La soglia fatidica dei 50 anni
I programmi occupazionali non sono determinanti nel reinserimento professionale dei beneficiari dell'aiuto sociale. I fattori più incisivi sono l'età e la formazione, secondo uno studio pubblicato dalla SECO.
Su mandato della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) e della Commissione di sorveglianza dell’Assicurazione di disoccupazione, i ricercatori hanno esaminato le attuali condizioni di 1529 persone che erano annunciate all’aiuto sociale tra il 2005 e il 2006 a Basilea, Bienne, Losanna, Lucerna e San Gallo. Il 23% nel frattempo ha ritrovato un’attività lucrativa e non percepisce più l’assistenza pubblica.
L’11% ha ritrovato un impiego ma fa parte dei “working poors” e necessita ancora di aiuto. Il 9% ha nuovamente perso il posto di lavoro e un altro 9% ha un lavoro precario (temporaneo o su chiamata).
Il 28% non ha mai ritrovato un’attività lucrativa. La parte rimanente non percepisce più l’aiuto sociale o si è ritirata dalla vita attiva, beneficiando, per esempio, di una rendita di assicurazione invalidità (AI).
Dall’indagine emerge che il successo del reinserimento sociale sul mercato del lavoro dipende essenzialmente da fattori individuali e non dall’aiuto pubblico.
I criteri determinanti sono l’età, la formazione, la posizione gerarchica raggiunta in precedenza e la conoscenza della lingua locale. Così, le persone di oltre 50 anni e quelle che non hanno portato a termine una formazione hanno opportunità di reinserimento nettamente inferiori. La nazionalità e il sesso, invece, non influiscono.
Secondo la SECO, le misure d’aiuto sociale non dovrebbero diminuire l’intensità degli sforzi di ricerca di un impiego da parte dei diretti interessati.
swissinfo.ch e agenzie
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