The Swiss voice in the world since 1935

Netanyahu ha deciso, occupiamo Gaza ma non l’annettiamo

Keystone-SDA

Con gli occhi del mondo puntati addosso, poco prima che iniziasse l'attesissima riunione del suo governo, Benyamin Netanyahu ha confermato il piano per l'occupazione di Gaza.

(Keystone-ATS) E in due diverse interviste ha chiarito che “Israele non annetterà la Striscia e non imporrà un regime militare”. “Vogliamo prendere il controllo, liberarla dal terrore di Hamas, creare un perimetro di sicurezza per prevenire minacce a Israele, consegnarla alle forze arabe che la governeranno e dare ai cittadini di Gaza una vita dignitosa”, ha affermato parlando con Fox News e con l’emittente indiana in lingua inglese Cnn-News18. Sempre contrario il capo dell’IDF, Eyal Zamir, che ai collaboratori più vicini avrebbe confessato tutte le sue preoccupazioni: “La conquista della Striscia trascinerà Israele in un buco nero”.

La reazione di Hamas non si è fatta attendere: “L’aggressione di Israele avrà un prezzo doloroso” e “le parole di Netanyahu rivelano le vere motivazioni dietro il suo ritiro dall’ultimo ciclo di negoziati, nonostante fossimo vicini a un accordo finale. I suoi piani per espandere l’aggressione – afferma Hamas – dimostrano che mira a liberarsi degli ostaggi e sacrificarli per i propri interessi personali”.

La riunione del gabinetto politico di guerra a Gerusalemme, come previsto, è iniziata alle 18. Fuori, centinaia di manifestanti hanno scandito: “Accettate l’accordo, mettete fine alla guerra. La pressione militare uccide gli ostaggi”. Nello stesso momento a Tel Aviv, migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro Bibi. In plateale contrasto, come ha sottolineato il leader dell’opposizione Yair Lapid, con l’ipotesi – considerata “catastrofica” – di conquistare l’enclave.

La discussione – che le prime indiscrezioni dal dibattito hanno definito “tesa e cruciale” – ha visto da una parte il premier, che ha sottoposto al voto l’occupazione di tutto il territorio della Striscia, precisando che l’operazione “non sarebbe irreversibile” e potrebbe fermarsi “se Hamas dovesse accettare le condizioni di Israele”. Dall’altra parte, il capo di stato maggiore Zamir, che propone invece l’assedio di Gaza city e dei campi centrali prima di passare a raid mirati. Le valutazioni dell’IDF indicano l’opzione più limitata, tenendo conto del potenziale rischio per la vita degli ostaggi, del timore di un ingresso completo nella città di Gaza, minata e considerata una “trappola mortale”, e del logoramento eccessivo delle truppe.

Le divergenze hanno spinto Zamir a fare una rara dichiarazione nella mattinata di giovedì: “La cultura del dissenso fa parte integrante della storia del popolo d’Israele. Continueremo a esprimere la nostra posizione senza timore”. Intanto, sono trapelati sui media israeliani i dettagli del piano che Netanyahu ha presentato. La conquista dell’enclave prevede un’attività militare graduale di 4-5 mesi: l’IDF inizierà con la presa di Gaza City. Gli abitanti, circa un milione di persone (metà dei residenti della Striscia), saranno evacuati. Operazione logistica considerata di primo livello che durerà settimane, durante le quali saranno costruite infrastrutture civili temporanee per gli sfollati, compresi ospedali da campo temporanei, complessi di tende o container. Il documento parla anche dell’ingresso di grandi quantità di aiuti. Dal canto suo l’amministrazione Trump ha fatto sapere attraverso l’ambasciatore Usa in Israele Mike Huckabee che il numero dei centri di distribuzione della Gaza Foundation aumenterà da 4 a 16, e saranno aperti 24 ore su 24. Channel 12 ha svelato che il presidente Usa intende destinare all’iniziativa circa un miliardo di dollari, finanziato in parte dagli Stati Uniti e in parte da altri Paesi.

Fox ha chiesto a Netanyahu di raccontare dal suo punto di vista che cosa pensa Donald Trump della fame a Gaza: “Il presidente ci sostiene in molti modi, capisce che dobbiamo sbarazzarci di Hamas, che utilizza tattiche diverse per impedire il flusso di aiuti umanitari”. Poi ha ammesso: “C’è carenza di cibo a Gaza, le persone soffrono”. E ha rilanciato: “Il popolo israeliano è unito. Riporteremo indietro gli ostaggi con l’aiuto della vittoria nella guerra. Che deve concludersi il più rapidamente possibile”.

Articoli più popolari

I più discussi

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR