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Città svizzere inventariate e documentate

Una veduta di Berna: a parte i vestiti della gente, non molto è cambiato rispetto al passato. Insa

L’inventario dell’architettura svizzera dal 1850 al 1920 (INSA), è terminato. Trenta anni di lavoro per 11 volumi sulle 40 città più importanti.

Mappe, foto, nomi di edifici e di architetti: un’opera di consultazione anche per i non addetti ai lavori.

Ricchi di innumerevoli informazioni e di illustrazioni storiche, gli 11 volumi sono apparsi in ordine alfabetico: da Aarau fino a Zugo, passando anche per il Ticino, con Locarno e Lugano. Dopo quasi 30 anni anche l’ultimo volume ha visto le stampe.

Fieri del proprio passato

“Gli svizzeri vanno particolarmente fieri delle loro città e dei loro monumenti”, dice Ole Fischer, assistente alla Facoltà di storia dell’architettura del Politecnico di Zurigo.

Uno penserebbe che ciò valga per tutti gli abitanti, se non proprio del globo, almeno del vecchio continente.

Ma nel cuore degli Svizzeri la conoscenza e la conservazione dei propri monumenti vibra con particolare intensità, forse perché hanno la fortuna di vivere in un Paese ricco di storia, e per di più in città piccole.

Innumerevoli sono le associazioni preposte alla salvaguardia del patrimonio architettonico ed artistico. E non sono semplici club di cittadini animati da buone intenzioni. Sono vere e proprie lobby.

“Queste società hanno un peso politico che non hanno ad esempio in Germania”, spiega Ole Fischer, che è tedesco, ma vive da diversi anni in Svizzera.

Da non dimenticare, in qualunque discorso che coinvolga la sfera civica, che in Svizzera la democrazia diretta permea ogni ambito della vita pubblica, dal villaggio in su, fino al livello federale.

In Svizzera il cittadino vota per approvare la costruzione di un edificio importante. E può addirittura bloccare, con l’arma del ricorso, i tentativi del vicino di casa di farsi la camera degli ospiti sopra il garage, se questo lo disturba.

Per citare un esempio clamoroso, a Zurigo, dove era prevista l’espansione del museo nazionale (edificio dell’800), l’ «Heimatschutz» (protezione del patrimonio nazionale) ha bloccato il progetto, già approvato e finanziato.

Le costruzioni dello Stato moderno

Il periodo che va dal diciannovesimo secolo agli anni Venti, se non è il più interessante per l’architettura svizzera, è sicuramente quello in cui si costruì di più.

Ospedali, scuole, stazioni, edifici dell’amministrazione pubblica, teatri, carceri; quartieri interi. Le città vissero un’espansione formidabile. Il volto che presentano oggi è in gran parte stato modellato allora.

Lo stesso concetto di “Heimatschutz” nacque in quel periodo e influenzò anche lo stile architettonico dell’epoca, vagamente “nostalgico” di un passato ritenuto glorioso.

Le avanguardie del dopoguerra, che guardavano più al futuro che al passato, considerarono poi quel periodo, tra fine ‘800 e prima metà del ‘900, pomposo e di scarso interesse.

Cosa tenere in piedi?

Anche in Svizzera, come in altre nazioni, negli anni del boom economico, nella foga di far posto al nuovo, qualche edificio fu abbattuto senza pensarci su troppo.

A San Gallo, ad esempio, il teatro comunale e il monumentale palazzo dell’assicurazione Helvetia di Christoph Kunkler. Oggi cose del genere non accadrebbero con tanta facilità. Questo anche grazie ad opere come l’inventario.

Nonostante siano esponenti del calibro di Herzog & de Meuron a far figurare la Svizzera tra i Paesi più innovativi del mondo in campo architettonico, in patria lo spirito di furiosa conservazione del passato sembra più in auge che mai.

“Città come Berna”, conclude Fischer “sono già completamente bloccate, sono diventate dei musei in cui non si può più costruire nulla, se non fuori dal centro”.

Se ciò sia solo un bene o se si potrebbe a volte essere un po’ più flessibili sulla conservazione delle vestigia del passato, è un giudizio sul quale lo storico dell’architettura tedesco non si sbilancia.


swissinfo, Raffaella Rossello

Ogni volume raggruppa diverse città, in ordine alfabetico.
Alcune pubblicazioni speciali su singole città.

L’INSA documenta lo sviluppo dell’architettura in Svizzera dalla fondazione dello Stato federale fino all’inizio dell’epoca moderna (1920).

Un lavoro di catalogazione iniziato negli anni ’70 che ha già contribuito alla salvaguardia di alcuni edifici.

L’opera, d’interesse non solo dal punto di vista della storia dell’architettura, ma anche della storia della società, non prende in considerazione le costruzioni rurali, ma solo quelle urbane.

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