbero volentieri a meno sia di Saddam che della guerra.

Una rivolta popolare avrebbe dovuto rovesciare il dittatore e non un’invasione americana. Se gli americani contano di fare dell’Iraq una colonia, come l’Afghanistan, si sbagliano, prevede Al-Ghazali. Non hanno nessuna chance. Sarà peggio del Vietnam.

Terribile vendetta

Un altro psichiatra, Hamid Al-Zerjawi teme per la sorte dei suoi parenti nel sud dell’Iraq. “La paura ci consuma”. In particolare che Saddam Hussein possa scagliare l’esercito contro il suo stesso popolo.

Una paura non completamente infondata. Nel 1991 c’erano stati dei tentativi di rivolta contro Saddam. Ma dopo il ritiro delle truppe americane il popolo era stato lasciato a se stesso. La vendetta di Saddam fu cruenta.

Al-Ghazali: “Li colpì con le bombe, con il gas, con i missili fino a spegnere la resistenza. Gli iracheni non l’hanno dimenticato.”

Anche il rifugiato Alwan Al-Amir Taha, fuggito dopo la guerra del 1991 con la famiglia, tra cui due bambini handicappati a causa di essa, ricorda il terrore di quell’epoca. “Abbiamo vissuto la tortura e le esecuzioni. Abbiamo una paura tremenda del regime di Saddam.”

Berna tranquilla

Dei 9000 iracheni in Svizzera, più di 6000 sono dei rifugiati, non tutti ufficialmente riconosciuti come tali. Fino a dicembre le domande di asilo da parte di cittadini iracheni erano tra 100 e 150 al mese.

Ma da gennaio L’ufficio federale dei rifugiati (Ufr) ha notato un leggero aumento. Le domande sono quasi raddoppiate in febbraio.Ma la Svizzera non sembra preoccupata di afflussi massicci di rifugiati.

Il portavoce del Ufr, Dominique Boillat, ritiene che come nel 1991 ci si deve attendere un aumento relativamente stabile durante il conflitto, a meno che la situazione sul terreno non degeneri…

swissinfo, Christian Raaflaub e Pierre-François Besson
traduzione Raffaella Rossello

Circa 9000 Iracheni in Svizzera.
2644 hanno un permesso di soggiorno per stranieri.
Circa 3000 sono rifugiati riconosciuti.
3150 hanno uno status provvisorio.
Per 450 di loro il rimpatrio è stato per ora sospeso.

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