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Riforme dolorose per i contadini svizzeri

I contadini hanno detto no a ulteriori tagli il 17 novembre a Berna Keystone

La riforma agraria è al limite del socialmente sostenibile, ma ha migliorato la produttività e le prestazioni ecologiche.

È la conclusione a cui giunge il rapporto agricolo 2005, presentato martedì dall’Ufficio federale dell’agricoltura.

I contadini svizzeri subiscono riforme al limite del sopportabile. È quanto ammette l’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG). Tuttavia, la produttività continua ad aumentare e gli impatti ambientali diminuiscono.

È sbagliato ritenere che le riforme agricole degli ultimi anni non abbiano cambiato nulla, ha dichiarato martedì alla stampa il direttore dell’UFAG Manfred Bötsch, illustrando il rapporto agricolo 2005. Dei progressi sono stati appurati in vari settori.

Tra il 1990 e il 2004, la produttività del lavoro nell’agricoltura elvetica è cresciuta annualmente dell’1,4% e gli investimenti sono stati sufficienti per mantenere a lungo termine edifici, macchinari e impianti. Bötsch ha sottolineato che i prezzi alla produzione sono diventati più competitivi per tenere testa a quelli della concorrenza straniera. A non essere ancora cambiati, purtroppo, sono i prezzi finali per il consumatore.

In attesa degli accordi internazionali

Nel suo contributo al rapporto – 300 pagine fondamentali per la definizione della politica agricola svizzera – Bötsch scrive che i 3,36 miliardi di franchi l’anno messi a disposizione per il periodo 2008-2011 dovrebbero contribuire a mantenere nei limiti dell’accettabile la pressione sociale esercitata dall’evoluzione del settore.

Inoltre, la politica agricola svizzera potrebbe anche essere riveduta se la conclusione dei lavori del «round di Doha» che si tengono nel quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio o un eventuale accordo di libero scambio con gli Stati uniti dovessero comportare nuove importanti perdite per i contadini.

Cambiamenti nel segno della sostenibilità

Praticamente tutti gli indicatori mostrano che i contadini svizzeri rispettano sempre più i criteri di sostenibilità. In particolare tra il 1990 e il 2004, le quantità di sostanze attive provenienti da prodotti fitosanitari (concimi e pesticidi) sono diminuite del 38%. Le eccedenze di fosforo si sono ridotte di due terzi e l’efficacia dell’azoto ha continuato ad aumentare.

Mancano per contro dei passi avanti per quanto riguarda il consumo d’energia. A dispetto dei progressi osservati negli altri indicatori, gli obiettivi ecologici non sono stati totalmente raggiunti. Dei miglioramenti sono necessari soprattutto in determinate regioni.

Difficile situazione sociale

La vera lacuna delle riforme promosse interessa il settore sociale. Persiste la differenza tra il reddito degli agricoltori e quello degli altri gruppi della popolazione, ha sottolineato Bötsch. Nel confronto pluriennale, il 2004 è stato un anno agricolo superiore alla media, con un reddito netto nel settore primario di 3,22 miliardi di franchi.

Per quest’anno, l’UFAG stima che il reddito settoriale debba attestarsi a 2,78 miliardi, scendendo al livello del 2003. In media, nel 2004 le aziende agricole hanno ottenuto un reddito di 76’115 franchi, indipendentemente dal numero di persone occupate.

Un altro problema rilevato dal rapporto agricolo 2005 riguarda la diminuzione del «suolo coltivabile». Secondo la statistica delle superfici, sull’arco di 15 anni le aree coltivate si sono ridotte del 2,1%. Quasi tutta la perdita di terreno è riconducibile all’avanzata dei centri urbani verso la campagna e alla costruzione di infrastrutture.

swissinfo e agenzie

Nel 2005 in Svizzera c’erano 65’000 aziende agricole (1990: 80’000).
Ogni giorno chiudono cinque aziende.
Nel 2004, il reddito medio delle aziende agricole è stato di 76’115 franchi.
Nel 2001, il 4,1% della popolazione svizzera era attiva nel settore primario (agricoltura).

Le riforme agrarie preoccupano gli agricoltori. Le pressioni vengono in particolare dalla politica agraria 2011 e da un eventuale accordo di libero scambio con gli Stati uniti.

Si tratta di una situazione che ha spinto 10’000 contadini a manifestare il loro disappunto il 17 novembre a Berna.

L’obiettivo della manifestazione era di «risvegliare» i responsabili politici e di far comprendere loro la gravità della situazione.

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