"In nessun altro luogo in Africa la creazione artistica contemporanea è così diversificata e inventiva" come nella Repubblica democratica del Congo: specchio delle nuove tendenze, già in passato è stata la culla di icone dell'arte africana, sottolinea il Museo Rietberg di Zurigo, nella presentazione della mostra "Fiction Congo", aperta fino al 15 marzo.
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Mi sono formato come fotografo a Zurigo e ho iniziato a lavorare come fotoreporter nel 1989. Nel 1990 ho fondato l'agenzia fotografica svizzera Lookat Photos. Vincitore per due volte del World Press Award, ho ricevuto anche diverse borse di studio nazionali svizzere. Il mio lavoro è stato ampiamente esposto ed è presente in diverse collezioni.
Per la prima volta, opere storiche e fotografie del Congo sono accostate ad opere d’arte contemporanea in un’esposizione. Per evitare la visione eurocentrica, le curatrici della mostra “Fiction Congo – I mondi dell’arte tra passato e presenteCollegamento esterno” Michaela Oberhofer e Nanina Guyer si sono concentrate sugli artisti congolesi contemporanei.
Il punto di partenza è una raccolta di oggetti e fotografie che l’etnologo d’arte tedesco Hans Himmelheber (1908-2003) portò a casa dal suo viaggio in Congo nel 1938/39: si tratta di maschere colorate, figure di potere e oggetti di uso quotidiano. La sua eredità fotografica documenta gli sconvolgimenti sociali durante il periodo d’oro del dominio coloniale belga.
Per la mostra, l’artista di fama internazionale e co-fondatore della Biennale d’Arte di Lubumbashi, Sammy Baloji, e il giovane scrittore Sinzo Aanza hanno esaminato l’archivio di Hans Himmelheber e hanno creato la loro narrativa del loro paese d’origine.
Le artiste Michèle Magema e Fiona Bobo, nata e cresciuta nel cantone di Zurigo, hanno realizzato opere su commissione per la mostra. Altre opere di Steve Bandoma, Hilary Kuyangiko Balu, Aimé Mpane, Chéri Samba, Yves Sambu, Monsegno Shula e Pathy Tshindele fanno parte della mostra dei 13 artisti contemporanei che, per forma o contenuto, fanno riferimento all’arte tradizionale e al proprio patrimonio culturale.
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