Dreifuss: più soldi per la scuola e insegnamento individuale
Per Ruth Dreifuss l'educazione deve essere la priorità assoluta dei poteri pubblici. La consigliera federale chiede quindi più soldi per la scuola: i bambini dovrebbero accedervi a cinque anni e godere di curricoli formativi il più possibile individualizzati.
All’educazione dell’infanzia deve essere accordata grandissima attenzione poiché lo sviluppo dei bambini è la miglior garanzia per il futuro, ha detto la Dreifuss in un’intervista pubblicata martedì dal «Tages Anzeiger».
La direttrice del Dipartimento federale dell’interno (DFI) non crede che il livello delle scuole svizzere stia calando. La qualità dell’insegnamento dipende in eguale misura dalle condizioni quadro del sistema scolastico e dalla provenienza degli allievi. La maggiore minaccia sono classi affollate e maestri stressati, spiega.
La ministra propone che l’età di scolarizzazione sia abbassato a cinque anni, due anni prima rispetto al sistema della maggior parte dei cantoni. Tuttavia all’inizio il gioco deve costituire l’elemento centrale dell’insegnamento, dice la Dreifuss, cui all’asilo a Ginevra avevano già insegnato a leggere e scrivere.
La consigliera federale, pur essendosi a suo dire annoiata a scuola, è contraria a classi speciali per allievi superdotati. «Sostengo un modello scolastico in grado di rispondere alla sete di sapere di ogni singolo allievo. La scuola dovrebbe offrire insegnamenti diversi adattati alle caratteristiche di ognuno».
La Dreifuss è assolutamente contraria al raggruppamento in un solo dipartimento federale di tutti i dossier concernenti la formazione. Il sistema attuale funziona molto bene: politicamente non è affatto male che in un ambito così esistenziale ci si riferisca a due ministri, ha spiegato la consigliera federale riferendosi alla divisione di competenze tra il suo dipartimento e quello dell’economia diretto da Pascal Couchepin.
La Dreifuss si oppone pure all’insegnamento dell’inglese quale prima lingua straniera: in Svizzera deve essere possibile capirsi in una seconda lingua nazionale, sostiene.
swissinfo e agenzie
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