
I ghiacciai delle Alpi si sciolgono anche sulle vette più alte

I ghiacciai svizzeri hanno perso un quarto del loro volume negli ultimi dieci anni. L’aumento delle ondate di caldo e la diminuzione delle nevicate in montagna potrebbero portare alla scomparsa di quasi tutti i ghiacciai delle Alpi entro la fine del secolo.
Il cambiamento climatico non dà tregua ai ghiacciai svizzeri. Nel 2025 il loro volume si è ridotto del 3% rispetto all’anno precedente, secondo l’ultima valutazione della Rete svizzera di monitoraggio dei ghiacciai (GLAMOS) e dell’Accademia svizzera di scienze naturali. È il ritiro più consistente dopo quelli nel 2003, 2022 e 2023.
“Quest’anno si è rivelato un po’ meno estremo di quanto temessimo”, dice a Swissinfo Matthias Huss, direttore di GLAMOS. “Tuttavia, ciò che mi colpisce e preoccupa, è che ci stiamo ‘abituando’ a questi anni molto negativi. È una nuova normalità, che però non dovrebbe esserci”.
Le Alpi si riscaldano più rapidamente rispetto alla media mondiale e i ghiacciai elvetici hanno perso un quarto del loro volume dal 2015, sottolinea GLAMOS. Tra il 2016 e il 2022, un centinaio di ghiacciai – su un totale di circa 1’400 ghiacciai – sono completamente scomparsi in Svizzera.
I ghiacciai svizzeri si ritirano anche ad alta quota
Lo scioglimento di quest’anno è stato favorito dalla scarsità di neve durante lo scorso inverno. Lo strato nevoso che solitamente protegge il ghiacciaio dal caldo estivo è stato insufficiente. In alcune regioni dei Grigioni, i livelli di neve fresca sono stati tra i più bassi mai osservati, indica GLAMOS.
Anche le ondate di calore di giugno – il secondo più caldo dall’inizio delle misure nel 1864 – e di agosto hanno contribuito al ritiro dei ghiacciai. “In giugno, sono stato più volte sullo stesso ghiacciaio: è incredibile osservare che lo spessore può ridursi di un metro in poco più di una settimana”, dice Huss.
I ghiacciai più colpiti sono quelli situati al di sotto dei 3’000 metri di altitudine. Lo spessore dei ghiacciai della Plaine Morte sulle Alpi bernesi e della Silvretta nei Grigioni è diminuito in media di due metri rispetto al 2024. Lo scioglimento sul ghiaccio dell’Aletsch, il più esteso delle Alpi, ha superato in alcune zone i quattro metri.
Tuttavia, nemmeno i ghiacciai più in quota sono risparmiati. Quest’estate, la linea dello zero termico ha superato più volte i 5’000 metri di altitudine. “Questo è un fenomeno nuovo, che osserviamo solo negli ultimi anni. Lo scioglimento dei ghiacciai concerne anche le vette più alte”, afferma Huss. Solo un mese di luglio relativamente fresco e umido, aggiunge, ha consentito di “evitare il peggio”.

I ghiacciai si ritirano in tutti i Paesi alpini
L’arretramento dei ghiacciai non si limita alla Svizzera. “Tutti i ghiacciai delle Alpi condividono lo stesso destino: un arretramento frontale e una riduzione di area e spessore, anche sui versanti esposti a nord”, afferma a Swissinfo Vanda Bonardo, responsabile della Carovana dei ghiacciaiCollegamento esterno.
Questa campagna itinerante nata in Italia ha lo scopo di monitorare i ghiacciai alpini e di sensibilizzare sugli impatti del cambiamento climatico. La Carovana ha visitato quest’estate otto ghiacciai in Italia, Svizzera e Germania.
L’evoluzione del ghiacciaio dell’Adamello, in Lombardia, il più grande d’Italia, è particolarmente significativa, secondo Bonardo. “Rispetto alla visita di due anni fa è completamente cambiato: la fronte si è rotta e la lunghezza è diminuita di alcune centinaia di metri”.
Negli ultimi 60 anni, le Alpi italiane hanno perso un’area di ghiaccio di oltre 170 km2, pari alla superficie del lago di Como, indica la Carovana nel suo ultimo bilancio.
A causa del riscaldamento climatico, anche il destino dei 93 ghiacciai in Austria appare segnato. “Tra 40-45 anni tutta l’Austria sarà praticamente priva di ghiacci”, ha dichiarato l’anno scorso il responsabile del servizio di misurazione nazionale dei ghiacciai, Andreas Kellerer-Pirklbauer.
La Mer de Glace, il più grande ghiacciaio in Francia, situato sopra Chamonix, si ritira in media di 30 metri all’anno dal 2003. Se le temperature globali continueranno ad aumentare secondo le traiettorie attuali, il volume del ghiacciaio si ridurrà dell’80% entro il 2100, prevede l’Università di Grenobles-Alpes.
In Germania, la preoccupazione maggiore riguarda il permafrost, lo strato di terreno permanentemente ghiacciato. Potrebbe scomparire completamente entro cinquant’anni, aumentando l’instabilità dei versanti montani.

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Il ritiro dei ghiacciai, oltre a trasformare profondamente il paesaggio alpino, con impatti sul turismo, ha conseguenze anche per il settore idroelettrico. In futuro saranno necessarie misure di adattamento, poiché il flusso d’acqua che riempie i bacini artificiali in montagna dipenderà sempre più dalle precipitazioni dirette e dalla fusione della neve, piuttosto che da quella dei ghiacciai.
A preoccupare esperti ed esperte non è solo la diminuzione della quantità di ghiaccio, ma anche i rischi che ciò comporta. “Il progressivo arretramento dei ghiacciai destabilizza la montagna, il che può provocare eventi come il crollo di pareti rocciose e di masse di ghiaccio. È ciò che ha causato la distruzione del villaggio di Blatten”, afferma Matthias Huss.
>> Lo scorso mese di maggio, il crollo del ghiacciaio del Birch ha sepolto gran parte di Blatten, in Vallese:

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Blatten, un modello per la gestione dei pericoli naturali
Blatten non è però solo l’emblema degli effetti disastrosi che può provocare lo scioglimento dei ghiacciai e del permafrost nelle Alpi. Per Vanda Bonardo, è anche un modello in materia di gestione dei pericoli naturali. È la dimostrazione che la ricerca e il monitoraggio contribuiscono a ridurre il rischio, dice.
A Blatten, le tecnologie di osservazione dei pericoli naturali – ad esempio telecamere e apparecchi radar – hanno consentito alle autorità di mettere in salvo la popolazione prima del crollo del ghiacciaio.
La Carovana dei ghiacciai e altre organizzazioni, tra cui Pro Natura in Svizzera, chiedonoCollegamento esterno di migliorare il monitoraggio dei ghiacciai in Europa e di sviluppare una governance per la gestione dell’ambiente alpino.
Tuttavia, per preservare i ghiacciai c’è un’unica ricetta, dice Vanda Bonardo: “Dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra. Tutto il resto è un palliativo”.

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A cura di Balz Rigendinger

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