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Davos contro New York

A New York sarà mancato lo spirito di Davos, ma la polizia ha saputo tenere sotto controllo i dimostranti Keystone Archive

La partita è durata cinque giorni. L'anno prossimo il Forum tornerà a Davos. Ma la puntata in America ha lasciato un segno.

Spenti i riflettori della grande economia a New York. I circa 3’000 iscritti al Forum mondiale tornano alla rispettiva quotidianità, dopo cinque giorni di conferenze e seminari che hanno spaziato dalle prospettive dell’economia mondiale, alla gestione dello stress, alla minaccia del terrorismo.

L’appuntamento per l’anno prossimo è di nuovo a Davos. La decisione era già stata presa prima dell’inizio dell’edizione 2002. Ma questo non ha impedito ai rappresentanti di New York di parlare insistentemente della “città più formidabile del mondo”. Senza irritare gli svizzeri.

Neve e lavoro

“Pensateci”, ha ribadito il governatore dello Stato di New York, Patagi, durante la cerimonia d’apertura. “Apprezzo molto Davos, ma perché non tornare qui una volta o l’altra?”

E il sindaco, Michael Bloomberg, ha rincarato la dose: “È qui che dovreste venire. In Svizzera si va per sciare”.

Un attivismo poco apprezzato dalla delegazione svizzera, che oltre al presidente della Confederazione contava anche altri due consiglieri federali. “In Svizzera siamo capaci di lavorare e di sciare, e la cosa può essere un vantaggio”, ha replicato Pascal Couchepin. Il ministro dell’economia vede essenzialmente un problema politico, dietro alle rivendicazioni scandite oltre oceano. Ma anche un rischio.

“Gli Stati Uniti sono la superpotenza mondiale. Se si decidesse di trasportare definitivamente il Forum in America, avremmo la conferma del dominio assoluto del paese. Questo escluderebbe molti partner dal dialogo. Non sarebbe buona cosa, né per noi, né per gli USA”.

Manifestazioni pacifiche

Ma al momento dei bilanci bisogna anche ribadire che a New York è riuscito quello che a Davos si è dimostrato impossibile: garantire il buon funzionamento del Forum, lasciando spazio alle proteste di piazza.

Le dimostrazioni hanno accompagnato tutti i cinque giorni di Forum e sono culminate sabato, quando sulle strade di Manhattan sono sfilate migliaia di persone. Tutto è avvenuto nella calma, senza incidenti rilevanti. Anche se la polizia ha effettuato dozzine di arresti.

Kudelski impressionato

“È impressionante vedere come la polizia ha saputo gestire la situazione”, ha commentato André Kudelski, un ospite fedele del Forum. Adesso bisogna dimostrare che la stessa cosa è possibile anche in Svizzera. “Garantire la libertà d’espressione, evitando i danni”.

“Il fatto che non ci siano stati dei danni, mentre a Zurigo le devastazioni da parte dei dimostranti si sono ripetute anche quest’anno, dà da pensare”, aggiunge l’imprenditore vodese. “È improprio paragonare le due cose”, ribatte Joseph Deiss. “si tratta di un ambiente completamente diverso ed è forse più semplice gestire gli avvenimenti”.

“Ma sono convinto che i cantoni hanno trovato delle soluzioni adeguate”, continua il ministro degli esteri. ” L’anno prossimo avremo a disposizione un dispositivo adeguato”.

Davos in Africa?

Al di là delle posizioni dei rappresentati ufficiali, qual è l’opinione dei partecipanti? “Ho sentito posizioni divergenti”, afferma Daniel Vasella, patron di Novartis. “Alcuni dicono di tornare, visto che Davos è il marchio del Forum. Ma altri ancora dicono di cambiare ancora sede”.

Joseph Deiss ha preparato i suoi argomenti per Davos: “Credo che non si possano tagliare le radici. Lo spirito di Davos è a Davos. Credo che molti venissero nelle nostre montagne per l’ambiente, che permette di dialogare in modo serio in un ambiente informale e gradevole”.

La scelta di ritornare a Davos è confermata per le edizioni fino al 2004. Oltre quella data, le scelte sono ancora da fare. Per Daniel Vasella bisogna rimanere flessibili: “Non bisogna abbandonare l’idea di spostare l’incontro di quando in quando in località diverse. Dipende da cosa noi vogliamo comunicare”.

Un’idea ripresa immediatamente da un rappresentante delle organizzazioni non governative, presenti a New York. “Propongo di svolgere il Forum in una città del sud dell’emisfero, perché la gente veda una realtà diversa”, afferma Peter Brey, il segretario generale di Terres des Hommes.

Pierre Gobet, inviato speciale a New York

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