
Svizzera e Italia siglano l’accordo sul riconoscimento dei titoli accademici

La mobilità fra università elvetiche e italiane si appresta a diventare realtà. Svizzera e Italia hanno firmato giovedì un accordo in tal senso che permetterà una più stretta collaborazione fra gli atenei dei due paesi.
La promozione della mobilità degli studenti universitari al di là delle frontiere nazionali è l’obiettivo primario dell’accordo sul reciproco riconoscimento delle equivalenze dei titoli universitari firmato giovedì a Berna da Charles Kleiber, segretario di Stato per la scienza e la ricerca, e da Lorenzo Ferrarin, ambasciatore italiano in Svizzera.
Per il diplomatico italiano, l’accordo permetterà di consolidare ulteriormente i rapporti culturali e scientifici fra i due paesi e incoraggerà gli studenti universitari a varcare le frontiere. «È stato l’ex consigliere federale Flavio Cotti a lanciare in Svizzera l’idea della mobilità degli studenti», ha spiegato all’ats Nivardo Ischi, segretario generale della Conferenza universitaria svizzera (CUS): «un’università senza studenti e professori stranieri è un ateneo povero».
Per l’Università della Svizzera italiana (USI) la firma dell’accordo, approvato dal Consiglio federale lo scorso 15 novembre, è molto importante: il reciproco riconoscimento dei periodi e delle prestazioni di studio e degli esami conseguiti è un incentivo in più per gli studenti stranieri ad iscriversi all’USI, unico polo universitario di lingua italiana al di fuori della Penisola. Kleiber ha sottolineato come sia importante rafforzare l’ancoraggio della Svizzera italiana a regioni estremamente attive quali Piemonte e Lombardia.
Lo scoglio maggiore all’accordo era trovare una soluzione per il riconoscimento dei titoli rilasciati dalla Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI) che in Svizzera fa parte integrante del sistema universitario, mentre in Italia non trova riscontro né in cicli di studio, né in istituzioni analoghe. Concretamente, i titolari di un diploma della SUPSI potranno immatricolarsi nelle università italiane alle condizioni previste per l’accesso agli atenei elvetici. «Si tratta di un passo avanti per il Ticino: gli studenti potranno coprire meglio i vari settori della SUPSI», ha dichiarato il direttore del Dipartimento Istruzione e Cultura (DIC) ticinese Gabriele Gendotti.
L’accordo rappresenta un’indicazione quadro per l’equivalenza delle lauree, ma non è un regolamento applicativo e rimangono aperte ancora delle questioni, ha spiegato Mauro Martinoni, dell’Ufficio degli studi Universitari del DIC. «La ratifica degli accordi bilaterali dovrebbe risolvere anche il problema dei permessi di soggiorno e di lavoro, ma è difficile pronunciarsi su questo argomento», ha continuato Martinoni.
Gendotti ha rilevato che riconoscimento dei titoli accademici non sempre significa accedere ad una professione: categorie professionali come quella degli avvocati hanno norme proprie che limitano tale accesso e tra i requisiti previsti nei bandi di concorso per incarichi statali spesso vi è la nazionalità svizzera. L’accordo costituisce le fondamenta per una vera politica della mobilità interuniversitaria.
swissinfo e agenzie

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