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Nestlé, o quando l’appetito vien mangiando

Peter Brabeck: la Nestlé completamente nelle sue mani? Keystone

Doppio mandato per Peter Brabeck ai vertici di Nestlé? Un appetito che non piace a tutti.

L’assemblea annuale degli azionisti di giovedì potrebbe essere agitata. Brabeck, già amministratore delegato (CEO), minaccia di dimettersi se gli azionisti non lo eleggeranno anche presidente del consiglio di amministrazione.

L’azienda ha smentito martedì le affermazioni apparse sulla stampa secondo cui l’intero consiglio di amministrazione potrebbe dimettersi se gli azionisti contrari al doppio mandato dovessero riuscire ad imporre la loro volontà.

I giornali elvetici mantengono la loro opposizione e affermano che le informazioni pubblicate sono state confermate sia da Brabeck che dal portavoce della multinazionale.

Il gruppo di oppositori al doppio mandato è guidato da Dominique Biedermann, direttore della Fondazione Ethos Investment: «Brabeck sta tentando di concentrare il potere del gruppo. Con la nostra risoluzione chiediamo invece che si rispetti il principio della gestione collettiva», ha detto a swissinfo.

Biedermann, la cui fondazione rappresenta 83 fondi di pensione elvetici, ha aggiunto: «Se la maggioranza degli azionisti dovesse approvare la nostra proposta, il consiglio di amministrazione dovrebbe non solo dimettersi, ma anche assumersi le proprie responsabilità e creare una struttura che rispetti il volere degli azionisti».

Dal canto suo, Nestlé ha affermato che dividere le due cariche significherebbe «sacrificare la stabilità e la continuità dell’azienda».

Ha inoltre aggiunto che non vi è alcun altro candidato adatto per ricoprire questi compiti e che la nomina di due nuovi vicepresidenti permetterà di «assicurare il necessario controllo e mantenere l’equilibrio del gruppo».

Tutti per uno?

Lo scorso mese, lo stesso Brabeck ha affermato in un’intervista: «Se vogliamo che gli schemi direttivi di un’azienda possano funzionare nell’attuale costellazione economica mondiale, dobbiamo basarli su principi e non su regole dettagliate che tengono conto di ogni eventualità ipotizzabile dai giuristi».

Ethos, che ha l’appoggio di numerosi investitori internazionali, fra cui la statunitense Institutional Shareholder Services, ha reagito veementemente all’argomento secondo cui non vi sarebbe alcun altro candidato papabile.

«Sapevamo da tempo, più precisamente da cinque anni, che ci saremmo trovati in questa situazione. Nel 2000 infatti, era stato annunciato che quest’anno Rainer Gut si sarebbe dimesso dalla carica di presidente», ha ricordato Biedermann.

Egli ritiene che la competenza di scegliere un candidato idoneo sarebbe spettata al comitato preposto del consiglio di amministrazione della Nestlé, ma in pratica questa funzione è stata invece espletata dai 5 membri che compongono il comitato del Consiglio di amministrazione.

Il comitato del consiglio d’amministrazione agisce come collegamenteo fra la direzione esecutiva e il consiglio di amministrazione – ed è correntemente diretto da Gut e Brabeck.

Cibo per la mente

Biedermann sostiene che per Ethos il problema non concerne la persona di Brabeck: egli può assumere il ruolo di Ceo oppure quello di presidente della multinazionale.

Combinare i due ruoli è invece, secondo il membro della fondazione, un atto che si giustifica solo in circostanze eccezionali; il che non è chiaramente il caso della multinazionale elvetica.

«Crediamo che Nestlé stia andando contro corrente. Sono sempre meno le aziende svizzere che concentrano i due ruoli», sottolinea Biedermann.

Fra le maggiori compagnie svizzere attive a livello internazionale, solo tre hanno adottato il modello del doppio mandato, corrente invece negli Stati Uniti. Si tratta dei giganti farmaceutici Novartis e Roche e della compagnia chimica Ciba».

Queste argomentazioni sono sostenute anche da chi lavora in ambito accademico.
Ad esempio Ulrich Thielemann, professore di etica del Business all’Università di San Gallo, che a swissinfo ha affermato: «È sempre discutibile quando un potere talmente grande è concentrato in due sole mani».

Secondo il ricercatore, infatti, «l’osservatore esterno non può che meravigliarsi notando che l’equilibrio all’interno dell’azienda è tale da permettere a Brabeck di assumere una simile posizione».

ll mito dell’uomo di ferro

Altri analisti ritengono invece che un doppio mandato non sia opportuno. Per questa scuola di pensiero, nessuna persona potrà mai combinare le conoscenze e la pratica necessarie per guidare da solo una compagnia che va per la maggiore.

Nei casi in cui le aziende svizzere hanno optato per la scelta dell’«uomo forte», l’esito è stato disastroso – come stanno a testimoniare le precedenti debacle di Swissair, Credito Svizzero, Zurich Financial Services o Rentenanstalt (ora Swiss Life).

Tali argomenti non sono entrati in linea di conto, in quanto apparentemente la maggioranza degli investitori sostiene la strategia del doppio mandato.

Hans-Peter Wiedmer, del Fondo di previdenza delle Casse pensioni bernesi, sostiene che Brabeck vanta un eccellente curriculum vitae e che Nestlé dispone di buon sistema di controllo interno.

Molti investitori vedono positivamente Brabeck, in quanto sotto la sua guida, la Nestlé ha iniziato a distanziarsi dall’essere «esclusivamente» un processore di alimentari, posizionandosi a divenirne un leader attivo, nel campo più redditizio del «valore aggiunto» nutrizionale.

Lo stesso Biedermann è cosciente del fatto che probabilmente non otterrà la maggioranza, ma sottolinea che una protesta di una certa dimensione – possibilmente attorno al 20 percento, trasmetterebbe «un segnale molto chiaro».

L’analista della Vontobel René Weber concorda quando afferma: «Questo fatto lancerebbe certamente un segnale che il doppio mandato non costituirà in futuro la tendenza della Svizzera».

swissinfo, Chris Lewis
(traduzione: Anna Passera)

Il Ceo di Nestlé, Peter Brabeck, ha minacciato di rassegnare le dimissioni se l’assemblea annuale degli azionisti non lo eleggerà anche presidente della multinazionale.

Gli azionisti ribelli si oppongono al conferimento del doppio mandato e affermano di non lasciarsi impressionare dalla minaccia.

Essi sanno di avere poche probabilità di spuntarla sulla maggioranza, ma sperano, con la loro protesta, di dare un «chiaro segnale» per il futuro sulle loro intenzioni.

La Fondazione Ethos raggruppa diversi fondi pensionistici in Svizzera e amministra in totale 875 milioni di franchi.
Oltre ad opporsi al conferimento del doppio mandato a Brabeck, intende ridurre la durata della carica di presidente da cinque a tre anni e facilitare la presentazione di proposte in seno all’assemblea generale degli azionisti.
Ethos ha l’appoggio di cinque importanti fondi di pensione elvetici.

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