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Croce Rossa, impossibile oggi l’evacuazione da Mariupol

Mariupol, città allo stremo KEYSTONE/AP/Evgeniy Maloletka sda-ats

(Keystone-ATS) È “impossibile” procedere oggi all’evacuazione dei civili da Mariupol. Lo afferma il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) che scortava i veicoli diretti a prendere le persone in fuga nella città assediata nel sud dell’Ucraina.

Intanto proseguono gli scontri con “enormi” battaglie a nord e ad est di Kiev con il governatore regionale della capitale ucraina Klitschko che ha avvertito i residenti di fuggire dalla città.

Klitschko aveva anche detto che le forze russe si stavano ritirando in alcune aree intorno alla capitale ma rafforzando le loro posizioni in altre.

Stamani il sindaco di Chernihiv ha denunciato che i bombardamenti russi hanno distrutto il reparto di oncologia di un ospedale. “Alcuni proiettili hanno colpito direttamente l’ospedale regionale e uno degli edifici”.

Intanto oggi l’Ucraina ha contrattaccato in territorio russo incendiando almeno 8 i serbatoi di petrolio con un attacco di elicotteri a un deposito di carburante nella regione russa di Belgorod. Sul posto Mosca ha mandato 170 vigili del fuoco con 50 mezzi per spegnere il rogo.

Oggi è tornato protagonista il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, che a Vladimir Putin ha ribadito l’offerta di ospitare un incontro tra il leader russo ed il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La stessa offerta l’aveva avanzata all’omologo ucraino ieri. Sul fronte diplomatico oggi un passo nella direzione di un impegno comune per la ripresa dei negoziati e una soluzione al conflitto è venuto dal summit Ue-Cina. L’obiettivo comune, è stato ribadito, è la pace.

Ma il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha chiesto a Pechino di “non chiudere gli occhi davanti alle azioni della Russia” mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha richiamato la Cina a prendersi le sue responsabilità come membro del Consiglio di Sicurezza dell’Onu ed esercitando la sua influenza sulla Russia. E ha chiesto che se la Cina non intende sostenere le sanzioni su Mosca, “come minimo non interferisca”. Il presidente cinese Xi Jinping chiede invece a Bruxelles di “promuovere colloqui e una pace duratura e prevenire un crisi umanitaria e l’allargamento conflitti regionali”.

I governi europei intanto sono compatti nel rifiutare il ricatto di Vladimir Putin di pagare in rubli le forniture di gas e stanno valutando quali siano le vere intenzioni del Cremlino a riguardo. Fonti vicine al dossier mettono in luce un clima di incertezza e perplessità sul decreto russo. Questa mattina gli ambasciatori Ue si sono incontrati per discutere la questione e, da quanto riferito, dalla riunione è emersa una chiara indicazione da parti di tutti i 27 sul fatto che i contratti debbano essere osservati e rispettati nelle valute previste, vale a dire euro o dollari.

Mentre il presidente americano Joe Biden ha annunciato che altri 30 Paesi, dopo gli Stati Uniti, sbloccheranno le loro riserve di petrolio per far fronte alle difficoltà create dalla guerra in Ucraina. Biden non ha detto di quali Paesi si tratta. Secondo fonti Usa, dei membri dell’Agenzia internazionale dell’energia, che oggi sono riuniti in un vertice straordinario. Dell’Agenzia non fanno parte Cina e India.

Putin intende incamerare euro e dollari per sostenere il rublo che oggi registra un miglioramento in Borsa. Ha approvato un meccanismo in base al quale le transazioni tra vettori aerei russi e società di leasing di Paesi ostili avverranno in rubli tramite conti presso banche russe.

Gazprom a marzo ha aumentato i flussi di gas verso Italia, Polonia e Turchia, rispetto allo stesso periodo del 2021. Secondo il gruppo il transito di gas verso l’Europa attraverso l’Ucraina è normale a 108,4 milioni di metri cubi al giorno.

I numeri della guerra però continuano ad essere drammatici: “Ogni minuto 90 bambini fuggono dalla guerra” e “due milioni di bambini sono stati costretti a lasciare il paese a causa della guerra”, afferma il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini. E proprio sui profughi, la Commissione europea lancia il suo piano di coordinamento per permettere ai milioni di rifugiati ucraini in fuga dalla guerra di cambiare la valuta locale, la grivnia, in euro. La durata di queste misure dovrebbe essere di almeno tre mesi.

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