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Democrazia diretta in Svizzera

Legge sull’Id‐e: vasta alleanza parlamentare per il sì il 28/9

Keystone-SDA

Un'ampia alleanza parlamentare ha ribadito oggi a Berna il proprio sostegno alla nuova Legge sull'Id‐e, che sarà sottoposta a votazione il 28 settembre.

(Keystone-ATS) A suo avviso, la nuova identificazione elettronica si basa su una “infrastruttura sicura, gestita dallo Stato e all’avanguardia”.

Il gruppo, in cui siedono rappresentanti di UDC, PLR, Centro, Verdi liberali (PVL), PS e Verdi, ha insistito sul sostegno unanime alla Legge federale sul mezzo d’identificazione elettronico e altri mezzi di autenticazione elettronici (Legge sull’Id‐e, LIdE) e sulla sua “rilevanza nazionale”, si legge in un comunicato diramato simultaneamente a una conferenza stampa.

Uno smartphone mostra l’app SWIplus con le notizie per gli svizzeri all’estero. Accanto, un banner rosso con il testo: ‘Rimani connesso con la Svizzera’ e un invito a scaricare l’app.

Secondo il principio dell'”identità sovrana”, gli utenti di Internet avranno il controllo completo dei propri dati. Questi saranno memorizzati in modo decentralizzato e sicuro sul loro cellulare e non centralizzati in un database governativo.

“Nel 2021, la popolazione ha chiaramente rifiutato un’Id-e privata. Abbiamo preso sul serio questo mandato. Il nuovo progetto è al 100% statale, perché l’emissione di passaporti, carte d’identità o documenti d’identità digitali è un compito sovrano”, ha dichiarato il consigliere nazionale Franz Grüter (UDC/LU).

L’alleanza assicura inoltre che “saranno condivise solo le informazioni assolutamente necessarie”. Inoltre, l’uso dell’identità elettronica sarà gratuito e facoltativo: le carte d’identità o i passaporti conserveranno il loro valore.

Accesso facilitato

Secondo i sostenitori del progetto, la nuova identità elettronica consentirà un accesso “semplice e universale” ai servizi governativi. “In tal modo rafforziamo l’autodeterminazione digitale delle cittadine e dei cittadini, creando al contempo le basi per importanti strumenti democratici come la raccolta elettronica delle firme”, ha rilevato la consigliera nazionale Min Li Marti (PS/ZH).

L’Id-e “consoliderà le pari opportunità in tutta la Svizzera. Le procedure amministrative potranno essere svolte facilmente da casa. È un grande vantaggio per tutti, soprattutto per le persone che vivono in regioni periferiche o con mobilità ridotta”, ha da parte sua fatto notare il consigliere nazionale Simon Stadler (Centro/UR).

Ampio sostegno

Secondo il consigliere nazionale Marcel Dobler (PLR/SG), l’Id-e consentirà di stabilire “processi digitali sicuri” tra imprese, clienti e autorità, riducendo la burocrazia, aumentando l’efficienza e rafforzando la competitività della Svizzera a lungo termine.

L’alleanza sottolinea che il progetto gode di un ampio sostegno. “È stato elaborato in un processo profondamente collettivo che ha coinvolto l’economia, la società civile e gli ambienti scientifici e stabilisce standard completamente nuovi per la protezione dei dati”, ha aggiunto il consigliere nazionale Gerhart Andrey (Verdi/FR).

“La nuova Id-e dimostra come la trasformazione digitale possa essere concepita in modo non partitico nell’interesse della popolazione e dei diritti fondamentali”.

Per i contrari c’è poca trasparenza

Sono tre i gruppi che hanno lanciato un referendum contro la nuova legge, in nome della tutela della sfera privata. Alla nuova identità elettronica si oppongono l’Unione democratica federale (UDF), i Giovani UDC, i movimenti Amici della Costituzione e Aufrecht (traducibile con ritto, onesto), a cui si aggiunge Digitale Integrität Schweiz (Integrità digitale svizzera), nuova formazione nata dalla crisi del Partito Pirata.

Il comitato “No alla legge sull’Id-e” sostiene che non ci sia un vero controllo da parte dello Stato, perché l’Ufficio federale di polizia (fedpol) non può emettere Id-e senza far capo ad aziende private. Oltre a ciò la tecnologia non sarebbe trasparente.

Deplora inoltre la dipendenza dai gruppi tecnologici e il rischio di sorveglianza digitale. Secondo i referendisti, i diritti fondamentali sono a rischio. L’Id-e potrebbe servire come base per un sistema di credito sociale e far dipendere l’accesso ai servizi dal comportamento. Sarebbe anche discriminatorio, in quanto alcuni servizi sarebbero accessibili solo con una Id-e.

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