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Attacco a USA, danni anche al turismo svizzero

La presenza americana è vitale per il turismo in Svizzera: gli operatori si chiedono quanto incideranno negativamente gli attentati Keystone

Migliaia le prenotazioni annullate: come per la Guerra del Golfo del 1991, gli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti di martedì scorso stanno mettendo in difficoltà l'industria turistica svizzera. Gli operatori si attendono un calo di visitatori, in particolare dagli Stati Uniti.

Kuoni, la maggiore agenzia di viaggi elvetica, ha già avuto 1500 telefonate di disdetta, tenendo anche conto dei voli annullati, ha dichiarato la portavoce del gruppo Claudia Merki. La maggior parte delle rinunce riguarda viaggi negli Stati Uniti.

Un migliaio le disdette lamentate da Hotelplan, l’agenzia di viaggi della Migros, ha dal canto suo affermato Claudia Zimmermann. Il gruppo TUI – Imholz e Vögele Viaggi – denuncia un numero importante di annullamenti, ma non fornisce cifre. Il mercato Usa rappresenta per TUI il 10-15% del fatturato mentre per Kuoni la parte di mercato americano si aggira attorno al 10%.

Ma l’ondata di prenotazioni annullate non riguarda solo le destinazioni verso gli Stati Uniti, hanno detto le tre società, ma anche viaggi in altri continenti. Ci sono persone, ha detto la Merki, che non vogliono più prendere l’aereo.

Difficile fare previsioni sul futuro: Hotelplan pensa a una calo delle prenotazioni per le prossime settimane. TUI, ha affermato il suo portavoce Roland Schmid, prevede invece problemi fin dopo Natale, periodo durante il quale parecchi svizzeri amano «svernare» negli Stati Uniti. Presso la Kuoni non difetta l’ottimismo: gli affari dovrebbero riprendere normalmente entro breve, ha affermato la Merki: «le persone dimenticano in fretta», ha aggiunto.

Dopo la strage di Luxor in Egitto nel 1997, durante la quale decine di turisti svizzeri morirono sotto i colpi di mitra sparati da terroristi islamici, ci è voluto un anno prima che la situazione tornasse alla normalità. Ma all’epoca Kuoni non subì contraccolpi particolari, dato che i turisti svizzeri avevano semplicemente scelto altre destinazioni.

Tuttavia, secondo René Weber della Vontobel, ora le cose potrebbero evolvere diversamente, «considerata l’importanza del mercato americano». Le compagnie aeree non saranno risparmiate: turisti e uomini d’affari prenderanno meno l’aereo, ha affermato Weber. Pur non avanzando cifre, Weber ha detto che la depressione attuale non sembra passeggera, in ragione anche delle rappresaglie promesse dagli Usa e delle reazioni che esse scateneranno.

Preoccupati della tendenza anche gli albergatori svizzeri. Le minacce di ritorsioni americane hanno spinto parecchi viaggiatori d’oltre Atlantico ad annullare le vacanze. Al momento, ha indicato Daniela Gren-Bär a nome di Svizzera Turismo, è tuttavia ancora prematuro dire quanti turisti Usa hanno deciso di rimanersene a casa.

Considerazioni simili valgono anche per i turisti provenienti da altri paesi, ha specificato la Gren-Bär. Disdette sono già state segnalate, in particolare dagli Stati asiatici. Le agenzie di viaggio, ha precisato la portavoce di Svizzera turismo, non hanno ancora informazioni esatte sul numero di prenotazioni annullate. «Fatto sta – ha detto – che gli operatori turistici temono ricadute negative soprattutto per la stagione invernale».

Secondo la Gren-Bär è possibile che nei prossimi mesi anche gli uomini d’affari rinuncino a spostarsi in aereo preferendo le video conferenze. La presenza degli americani è vitale per il turismo svizzero: dopo i tedeschi, rappresentano per albergi e case di cura la seconda più importante fonte di entrate.

Secondo stime dell’organizzazione, la quota-parte degli americani nella bilancia turistica (senza indigeni) svizzera è del 6%, pari a una somma di 850 milioni di franchi su 13 miliardi di fatturato. Negli ultimi tre anni, il 15,5% di tutti i turisti americani recatisi all’estero è stato anche in Svizzera.

Nel 2000, turisti con passaporto a stelle e strisce avevano riservato 2,4 milioni di notti. Quest’anno la tendenza è in diminuzione: già in giugno la presenza di americani è diminuita dell’8,9% rispetto all’anno scorso, a causa del rallentamento economico che ha colpito gli Stati Uniti.

swissinfo e agenzie

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