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Italia al voto: all’estero i dadi sono tratti

Ci sarà ancora un senatore proveniente dalla Svizzera nel Senato italiano dopo il 14 aprile? Keystone

Per gli italiani all'estero i giochi per le elezioni sono ormai fatti: le loro schede dovevano pervenire ai consolati entro il 10 aprile. In Svizzera erano chiamati al voto in oltre 380mila.

Mentre in patria i cittadini si recheranno alle urne il 13 e il 14 aprile, gli italiani all’estero hanno dovuto votare anticipatamente affinché si possano trasferire in tempo le schede a Roma per lo scrutinio.

È la seconda volta che gli espatriati possono eleggere i propri rappresentanti nel parlamento italiano. Complessivamente detengono dodici seggi alla Camera dei deputati e sei al Senato, ripartiti in quattro regioni geografiche: Europa; America meridionale, America settentrionale e centrale; Africa, Asia, Oceania e Antartide.

Per le sei poltrone spettanti alla ripartizione Europa alla Camera sono in corsa 118 candidati di dieci partiti, di cui 49 residenti in Svizzera. Per i due mandati al Senato ve ne sono in lizza 34 di nove partiti, di cui nove residenti nella Confederazione.

Per ora niente cifre, solo ipotesi

Sul tasso di partecipazione e sullo svolgimento del voto degli italiani in Svizzera per ora nulla trapela dalle fonti ufficiali: ad ambasciata e consolati è stato imposto il silenzio assoluto. Sarà il Ministero degli affari esteri che informerà, in tempi e con modalità stabiliti da Roma, spiegano alle rappresentanze diplomatiche italiane a Berna.

Alle legislative dell’aprile 2006, nella Confederazione la partecipazione fu elevata: il 50,4% contro una media di circa il 40% per l’intera diaspora degli italiani all’estero.

I responsabili dei periodici italiani in Svizzera intanto formulano pronostici divergenti. Così, ad esempio, Emiddio Bulla, ex direttore del settimanale “L’Eco” dimessosi recentemente proprio perché candidatosi per la Camera dei deputati, si dice certo che “la partecipazione è stata nettamente più bassa” dell’aprile 2006. Il calo non riguarda però solo gli italiani in Svizzera: ci sarà anche in Italia “perché la gente è stanca dei continui litigi fra i politici”, puntualizza.

Il direttore di “Rinascita” Pasquale Sacino prevede invece che la partecipazione nella Confederazione rimanga più o meno stabile, benché “l’operato dei politici non invogli a votare”. A suo avviso, tuttavia, le nuove generazioni non votano.

Aspettative deluse

Nella comunità italiana in Svizzera regna una certa delusione per l’operato dei propri eletti a Roma nei primi due anni. “Avremmo voluto che mettessero in buona luce le potenzialità dell’italianità all’estero e che in Svizzera ci aiutassero nei contatti con le istituzioni politiche, sociali e culturali, soprattutto a livello cantonale”, spiega Sacino.

“Dall’aprile 2006 la situazione per gli italiani all’estero non è assolutamente cambiata, anzi dal profilo consolare è persino peggiorata, perché i rappresentanti eletti hanno cercato di sfaldare il funzionamento e di demandare alcuni servizi ai patronati”, rincara Bulla.

Troppe attese per una legislatura così breve

Non è affatto vero: si tratta di una legge risalente al 2001 – ossia cinque anni prima dell’elezione dei rappresentanti degli italiani all’estero – e per la quale inoltre non è mai stata emanata la convenzione di applicazione, replica il deputato Franco Narducci. Il parlamentare rammenta che i rappresentanti della diaspora hanno invece “tentato di semplificare tutta una serie di procedure riguardanti i connazionali all’estero”.

“Ma nell’arco di 18 mesi i 18 eletti della circoscrizione Estero non potevano risolvere tutti i problemi che ci sono sul tappeto”, osserva Narducci, ricordando che gli italiani all’estero avevano aspettative accumulate in 50 anni di lotte per avere i loro rappresentanti. Costoro, secondo Narducci, hanno fatto tutto quanto era nelle loro possibilità, considerato il loro numero esiguo, la breve durata della legislatura e il fatto che la priorità assoluta del paese era il risanamento dei conti pubblici.

Un’opinione condivisa dal direttore del “Corriere degli Italiani” Renzo Sbaffi, il quale ricorda che in più il governo ha avuto una maggioranza molto risicata e molto eterogenea, perciò era estremamente difficile agire in tali condizioni. Per Renzo Sbaffi, comunque, tramite i loro rappresentanti nel parlamento in patria, gli italiani all’estero in questi 18 mesi hanno acquisito maggiore visibilità.

Diaspora nuovamente l’asso vincente del centro-sinistra?

Il voto degli italiani all’estero due anni or sono fece pendere l’ago della bilancia dalla parte dell’Unione di Romano Prodi. Sia secondo Sacino, sia secondo Sbaffi, la diaspora potrebbe nuovamente rivelarsi determinante per il centro-sinistra di Walter Veltroni, se in Italia le proporzioni fra i due grandi schieramenti dovessero risultare equilibrate.

Di opinione diversa Bulla, per il quale “il governo si fa solo se si ha una consistente maggioranza al senato, per cui non sono certamente i sei seggi della circoscrizione esteri a determinare le cose”.

Ombre di sospetti

Dopo le accuse di irregolarità lanciate alle elezioni di due anni fa dal centro-destra agli organizzatori del voto degli italiani all’estero, anche ora vi sono denunce di intrighi e manipolazioni. I direttori dei periodici italiani in Svizzera insorgono sottolineando che si tratta di voci mai provate e che il fenomeno dei brogli si verifica in tutti i Paesi, Italia compresa, ma non è certamente una caratteristica della diaspora. Renzo Sbaffi invita a “non gettare discredito” sul voto degli italiani all’estero.

Pasquale Sacino rileva che “non è solo una questione di voto per corrispondenza, bensì di responsabilità individuale: ci sono tanti altri sistemi per comprare i voti”. Emiddio Bulla, invece, mette in causa la metodologia del voto, che definisce “un dramma”: “ci sono troppe falle, troppe imperfezioni”. A suo avviso è indispensabile cambiare metodo: o si organizzano i seggi elettorali oppure si adotta il modello elvetico di voto per corrispondenza, sostiene.

swissinfo, Sonia Fenazzi, Berna

Alle elezioni legislative dell’aprile 2006 sono stati eletti per la prima volta dei rappresentanti degli italiani all’estero nel parlamento a Roma.

Attualmente sono oltre 3,6 milioni gli iscritti sui registri elettorali della circoscrizione Estero.

La ripartizione più numerosa è l’Europa, con più di due milioni di iscritti, di cui 381’376 in Svizzera. L’America meridionale conta oltre un milione di iscritti, l’America settentrionale e centrale quasi 360mila, mentre Africa, Asia, Oceania e Antartide ne contano oltre 199mila.

In totale la circoscrizione Esteri elegge 12 rappresentanti alla Camera dei deputati e 6 al Senato. Il numero di seggi assegnato alle quattro ripartizioni geografiche è proporzionale al numero degli aventi diritto di voto. L’Europa detiene così il maggior numero di mandati: 6 alla Camera e 2 al Senato.

Fra i rappresentanti eletti dagli italiani all’estero nell’aprile 2006, un senatore – Claudio Micheloni – e tre deputati – Franco Narducci e Antonio Razzi. Nel frattempo alla “delegazione elvetica” si è aggiunto un deputato: Gianni Farina che all’epoca abitava in Francia, è tornato ad abitare a Pfäffikon (cantone di Svitto).

Tutti i quattro uscenti ora si ripresentano: Micheloni, Narducci e Farina pe il Partito Democratico di Veltroni e Razzi per l’Italia dei Valori di Di Pietro.

Assieme a loro vi sono altri 54 “pretendenti” provenienti dalla Confederazione: 8 per il Senato e 46 per la Camera.

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