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Atmosfera svizzera a New York

Per otto settimane la Svizzera sarà di casa al Grand Central Terminal di New York (www.swisspeaks.ch) Per otto settimane la Svizzera sarà di casa al Grand Central Terminal di New York (www.swisspeaks.ch)

Per otto settimane consecutive a New York si respira aria svizzera. Il 27 febbraio è iniziato il festival Swisspeaks.

In programma circa 100 manifestazioni che spaziano dall’arte alla musica, dalla moda all’arredamento, dalla cucina all’architettura.

Sarà il presidente della confederazione, Pascal Couchepin, a dare ufficialmente avvio alla maratona di esposizioni, concerti e dibattiti organizzati per far conoscere meglio il nostro paese ai cittadini della grande mela e invogliarli magari a venirci a visitare.

La Svizzera è ben nota al primo cittadino di New York. Il sindaco Michael Bloomberg vi ha soggiornato più volte per lavoro o in vacanza. Nel suo messaggio augurale invita i suoi concittadini a cogliere l’occasione offerta da Swisspeaks per “conoscere ed apprezzare la ricca e diversa cultura di questo incantevole paese”.

Tra screzi passati e crisi irachena

Sembrano quindi lontane le polemiche sui fondi ebraici. Adesso si cerca soprattutto di guardare avanti e di consolidare i buoni legami. “Bisogna sempre cercare di rafforzare l’immagine reale e positiva della Svizzera facendo conoscere i suoi vari aspetti, in particolare quelli contemporanei” rileva Raymond Loretan, presidente di Swisspeaks e console generale svizzero a New York.

Naturalmente sulla manifestazione pesa l’incognita della crisi irachena. “Un eventuale scoppio delle ostilità potrebbe farci rivedere alcune attività, ma non penso che annulleremo delle manifestazioni” precisa Loretan. Per il presidente di Swisspeaks la crisi economica americana e la questione irachena non incideranno sul numero di visitatori del festival.

Anche le misure di sicurezza non saranno più forti di quelle che già esistono attualmente a New York. E poi, in un momento in cui le relazioni tra l’Europa e gli Usa sono tese a causa dell’Iraq “questo festival rappresenta una buona occasione per riavvicinare due culture”, conclude Loretan.

Turismo e cultura

Il festival poggia su 4 pilastri. Quello culturale è sicuramente molto ricco, come pure quello turistico. Alla stazione, al Grand Central Terminal, i passanti potranno ammirare treni in miniatura che salgono e scendono montagne svizzere, ma anche farsi fotografare davanti ad un paesaggio innevato elvetico o assaggiare e comprare i prodotti tipici: formaggio, vini, cioccolato, coltelli e orologi.

Nelle gallerie, nei musei e nei teatri si potrà invece ammirare una Svizzera meno scontata e più d’avanguardia. L’American Folk Art Museum, dove si terrà giovedì sera la festa d’inaugurazione di Swisspeaks, ospita, per esempio, fino al 18 di maggio una ricca retrospettiva delle opere di Adolf Wölfli.

Ci sarà anche la possibilità di conoscere famosi fotografi e giovani artisti che esporranno le loro opere in varie gallerie di New York. Non mancheranno i film svizzeri, concerti di musicisti elvetici attivi negli Stati Uniti e opere teatrali d’avanguardia. Sarà una ghiotta occasione per i circa 10 mila svizzeri che vivono nella regione della grande mela. Potranno infatti scoprire o riscoprire artisti di casa.

Per conoscersi meglio

La manifestazione mira comunque a raggiungere soprattutto il pubblico americano. Affinché i giovani possano conoscersi meglio è nata l’idea di una classe virtuale USA-CH tra studenti di una scuola di Brooklyn e due istituti elvetici.

In alcuni atenei cittadini si terranno poi dibatti e conferenze sul particolare sistema elvetico di democrazia diretta. Si parlerà anche di politica estera e, visto l’attuale contesto internazionale, della posizione assunta dalla Svizzera in rapporto alla crisi irachena.

Anche il mondo economico elvetico partecipa attivamente a questo festival, che è finanziato per metà da enti pubblici, in particolare Presenza svizzera, e per il resto da sponsor privati.

Sono previsti dibattiti e mostre per far conoscere non solo l’esperienza elevetica nel settore bancario e assicurativo, ma anche la sua creatività. Si spera così d’invogliare gli investitori americani a scegliere la Svizzera come sede delle loro attività o le imprese svizzere a penetrare nel mercato americano.

Swisspeaks avrà una sola edizione, ma si spera che dia buoni frutti. “Con la nostra manifestazione noi cerchiamo di creare dei legami o se si preferisce di piantare dei semi” rileva Loretan auspicando che questi rapporti possano durare e magari ripetersi nel tempo.


swissinfo, Anna Luisa Ferro Mäder, Washington

SwisspeaksFESTIVAL, New York, 27 febbraio – 30 aprile
Più di 100 proposte per conoscere la Svizzera
3 milioni di franchi di budget, la metà dal settore privato

Tra i progetti di Swisspeaks vi è anche la realizzazione di una classe virtuale. Al progetto hanno aderito un gruppo di studenti e di insegnanti della High school of telecom, art and tecnology di Brooklyn e le scuole cantonali Rychenberg e Lee di Winterthur, dove gli studenti hanno un’ottima conoscenza della lingua inglese.

Alcuni insegnati americani si sono recati in gennaio in Svizzera per informarsi sulla realtà scolastica elvetica. In febbraio gli insegnanti svizzeri hanno reso la visita ai colleghi newyorkesi.

Nelle prossime settimane gli studenti avranno modo di conoscersi, di spiegare la realtà e il contesto nel quale vivono e studiano, utilizzando il computer, la videoconferenza e la creazione di pagine web.

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