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Formazione professionale per crescere

La formazione professionale si rinnova per affrontare nuove sfide Keystone

La formazione professionale nella Svizzera italiana necessita di accorgimenti e di un rafforzamento della cooperazione transfrontaliera, per garantire competitività e occupazione. L'esperto Gianni Ghisla suggerisce di creare un osservatorio per la ricerca nel campo della formazione professionale.

Sfide, flessibilità, mobilità, rapidità: sono parole ricorrenti in una società in continua trasformazione. Un mondo globalizzato che non lascia scampo a chi non risponde alle esigenze e ai ritmi dettati dall’economia e dalle nuove tecnologie.

“Nell’attuale contesto di disorientamento e di riorganizzazione” dell’universo del lavoro, c’è “un grande bisogno di riflettere sui cambiamenti”, ha sottolineato il direttore regionale dell’Istituto universitario federale per la formazione professionale (IUFFP) Fabio Merlini, a una tavola rotonda per la presentazione del libro “La formazione professionale: nuove sfide. Situazione nella Svizzera italiana e prospettive future”, a cura di Gianni Ghisla e Lorenzo Bonoli.

Una Svizzera italiana che ha caratteristiche differenziate. Se nei Grigioni l’apprendistato già da tempo gode di buona reputazione, in Ticino è stato a lungo considerato una sorta di percorso di seconda scelta, rispetto al curricolo liceale e accademico.

Negli ultimi due decenni, però, anche in Ticino la formazione professionale è stata decisamente rivalutata. Tanto che ora il capo del dicastero cantonale dell’educazione e della cultura Gabriele Gendotti non ha dubbi: quella “della formazione professionale non è una strada di serie B”, ha detto, rilevando l’importanza dell’opera di sensibilizzazione, affinché i giovani si orientino verso “scelte meno scontate e comunque gratificanti”.

Seppur ragguardevole, il salto di qualità conseguito negli ultimi vent’anni, in particolare con l’introduzione della maturità e delle scuole universitarie professionali, non permette di accontentarsi. Per puntare su un’economia concorrenziale e sostenibile, è indispensabile valorizzare il capitale umano delle aziende, hanno convenuto i partecipanti alla tavola rotonda.

Valorizzare il capitale umano

“Accanto al lavoro e al capitale finanziario, le competenze sono diventate l’elemento decisivo nelle aziende”, ha dichiarato a swissinfo.ch Gianni Ghisla. “Valorizzare il capitale umano, significa migliorare la formazione professionale – sia di base, sia continua – curarla di più e utilizzare in maniera più mirata ed efficace il sapere aziendale”, spiega il responsabile del Dipartimento ricerca e sviluppo dello IUFFP.

È nell’interesse di tutti fare in modo che il patrimonio di competenze di un’impresa “resti vivo e si adatti ai cambiamenti dei sistemi di produzione, o meglio ancora migliori”. Ma in Ticino c’è ancora scarsa attenzione per il sapere come “elemento d’importanza strategica e operativa all’interno delle aziende”, si rammarica Gianni Ghisla. Di riflesso anche l’attenzione rivolta alla formazione di base e soprattutto a quella continua è insufficiente.

Studi comparativi svolti dallo IUFFP hanno evidenziato il ritardo che il Ticino accusa nei confronti della Svizzera tedesca e della Lombardia in questo ambito. Un ritardo che deve assolutamente ricuperare, se vuole restare in gioco. Perché in un’epoca d’incessanti e radicali mutamenti dei sistemi di produzione e in cui cambiare mestiere più volte nella vita è diventata la regola, chi non si forma in permanenza rischia l’emarginazione.

Collaborazione italo-svizzera, reciprocità proficua

La formazione professionale in Ticino deve inoltre fare i conti con un problema strutturale: è un bacino di piccole dimensioni, ma professionalmente molto diversificato. In altri termini, “non c’è la massa critica necessaria per offrire una formazione specifica in tutti i mestieri di cui hanno bisogno le imprese”, ha sottolineato Franz Bernasconi, presidente e direttore generale della Precicast SA, azienda leader in Europa nella fusione di precisione. Perciò Bernasconi invita ad approfondire la cooperazione transfrontaliera con l’Italia.

“Una certa apertura di reciprocità” con l’Italia esiste già, bisogna svilupparla, indica a swissinfo.ch Gianni Ghisla. Ticino e Grigioni hanno “una carta importante da giocare, perché possono proporre un buon sistema di formazione professionale, coerente, che funziona”, spiega l’esperto. Una formazione “che può guadagnare in qualità con uno scambio e una collaborazione con il mondo del lavoro lombardo e piemontese”.

Secondo il ricercatore, il sistema elvetico di “formazione professionale duale ha sicuramente un futuro, ma necessita di adattamenti. In particolare ha bisogno di più flessibilità”. Il raffronto internazionale dimostra che con questa forma di apprendimento, “che mette in relazione la scuola e il mondo del lavoro”, la qualità della formazione è buona e il tasso di disoccupazione nella fascia d’età della formazione di base è decisamente più basso.

Ma la risposta per il futuro è soprattutto “differenziazione. Vi sono molte professioni dove il sistema duale è assolutamente competitivo e dà risultati notevoli. Ve ne sono altre dove bisogna rispondere con una maggiore autonomia della formazione rispetto al mondo del lavoro”, precisa Ghisla.

Coordinare gli sforzi e conciliare le esigenze

Per identificare tempestivamente le necessità concrete di trasformazioni e adottare provvedimenti adeguati, che rispondano in modo equilibrato alle esigenze dell’imprenditoria e a quelle dei giovani, Gianni Ghisla ritiene indispensabile la creazione di un’istituzione incaricata dell’osservazione e della ricerca nel campo della formazione professionale, che “metta in rete, integri e razionalizzi le risorse esistenti”.

“Credo che questa sia l’occasione per mettere in gioco i partner in un patto sociale. In un piccolo contesto come il nostro è relativamente facile coinvolgere organizzazioni imprenditoriali, ente pubblico e la società civile”, dichiara Ghisla.

Questa nuova alleanza fra economia, stato e cittadino dovrebbe dare vita a un sistema di formazione che permetta “all’individuo di crescere personalmente e professionalmente”, come auspicato dal direttore della Divisione della formazione professionale del canton Ticino Paolo Colombo.

Sonia Fenazzi, Bellinzona, swissinfo.ch

Nella ripartizione dei compiti prevista dal sistema federale, in Svizzera il settore dell’educazione è essenzialmente una prerogativa cantonale. La formazione professionale è invece di competenza della Confederazione.

Il sistema scolastico è suddiviso nei livelli: primario, secondario I e II e terziario. Il primario e il secondario I costituiscono la scuola dell’obbligo, che dura 9 anni. Il secondario II comprende percorsi formativi sia di cultura generale (come per esempio i licei) sia professionali. Il terziario comprende 2 politecnici federali, 10 scuole universitarie cantonali, 8 scuole universitarie professionali e 15 alte scuole pedagogiche.

I percorsi formativi professionali sono offerti a tempo pieno o secondo il sistema duale (che coniuga la formazione teorica a scuola e la formazione pratica in azienda).

La formazione professionale duale è dominante. Secondo i dati del Rapporto sul sistema educativo svizzero 2010, vi rientra circa il 60% dei giovani scolarizzati nel livello secondario II. Sommando anche i percorsi a tempo pieno, complessivamente circa il 70% dei giovani scolarizzati in questo livello segue una formazione professionale.

A cura di Gianni Ghisla e Lorenzo Bonoli, il volume “Lavoro e formazione professionale: nuove sfide” riunisce gli atti dell’omonimo convegno, organizzato nell’ottobre 2007 dall’Istituto universitario per la formazione professionale di Lugano. Atti che per la pubblicazione sono stati aggiornati e completati dagli stessi autori degli interventi ai lavori congressuali.

Preceduti da una prefazione di Paolo Colombo e da un’introduzione dei due curatori e di Fabio Merlini, gli atti sono raggruppati in cinque sezioni: Elementi politico-istituzionali, Elementi storici, Elementi di economia della formazione, Nuove emergenze pedagogiche, Elementi di riflessione.

Edito da Casagrande di Bellinzona, il tomo conta 355 pagine.

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