Italia: immigrazione; via a permesso a punti, con zero espulsione
(Keystone-ATS) Come a scuola: con 30 crediti si è “promossi” e si ottiene il permesso di soggiorno; con 16 e fino a 30 si è “rimandati” e si ha un anno a disposizione per recuperare; con un punteggio inferiore o pari a zero si è bocciati. Ma in questo caso la bocciatura significa espulsione.
Il Consiglio dei ministri italiano ha approvato il regolamento attuativo del provvedimento introdotto con uno dei pacchetti sicurezza, la legge 94 del 2009, che vincola la concessione del permesso di soggiorno agli stranieri ad un percorso di formazione di due anni in cui, dice il governo, vanno raggiunti, “specifici obiettivi di integrazione”.
L’entrata in vigore non è, però, immediata: il regolamento dovrà ottenere il via libera dalla Corte dei Conti, prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. A quel punto entro 120 giorni diverrà operativo.
“È un’iniziativa importante che va nel senso della responsabilizzazione e dell’integrazione dello straniero – ha detto il ministro dell’interno Roberto Maroni al termine della riunione del governo -. È un’innovazione molto rilevante sul tema della gestione dei flussi di cittadini stranieri”. “Non è uno strumento punitivo – ha precisato il suo collega Maurizio Sacconi, ministro del lavoro, salute e politiche sociali – ma anzi accompagna la persona immigrata verso un percorso d’integrazione, consentendo di far valere positivamente ciò che realizza in termini di reale responsabilizzazione.”
L'”Accordo di integrazione tra lo straniero e lo Stato” riguarderà tutti gli immigrati maggiori di sedici anni che arrivano in Italia per la prima volta e chiedono un permesso di soggiorno superiore ad un anno. Sono invece escluse le vittime della tratta, di violenza o di grave sfruttamento per le quali l’accordo è sostituito dal completamento del percorso di protezione sociale.
Accettando l’accordo, ha spiegato Maroni, il cittadino straniero si impegna a svolgere alcune attività come acquisire la conoscenza di base della lingua italiana parlata e una sufficiente conoscenza dell’organizzazione delle istituzioni pubbliche e della vita civile in Italia. Per lo straniero è inoltre obbligatorio rispettare i principi della Carta dei valori istituita con decreto del ministro dell’Interno nel 2007.
A sostenere gli oneri della formazione sarà il governo. Per questo, ha sottolineato il titolare del Viminale, l’immigrato “deve partecipare a tutta una serie di attività che sono riconosciute attraverso il sistema dei crediti”. Sedici sono quelli iniziali, che possono essere incrementati attraverso l’acquisizione di altre conoscenze o attraverso lo svolgimento di determinate attività (percorsi di formazione professionale, conseguimento di un titolo di studio, iscrisione al Ssn, stipula di un contratto d’affitto o di acquisto di un immobile, volontariato).
Ma i crediti possono essere anche decurtati: “ad esempio se lo straniero prende una condanna penale, anche se non definitiva, se viene sottoposto a misure di sicurezza personali o se commette gravi illeciti amministrativi o tributari”.
Un mese prima della scadenza del biennio scatta la verifica: se si raggiungono i 30 – o più – crediti, il percorso è completato e viene concesso il permesso di soggiorno. Se invece i crediti ottenuti vanno da 16 a 30 l’accordo viene prorogato di un anno per dare la possibilità di raggiungere la soglia dei 30. Per chi ha punti inferiori o pari a zero, invece, non c’è scelta: espulsione immediata.