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‘Kiev ci attacca, via i civili dal Donbass’

Il clima si è fatto ancor più rovente con l'annunciata evacuazione della popolazione verso la regione russa di Rostov (foto d'archivio) KEYSTONE/AP sda-ats

(Keystone-ATS) Evacuazione in massa di donne e bambini verso la Russia e l’appello a tutti gli uomini perché imbraccino le armi contro il presunto, imminente attacco delle forze ucraine.

È uno scenario da guerra totale quello evocato dalle autorità delle autoproclamate repubbliche separatiste del Donbass, dove le assordanti cannonate della propaganda si sovrappongono agli scambi di artiglieria di cui continuano ad accusarsi reciprocamente le parti, facendo salire la tensione alle stelle.

Il centro congiunto di comando delle forze ucraine ha affermato che solo nella giornata di venerdì i ribelli delle cosiddette Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk hanno lanciato 45 attacchi, dopo che giovedì erano stati colpiti tra l’altro una scuola materna e un liceo, senza provocare vittime. Mentre le milizie separatiste parlano di 27 bombardamenti dlle forze di Kiev.

L’esercito ucraino ha assicurato di non avere in programma un’offensiva contro le postazioni dei separatisti, temendo che ciò possa fornire a Mosca il pretesto per intervenire militarmente. Ma il clima si è fatto ancor più rovente con l’annunciata evacuazione della popolazione verso la regione russa di Rostov. Denis Pushilin, a capo della Repubblica di Donetsk, ha motivato la decisione accusando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky di essere in procinto di scatenare un’offensiva generalizzata. Mentre nella città-capoluogo di Donetsk venivano fatti partire per primi i bambini di un orfanotrofio, tra gli abitanti si diffondeva l’allarme, al punto che file di centinaia di automobili si formavano ai distributori di carburante. Analoga iniziativa è stata annunciata dal capo della Repubblica di Lugansk, Leonid Pasechnik, che ha fatto appello a “tutti gli uomini abili perché imbraccino le armi per proteggere la loro terra”.

La tensione a Donetsk ha subito un’ulteriore impennata in serata con l’esplosione di un’auto nel parcheggio dell’edificio del governo separatista. Le agenzie russe hanno fatto sapere che non si registra alcuna vittima e che a saltare in aria è stata la vettura del capo delle milizie della Repubblica filo-russa, Denis Sinenkov.

Dietro l’evacuazione generalizzata della popolazione è facile vedere la mano di Mosca, come conferma la decisione di Vladimir Putin di versare una somma di 10’000 rubli (circa 125 franchi) ad ogni cittadino del Donbass che accetterà di partire. Insieme a quella di inviare nella regione di Rostov il suo ministro per le Emergenze, Alexander Chupriyan, con il compito di sovrintendere alla fornitura di alloggi e pasti caldi agli sfollati.

Intanto anche la Crimea occupata dalla Russia si mobilita per accogliere i rifugiati. Il vice presidente del Consiglio di Stato, Yefim Fiks, ha detto che le autorità locali sono pronte ad aiutare i loro “fratelli e sorelle” del Donbass, con i quali hanno formato strette relazioni “negli ultimi otto anni”, cioè a partire dall’annessione della penisola alla Russia e dall’insurrezione dei separatisti dell’est. Per gli sfollati sono pronte le case che d’estate ospitano i vacanzieri nelle località di villeggiatura sul Mar Nero.

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