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Borsa: mercati guardano a BCE, spread sotto 440

(Keystone-ATS) Le borse europee chiudono in rialzo sui massimi da tre mesi trainate da Madrid e Milano. E anche se i titoli di Stato tirano il fiato dopo quattro sedute di rally lo spread dei Btp decennali scende sotto i 440 punti base ai minimi da inizio luglio, con i mercati che puntano su un intervento della Bce interrogandosi su tempi e modi.

Ignorando le polemiche fra Roma e Berlino sulla crisi e sul ruolo della Germania, i listini europei dopo un avvio incerto archiviano un’altra seduta con il segno più, ben sostenuti dalle notizie sugli utili societari e dalla ripresa di interesse per i titoli bancari. Milano chiude a +2,3%, Madrid a +2%, in testa davanti a Parigi (+1,5% sui massimi da inizio aprile) e Francoforte (+0,71%). Più cauta Londra (+0,56%), su cui pesa il crollo di Standard Chartered (-18%, peggior calo in quasi 24 anni), dopo che la giustizia Usa minaccia una sospensione delle attività della banca a causa delle transazioni condotte con istituti iraniani. Bene, sull’orizzonte europeo, Bankia (+6,4%), Unicredit (+6,54%), Credit Agricole (+6%) e National Bank of Greece (+5,43%). bene anche Wall Street, con lo Standard & Poor’s 500 che ha sfondato la soglia psicologica dei 1.400 punti per la prima volta da inizio maggio, trainato anche dalle attese crescenti per un nuovo ‘quantitative easing’ della Federal Reserve a settembre.

In calo la tensione sui titoli di stato, con lo spread Btp-bund decennale sceso fino a 439 prima di chiudere a 449, soprattutto per merito degli investimenti difensivi in uscita dal bund, che ha visto il rendimento decennale salire di nove punti base all’1,49%. Il rendimento pagato dai Btp a dieci anni è sceso fin sotto il 5,90% da oltre il 6% toccato stamani. Più in difficoltà il debito spagnolo, con le incertezze sulla richiesta di salvataggio che continuano a pesare e hanno fatto chiudere lo spread decennale a 538 punti. Sui titoli tedeschi pesano anche gli ordini industriali tedeschi, scesi a giugno dell’1,7% segnalando che anche la maggiore economia dell’euro soffre il rallentamento mondiale.

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