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La Svizzera si apre ai nuovi membri dell’UE

In Svizzera moltissimi lavoratori provenienti dai paesi dell'UE sono impiegati nel settore della sanità Keystone

Come sancito l'anno scorso dal popolo, dal 1° aprile il mercato del lavoro svizzero si apre gradualmente ai cittadini dei nuovi paesi membri dell'Unione europea.

Contemporaneamente entrano in vigore delle misure di accompagnamento rafforzate per impedire una pressione verso il basso sui salari.

L’estensione della libera circolazione si farà in modo progressivo e, salvo immigrazione di massa, sarà totale dal 2011, ricorda l’Ufficio dell’integrazione del Dipartimento federale degli affari esteri e del Dipartimento federale dell’economia.

Il relativo accordo, accolto lo scorso 25 settembre dal 56% dei votanti, permetterà ai cittadini di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia e Slovacchia di abitare, studiare e lavorare in Svizzera, beneficiando del ricongiungimento famigliare.

Per Malta e Cipro valgono invece già ora le regole fissate per i «vecchi» 15 Paesi della Comunità.

Dispositivo di freno

In un primo tempo, gli ingressi nella Confederazione saranno sottoposti a un contingentamento ed altre regolamentazioni per evitare un afflusso massiccio di manodopera dai paesi dell’Europa centro-orientale.

Dal 2006 al 2011, i permessi di lunga durata (fino a 5 anni) aumenteranno ad esempio gradualmente da 1700 all’anno a 3000. Quelli di breve durata (fino a 364 giorni) passeranno nello stesso periodo da 15’800 a 29’000.

Grazie a una speciale clausola di protezione, il Parlamento svizzero potrà mantenere dei contingenti fino al 2014, in caso di forte immigrazione.

Le disposizioni legali fissano inoltre il principio della precedenza nazionale: un lavoratore straniero può essere assunto soltanto se nessuno svizzero con le medesime qualificazioni è disponibile sul mercato del lavoro.

Prima del rilascio di un permesso di lavoro, i Cantoni devono pure controllare le condizioni salariali e lavorative. La verifica della precedenza nazionale e del controllo preliminare del salario avviene come finora nell’ambito di una decisione presa dalla competente autorità cantonale.

Domanda piuttosto limitata

Secondo quanto indicato dall’Ufficio dell’integrazione, le esperienze fatte finora indicano che la pressione migratoria dai nuovi Stati membri è limitata.

Dalla firma del protocollo che disciplina l’estensione graduale della libera circolazione nell’ottobre 2004, non tutti i contingenti annuali provvisori sono stati esauriti completamente.

Dei 700 permessi di lunga durata (fino a 5 anni) ne è stata sollecitata poco meno della metà, mentre tutti i 2 500 permessi di breve durata (fino a 1 anno) sono stati concessi.

La forte domanda di permessi di breve durata si spiega con la grande necessità di manodopera in settori soggetti a importanti fluttuazioni stagionali, come l’agricoltura e l’industria alberghiera, e con il fatto che questo tipo di autorizzazione era già ammessa prima dell’entrata in vigore del protocollo per lavoratori ausiliari.

Misure di accompagnamento

Per impedire un dumping salariale, tenendo conto della differenza di redditi tra la Svizzera e i nuovi membri dell’EU, le autorità hanno rafforzato le cosiddette «misure d’accompagnamento» entrate in vigore il 1° giugno 2004, allo scadere della prima fase di apertura del mercato del lavoro elvetico ai cittadini dell’UE.

In particolare, se vengono riscontrati abusi ripetuti delle norme sul lavoro, i contratti collettivi di categoria possono essere resi più facilmente obbligatori per un intero settore.

Inoltre la Confederazione e i Cantoni possono fissare dei salari minimi per quei settori che sono privi di contratto collettivo.

Per sorvegliare il mercato del lavoro, a livello federale e cantonale sono state istituite delle commissioni tripartite, in cui siedono i rappresentanti dei sindacati, del padronato e delle autorità politiche. Nei settori dove esiste un contratto collettivo, operano delle commissioni paritetiche sindacato-padronato.

swissinfo e agenzie

Lo scorso 25 settembre il popolo svizzero ha accettato di estendere la libera circolazione delle persone, già in vigore con l’Europa dei 15, ai 10 nuovi paesi membri dell’Unione Europea.

L’accordo entra in vigore il 1° aprile 2006. Tuttavia, fino al 2011, la Svizzera potrà fissare dei contingenti (3’000 permessi di lunga durata e 29’000 di breve durata ogni anno) e continuare a privilegiare i lavoratori indigeni.

In caso d’immigrazione massiccia, il Parlamento potrà prolungare questo termine fino al 2014.

La Confederazione ha inoltre previsto di rafforzare le misure già in vigore per lottare contro il dumping salariale.

Inoltre, si veglierà affinché i lavoratori stranieri che operano in Svizzera per conto di una ditta estera possano beneficiare delle stesse condizioni di lavoro e salario in vigore nella Confederazione.

Secondo uno studio del Segretariato di Stato dell’economia, anche la Svizzera potrà approfittare economicamente dell’allargamento dell’UE verso Est.
Il seco prevede che l’ampliamento del mercato europeo potrà accrescere fino allo 0,5% annuo il Prodotto interno lordo elvetico.
Questa crescita corrisponde ad un valore di 2 miliardi franchi all’anno.

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