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Ancora lunga la lotta contro le discriminazioni razziali

Ad alimentare la xenofobia e le discriminazioni razziali in Svizzera sono i gruppi dell'estrema destra swissinfo.ch

In Svizzera mancano strutture specializzate e di facile accesso per le persone vittime di discriminazioni razziste e xenofobe.

Lo rileva uno studio della Commissione federale contro il razzismo (Cfr), che segnala un bisogno urgente di formazione e di messa in rete dei servizi esistenti

Tra i compiti assegnati con ampio mandato alla Cfr, c’è anche quello di fornire consulenza a privati. Ma di fronte a vittime di discriminazioni, bisognose di aiuto. “Spesso siamo disorientati” ha sottolineato il presidente della stessa Cfr Georg Kreis. In effetti, oltre al problema delle capacità e delle competenze specialistiche, si pone la domanda se sia possibile alla Cfr valutare correttamente da Berna le situazioni locali.

Lotta che non si vuole politicizzare

Di qui la necessità di sensibilizzare al problema Cantoni e Comuni e collaborare con le numerose associazioni private già attive. Per farlo, la soluzione migliore è creare una rete. Attualmente esistono oltre 130 servizi di assistenza e consulenza alle vittime di discriminazioni razziali. Ma tale rete è poco efficiente: mancano gli specialisti ed occorre un coordinamento tra i diversi operatori. “Il problema” – ha aggiunto Kreis – “è che in Svizzera non si vuole che la lotta al razzismo diventi troppo politica”.

L’indagine commissionata dalla Cfr al Forum svizzero per lo studio delle migrazioni ha messo a nudo le debolezze di questa rete. Innanzitutto, v’è bisogno di strutture specializzate di facile accesso, a cui possano rivolgersi le persone che subiscono atti di discriminazione sul lavoro, nella ricerca di un’occupazione o di un appartamento, nei rapporti di vicinato, a scuola, in famiglia e nei rapporti con le autorità.

Manca l’esperienza migratoria

Le lacune più evidenti sono state riscontrate soprattutto nella Svizzera centrale e nelle regioni periferiche, dove risultano carenti sia l’accesso, sia l’efficienza dell’offerta esistente. Il livello qualitativo delle prestazioni offerte è relativamente basso e va migliorato, secondo gli autori dello studio, “mediante il coinvolgimento di persone con esperienza migratoria che sono toccate in prima linea da soprusi razzisti”. “Il nostro obiettivo – ha detto a tal proposito la vice presidente della Cfr Boël Sambuc – è di non stigmatizzare, ma di ascoltare la sofferenza della gente”.

Il grado di professionalità degli operatori attivi nei centri di consulenza è, secondo lo studio, “sorprendentemente basso”. Esiste quindi “una forte esigenza di creare opportunità di formazione e di perfezionamento mirate” per il personale addetto a questi servizi. Questa della preparazione, ha sottolineato la signora Sambuc, “è una questione molto complessa: anche rispondere al telefono comporta conoscenze giuridiche su tutte le questioni che richiedono consulenza”.

Il problema del finanziamento

Si evidenziano così due urgenze: quella relativa alla mancanza di mezzi finanziari e quella di un migliore coordinamento e di una stretta collaborazione tra le strutture di organizzazioni diverse. Per far fronte alla prima urgenza, è richiesto l’intervento della Confederazione; per la seconda, se ne farà carico il Servizio per la lotta al razzismo (Slr), che, istituito di recente a fianco ed a supporto della Cfr, dispone di un fondo di 15 milioni di franchi fino al 2005 e può destinare una parte di questa somma all’ampliamento della rete ed al miglioramento della formazione.

Rimane da compiere un notevole sforzo di sensibilizzazione e di prevenzione, non soltanto tra la popolazione, ma anche tra le autorità. In effetti, ha sottolineato ancora il presidente Kreis, “manca in questo settore una campagna nazionale di prevenzione, come quella per l’Aids e per la droga. Le autorità preferiscono lasciare agire i privati, che però mancano spesso di finanziamenti e di competenze specifiche”.

Uno specialista in ogni cantone

La Cfr organizzerà quindi quattro seminari (due nella Svizzera tedesca, uno nella Svizzera francese ed uno in Ticino) per trasferire conoscenze e competenze alle organizzazioni interessate, come sindacati, datori di lavoro, associazioni di inquilini, eccetera.

Un’altra possibilità all’esame è quella di formare per ogni cantone una persona di contatto, specializzata in questioni di razzismo. Inoltre, lo Slr pubblicherà in marzo o aprile un opuscolo recante gli indirizzi dei centri di aiuto alle vittime del razzismo. Tale pubblicazione sarà rinnovata ogni due anni.

Silvano De Pietro

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