MO: Israele-Anp, a porte chiuse in cerca di pace
(Keystone-ATS) Dopo aver collezionato infinite delusioni, il processo di pace israelo-palestinese si è rimesso in moto in queste ore ad Amman con un incontro di tre ore, ieri, fra i negoziatori Yitzhak Molcho e Saeb Erekat alla presenza dei rappresentanti del Quartetto (Usa, Ue, Russia, Onu) e della Giordania. Un evento modesto: eppure occorre tornare indietro di un anno per trovare un precedente analogo.
Si è trattato di un colloquio preliminare, del tentativo di concordare una agenda per futuri lavori. Erekat ha sottoposto un documento in cui la parte palestinese delinea i confini del futuro Stato indipendente ed i principi di una cooperazione di sicurezza. Molcho ha replicato leggendo un documento che enuncia “21 principi” sui quali, secondo Israele, dovrà fondarsi la pace. I due negoziatori torneranno ad Amman per riprendere il discorso: forse venerdì, forse la settimana prossima. Un portavoce dell’Anp ha previsto che gli incontri proseguiranno almeno fino al termine del mese.
Nessun particolare entusiasmo è stato finora espresso, nè da parte israeliana nè da quella palestinese. Ma nella conferenza stampa conclusiva il ministro degli esteri giordano Nasser Judeh ha manifestato una pacata soddisfazione e ha lasciato intendere che gli incontri pubblici potranno poi essere affiancati da colloqui segreti fra le due parti. Che la Giordania abbia deciso di assumere un ruolo attivo nella Regione è molto positivo, ha notato un commentatore della televisione di Stato israeliana, anche perchè gli Stati Uniti sembrano distratti da altri scenari. Il tentativo di imbastire colloqui nell’ombra potrebbe rivelarsi produttivo, per aggirare le precondizioni alle trattative enunciate dal presidente palestinese Abu Mazen: prima fra tutte, il congelamento della colonizzazione nei Territori.
Secondo un giornale israeliano filo-governativo, Israel ha-Yom, il premier Benaymin Netanyahu ha già chiesto di elevare il livello dei contatti, organizzando un incontro con il presidente dell’Anp Abu Mazen. Ma finora Ramallah respinge la richiesta. Nel frattempo dal carcere israeliano dove sconta l’ergastolo Marwan Barghuti ha inoltrato ai suoi compagni di al-Fatah un messaggio in cui sostiene che il processo di pace con Israele è terminato. “Si tratta di un corpo morto – afferma – è futile cercare di rimetterlo in vita”. Che fare, allora ? Occorre procedere, ha precisato Barghuti, nella riforma della istituzioni nazionali, in particolare l’Olp; realizzare nei dettagli la riconciliazione fra al-Fatah e Hamas; invocare il sostegno alla causa palestinese da parte delle masse impegnate nella ‘primavera araba’ ed intraprendere nei Territori una ‘resistenza popolare pacifica’, accompagnata dal boicottaggio internazionale di Israele.