Oltre l’arcobaleno
Il Museo di arte di San Gallo propone una mostra dal tema inusuale: la felicità. L'esposizione presenta una serie di opere classiche e contemporanee e invita a riflettere sull'influenza del benessere umano sulla creazione artistica.
“Somewhere over the rainbow…” cantava nel 1939 Judi Garland nel film “Il mago di Oz”. Di questo leggendario brano esistono innumerevoli versioni, tra cui quelle di Frank Sinatra e Aretha Franklin. Ora, ad oltre settant’anni di distanza, il museo di San Gallo ne ha fatto il titolo della propria mostra, tra arte e felicità.
«La gioia è fondamentale»
«Tutti vorremmo essere felici e sfuggire alla routine. È un desiderio comune», spiega Konrad Bitterli, curatore dell’esposizione. «Credo che la felicità sia un elemento fondamentale del benessere umano, così come la ricerca della pace e della serenità. Per lo meno è ciò che si vede regolarmente alla televisione o nelle commedie romantiche». La mostra intende esplorare questo momento di evasione, con una serie di dipinti, fotografie e videoinstallazioni che attraversano gli ultimi due secoli di storia dell’arte.
Over the rainbow è un «dialogo inaspettato, delizioso e perfino divertente tra opere d’arte di epoche diverse che trattano momenti di felicità, come la nascita, il ballo, la relazione con la natura o più in generale il benessere famigliare».
Il museo espone opere importanti di artisti svizzeri come Cuno Amiet, Ferdinand Hodler e Robert Zünd, a fianco del massimo rappresentante dell’impressionismo tedesco, Max Liebermann. Tra gli esponenti più contemporanei si trovano, tra l’altro, l’israeliana Yael Baratana, la sudafricana Candice Breitz, il cubano Felix Gonzalez-Torres o lo svizzero Beat Streuli.
Felicità, un vecchio concetto dal volto nuovo
L’impressione è che nell’Ottocento la felicità fosse un tema più popolare tra gli artisti, rispetto a quanto accade oggi. Konrad Bitterli però relativizza. «Credo che gli esseri umani non siano cambiati molto da allora. Questo tema è tuttora di moda, come lo dimostrano alcune opere di artisti emergenti che presentiamo a San Gallo». Tra questi figura anche il fotografo svizzero Georg Gatsas.
«A cambiare, secondo Konrad Bitterli, sono più che altro i mezzi utilizzati per rappresentare questa felicità. L’impulso è invece lo stesso, che si parli di pittura, fotografia o video. È chiaro però che i dipinti dell’Ottocento, che ritraevano madri felici con bebè in paesaggi floridi, non avevano molto a che vedere con la dura realtà dell’epoca».
Un luogo ideale
La Svizzera è forse più incline al contatto con la natura e a una sorta di felicità idilliaca? «Non credo che sia una caratteristica tipicamente elvetica, anche se l’immagine paradisiaca di mucche e montagne viene utilizzata come parte della nostra identità collettiva», commenta Konrad Bitterli. «La nostra realtà è quella di una popolazione che vive per lo più in zone urbane».
Un elemento centrale della mostra, secondo Konrad Bitterli, consiste nel “guardare oltre” i dipinti. Da queste tele, soprattutto quelle che ritraggono le famiglie contadine dell’Ottocento, emerge infatti una realtà dura fatta di lavoro e privazioni.
Di fatto, Over the Rainbow racconta una storia di evasione, conclude Konrad Bitterli. «Come recita la stessa canzone, tutti sognano un luogo ideale che esiste soltanto nelle favole per bambini».
Felicità ed economia
L’economista Bruno S. Frey, professore al Warwick College di Londra, ha fatto della felicità il tema centrale delle sue ricerche.
«L’obiettivo ultimo dell’economia è rendere felice la gente. Lo scopo non è la produzione di beni e servizi, ma l’appagamento umano. Il sistema finanziario esiste unicamente per riuscire a far funzionare meglio il mondo. Ovviamente questo non è ciò che accade ora», spiega a swissinfo.ch.
«Penso che la felicità sia prima di tutto vincolata alla presenza di altri esseri umani. La felicità nasce dai rapporti con amici, compagni o famigliari, elementi che si ritrovano nelle opere esposte al museo di San Gallo».
«Solo gli idioti possono essere felici»
Se un barlume di felicità sembra emergere da queste opere, il tema resta tabù nei circoli artistici. «Gli intellettuali non si sentono a loro agio con il concetto di felicità», prosegue Bruno S. Frey. «E gli artisti sembrano fare di tutto per soffrire. Un’attitudine che trova la sua origine nell’idea romantica dell’artista sconsolato».
«Nell’imaginario collettivo, soprattutto nel mondo germanico, solo gli infelici sono produttivi ed efficienti», continua il professore. «In realtà, gli artisti sono più felici della media, perché fanno ciò che piace loro. Nessuno è mai stato obbligato ad essere artista».
Come mai la felicità ha così poco prestigio intellettuale? «Il generale De Gaulle una volta disse: “Solo gli idioti possono essere felici”. Un atteggiamento tipicamente francese. Nel mondo anglosassone, questa idea non è così importante. Di fatto, la gente felice tende ad essere molto più creativa che gli sfortunati. Anche se, a mio parere, gli artisti sono bipolari: vanno da un estremo all’altro. Le persone “normali” sono più stabili emotivamente».
La mostra organizzata dal Museo di arte di San Gallo presenta una serie di dipinti, fotografie e videoinstallazioni che ruotano attorno al tema della felicità e del benessere umano.
Tra gli artisti classici figurano diversi svizzeri tra cui Ferdinand Hodler e Robert Zund.
L’esposizione, curata da Konrad Bitterli e Nadia Veronese, è aperta fino al 28 ottobre.
(Traduzione dallo spagnolo, Stefania Summermatter)
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