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Tracce e cicatrici dell’opzione nucleare

Centrale nucleare di Penly, Francia Jürgen Nefzger

Attraverso le testimonianze di dieci fotografi, il Museo internazionale della croce rossa invita a riflettere sul dilemma nucleare, tra progressi scientifici e potere di distruzione.

Oltre 60 anni dopo Hiroshima, l’insicurezza nucleare si è moltiplicata e l’umanità rimane completamente impreparata ad affrontare una catastrofe atomica.

All’alba del 16 luglio 1945 la prima testata nucleare esplose nel deserto di Jornada del muerto (viaggio del morto), al sud del Nuovo Messico, negli Stati uniti. Realizzato in tutta segretezza, il test Trinity apriva una nuova realtà nella storia dell’umanità: per la prima volta l’uomo disponeva di un’arma in grado di modificare il paesaggio del pianeta, di cancellare in pochi secondi intere città.

“Abbiamo aspettato la fine del soffio e poi siamo usciti da nostri rifugi. Il momento era solenne. Alcuni ridevano, altri piangevano, quasi tutti erano silenziosi. Sapevamo che il mondo non sarebbe più stato lo stesso da quel momento”, ricordò in seguito J. Robert Oppenheimer, uno dei padri della bomba atomica americana.

Appena pochi giorni dopo, il 6 agosto, un bagliore accecante infiammò il cielo al di sopra di Hiroshima, subito seguito da un uragano che rase al suolo ogni abitazione e da un calore terrificante che trasformò la città in un gigantesco braciere. Tre giorni più tardi lo stesso scenario si ripeteva a Nagasaki.

La minaccia si è moltiplicata

I delegati del Comitato internazionale della croce rossa – l’unica organizzazione umanitaria straniera intervenuta sul luogo del disastro – si ritrovarono totalmente impreparati per far fronte a questa tragedia. Per diversi mesi ancora decine di migliaia di persone morirono, tra atroci sofferenze, in seguito ad emorragie interne, cancri, leucemie.

Oltre 60 anni dopo l’umanità è non meno impotente di fronte ad una simile catastrofe. Eppure, come rammenta il Museo internazionale della croce rossa (Micr), negli ultimi decenni la minaccia nucleare si è moltiplicata, è ormai presente tra di noi sotto diverse forme, in ogni parte del mondo.

“La situazione mondiale attuale è molto più complessa e instabile di quella che regnava durante la Guerra fredda: pensiamo solo al terrorismo, alla vendita di armi delle ex-Repubbliche sovietiche, all’impiego dell’energia atomica da parte di paesi totalitari”, dichiara Colin Archer, segretario generale dell’Ufficio internazionale della pace, copromotore assieme al Micr dell’esposizione.

Una nuova immagine

Costretti a vivere da molto tempo con questa realtà, oggi non ce ne rendiamo quasi più conto. Anzi, il nucleare sta riguadagnando un’immagine positiva, come energia “pulita” nell’ambito del dibattito sui cambiamenti climatici.

“Negli anni ’80, dopo gli incidenti di Cernobyl e di Three Mile Island, l’industria atomica era entrata in una fase di depressione. Oggi sta riprendendo invece il suo fiato: il nucleare viene presentato come una soluzione ideale per ridurre le emissioni di CO2, che provocano il surriscaldamento del pianeta”, osserva Colin Archer.

L’esposizione “In-sicurezza, il dilemma nucleare” non vuole tuttavia prendere posizione pro o contro l’energia atomica: tramite documenti e filmati ricorda innanzitutto le opportunità aperte dalla ricerca nucleare, come le radiografie, le terapie contro il cancro, la datazione al radiocarbonio o la produzione di energia elettrica.

Testimonianze fotografiche

Le immagini crude e reali di dieci fotografi invitano però il visitatore a riflettere sui rischi di questa scelta, sia in campo militare che civile. Se la radioattività non è praticamente visibile all’occhio nudo, le sue tracce sul paesaggio e le sue cicatrici su corpi umani e animali evidenziano drammaticamente il prezzo e i sacrifici dell’opzione atomica.

Le fotografie diventano così testimonianze di oltre mezzo secolo di “coesistenza” con il nucleare. Resti deformati o bruciati di vestiti, scarpe, occhiali e valigie dopo il rogo di Hiroshima (nelle immagini di Hiromi Tsuchida). Corpi lacerati da profonde ferite, da malattie incurabili dopo Nagasaki (Guillaume Herbaut, Ricki Davila-Wood), che mettono a nudo la pochezza dei mezzi disponibili per dare sollievo alle vittime.

Oppure ancora città fantasma, luoghi contaminati, mutamenti genetici dopo Cernobyl (Gerd Ludwig), paesaggi dilaniati da test nucleari (Emmet Gowin) o esposti ad una minaccia latente: centrali nucleari in sottofondo, a poche centinaia di metri da abitazioni, da persone che nuotano tranquillamente nel mare (Jürgen Nefzger).

Paura giustificata

Immagini che fanno riflettere, ma suscitano anche inevitabilmente sentimenti di apprensione, di paura.

“Il nucleare è una fonte di energia con una potenza enorme. È quindi giusto averne paura. Bisogna mantener vivo in ogni momento questo rispetto, per rimanere sempre coscienti del suo potere di distruzione ed essere in grado di controllarlo”, dichiara Colin Archer.

“I responsabili di Cernobyl, e non furono i soli, avevano probabilmente dimenticato o sottovalutato questa immensa minaccia”.

swissinfo, Armando Mombelli

Il Comitato internazionale della Croce rossa (CICR) è stato fondato nel 1863, quale organizzazione neutrale e indipendente, su iniziativa del ginevrino Henry Dunant (Premio Nobel della pace nel 1901).

Il CICR, la più vecchia organizzazione umanitaria tuttora esistente, è all’origine della nascita del Movimento internazionale della croce rossa e della mezzaluna rossa, come pure del diritto umanitario, ancorato nelle Convenzioni di Ginevra.

In base al suo mandato, sancito dal diritto internazionale, il CICR si occupa in particolare di aiutare i civili e i feriti in caso di conflitti armati, come pure le persone imprigionate in seguito a guerre o per motivi politici.

Il CICR è la sola organizzazione umanitaria internazionale confrontata finora ad una catastrofe nucleare in tempo di guerra. I suoi delegati furono tra i primi a giungere a Hiroshima dopo l’esplosione della bomba atomica.

Inaugurato nel 1988, il Museo internazionale della Croce rossa, a Ginevra, è stato visitato finora da circa 1,5 milioni di persone.

Il Museo propone un’esposizione permanente che illustra la nascita e la storia dell’intervento umanitario: dalla battaglia di Solferino alle guerre mondiali del XXesimo secolo, dalle Convenzioni di Ginevra alle attività attuali del Movimento della croce rossa e della mezzaluna rossa.

L’esposizione temporanea “In-sicurezza, il dilemma nucleare” può essere visitata fino al 27 luglio 2008.

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