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Italia: Priebke, “strage terribile, ribelli vollero rappresaglia”

(Keystone-ATS) Si litiga ancora sulla sua salma, mentre Erich Priebke torna a parlare dall’oltretomba. La bara dell’ex capitano nazista resta nell’aeroporto militare di Pratica di Mare, in attesa che si decida dove seppellirla; la famiglia chiede di riaverla. Ma il prefetto di Roma, “per motivi di ordine pubblico”, ne ha vietato la tumulazione a Roma e provincia. Intanto il legale dell’ex SS diffonde un video in cui Priebke parla della strage delle Fosse Ardeatine, il crimine per il quale venne condannato all’ergastolo.

Un’autodifesa registrata non si sa quando – ma comunque intorno al compimento del suo centesimo compleanno – sotto forma di intervista, in cui l’uomo responsabile con altri dei 335 morti del marzo 1944, definisce “terribile” quel massacro, ma anche inevitabile a suo dire dopo l’attentato partigiano di via Rasella.

“L’esecuzione fu terribile ma era impossibile dire no” agli ordini che venivano direttamente da Adolf Hitler, sostiene Priebke, seduto in camicia chiara e gilet scuro davanti a una libreria, risponde alle domande fuori campo del suo avvocato Paolo Giachini. Chi non avesse sparato sui prigionieri sarebbe stato a sua volta fucilato, afferma, parlando in italiano con forte accento tedesco.

“Il Gap, i comunisti italiani, fecero l’attentato contro una compagnia di polizia tedesca, erano uomini dell’Alto Adige, dunque italiani – afferma Priebke -. Sapevano che dopo l’attentato viene la rappresaglia”. Il feldmaresciallo Adolf Kesserling li aveva avvertiti, secondo l’ex capitano. “Loro fecero ciò di proposito perché pensavano che la rappresaglia poteva provocare una rivoluzione della popolazione”, aggiunge.

Una versione ancora una volta respinta con sdegno dagli ex partigiani dell’Anpi, che parlano di “assurda provocazione”. Stessa reazione all’affermazione di Giachini, secondo cui il suo assistito avrebbe incontrato dei parenti delle vittime e avrebbe intrattenuto buoni rapporti con loro.

Priebke cerca di smentire anche la convinzione che non abbia mai espresso rimorso per le vittime. “Non è vero che Priebke non si è pentito”, dice Giachini. E nel video compare il testo di una dichiarazione dell’ex capitano al processo nel 1996: “Come credente non ho mai dimenticato questo tragico fatto – disse -. Per me l’ordine di partecipare all’azione fu una grande tragedia intima. Penso ai morti con venerazione e mi sento unito ai vivi nel loro dolore”.

Priebke, morto sei giorni fa a 100 anni, appare nel filmato intitolato “Vae Victis – Guai ai vinti”, come la sua autobiografia, che riprende la celebre frase attribuita dallo storico Tito Livio a Brenno, capo dei Galli vincitore dei romani. L’avvocato Giachini spiega che il video integrale è molto più lungo di quello diffuso oggi, ma non chiarisce se e quando diffonderà il resto, che dovrebbe comunque essere la versione filmata del lungo testamento-intervista già diffuso nei giorni scorsi. “Ne parlerò con i suoi figli”, dice.

Il legale dell’ex Ss intanto ha chiesto che la salma sia riconsegnata alla famiglia e che vengano perseguiti coloro che, a suo dire, l’avrebbero “sequestrata” nella notte tra il 15 e il 16, mentre si trovava nella chiesa di Albano.

Giachini ha parlato di “Servizi”, ma sia palazzo Chigi che la prefettura di Roma hanno detto che, in questa vicenda, gli 007 non c’entrano: il corpo di Priebke è stato trasportato a Pratica di Mare per motivi di ordine pubblico, perché quell’aeroporto è “un luogo sicuro e controllato”. Tutto questo in attesa che si conosca il luogo della sepoltura.

L’avvocato Giachini ha detto che sono in corso “contatti con la Germania, tramite l’ambasciata tedesca”, ma “è sempre aperta” anche la strada della tumulazione in un Comune italiano, nella tomba offerta da un privato.

Il sindaco di Roma Ignazio Marino fa sapere che il prefetto Giuseppe Pecoraro ha vietato la sepoltura nel territorio della capitale, “per motivi di ordine pubblico”. E durante l’assemblea capitolina dedicata alla Shoah il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici ha esortato a non creare “nuovi luoghi di nostalgici. Ne abbiamo già uno a Predappio (dove è sepolto Benito Mussolini, ndr), ci basta e se possibile vorremmo eliminarlo”.

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