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La Commissione europea parla chiaro

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Frits Bolkestein esorta il governo svizzero ad aiutare l'Europa dei Quindici nella lotta contro l'evasione fiscale.

Ma il Commissario al mercato interno accusa anche certi paesi dell’Unione di mirare al fallimento del progetto europeo.

Alla vigilia dell’incontro di Londra fra il ministro elvetico delle finanze, Kaspar Villiger, e i suoi omologhi dell’Ecofin – la riunione dei ministri dell’economia e delle finanze dell’Ue – il Commissario europeo per il mercato interno, Frits Bolkestein, ha ribadito che l’Ue chiede solo alla Svizzera di aiutare i suoi paesi membri a far pagare le tasse ai propri cittadini.

“Non sopporto gli imbroglioni e nemmeno coloro che traggono guadagni dalle frodi fiscali”, dichiara Bolkestein dalle colonne del Financial Times.

Accusati anche alcuni stati dell’Ue

Nell’articolo pubblicato lunedì dal giornale britannico, Bolkestein ha d’altro canto accusato velatamente Gran Bretagna, Austria, Lussemburgo e Belgio di voler affossare la stipula di un accordo anti-evasione fiscale con la Svizzera.

Secondo Bolkestein, alcuni Paesi dell’Ue stanno cercando di mostrarsi intransigenti nei confronti di Berna, solo per non giungere ad un accordo e bloccare il varo di una direttiva che li danneggerebbe allentando il segreto bancario.

La direttiva che deve essere adottata definitivamente già «prima della fine dell’anno», ha ricordato Bolkestein, crea un sistema di scambio automatico di informazioni sui risparmi accumulati da cittadini dell’Ue in altri paesi dell’Unione, al fine di tassarne gli interessi riscossi.

Per scongiurare massicce fughe di capitali è stato però deciso che prima bisogna concordare misure «equivalenti» con Paesi terzi, come Usa e Svizzera .

Richieste irrealistiche

«Invero – scrive Bolkestein, capofila delle trattative con Berna- alcuni di coloro che chiedono le misure più forti possibili per lottare contro l’evasione fiscale sui risparmi, fanno così nella speranza che, ponendo standard irrealisticamente elevati, facciano naufragare tutto».

I quattro paesi cui Bolkestein fa indiretto riferimento, ricorda il ‘Financial Times’, hanno sostenuto che la Svizzera dovrebbe passare all’Ue le informazioni sugli utili da risparmio «in maniera automatica». Bolkestein invece punta ad un compromesso meno rigido.

Dal canto suo, Kaspar Villiger ha difeso l’atteggiamento della Svizzera, adducendo che lo scambio di informazioni con l’Ue sarebbe contraria alla vigente legislazione sul segreto bancario.

Una proposta di compromesso avanzata da Berna, per una trattenuta fiscale sugli averi in Svizzera di cittadini dell’Ue, è stata respinta da Bruxelles in seguito alla forte opposizione esercitata dalla Gran Bretagna.

Frattanto la Gran Bretagna, attraverso fonti ufficiose del Tesoro citate dal giornale, ha respinto le accuse di Bolkestein, segnalando che in occasione della riunione dell’Ecofin a Londra, premerà anzi per imporre sanzioni contro la Svizzera, se questa non verrà incontro alle richieste dell’Ue.

Accuse ingiuste secondo di Berna

Secondo James Nason, portavoce dell’Associazione svizzera dei banchieri, l’Ue dovrebbe essere grata alla Svizzera per la sua offerta di trattenuta fiscale. “La Svizzera si è mostrata molto cooperativa, proponendo un’offerta sostanziale per aiutare l’Ue nella soluzione dei loro problemi. E la Svizzera non vede la necessità di modificare la sua legislazione interna per soddisfare i bisogni dell’Ue”.

Anche la Svizzera ufficiale ha respinto al mittente, definendole ingiuste, le accuse formulate dal commissario europeo. Daniel Eckmann, portavoce del consigliere federale Kaspar Villiger, ha definito l’articolo unilaterale. «È ingiusto che si accusi la Svizzera di non fare nulla, soprattutto se si paragonano le proposte elvetiche a quelle degli altri paesi non comunitari».

E pure Eckmann, come il portavoce dei banchieri, ha deplorato che l’articolo non spenda una sola parola «sulla generosa offerta» della Svizzera, che per scoraggiare l’evasione fiscale si è detta pronta a introdurre un’imposta alla fonte.

swissinfo e agenzie

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