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No alla proposta sindacale sul tirocinio

L’apprendistato professionale è un pilastro della formazione elvetica L'apprentissage est l'un des piliers de la formation professionnelle en Suisse.

Nessuna chance neppure per l'iniziativa dei sindacati sui posti di tirocinio. Solo il 31,6% dei votanti l'ha approvata.

La proposta mirava a creare un fondo per sostenere l’assunzione di apprendisti e a dare maggiori competenze di coordinamento alla Confederazione nell’ambito della formazione professionale.

I cittadini svizzeri hanno respinto a larga maggioranza l’iniziativa «per un offerta adeguata di posti di tirocinio», che non ha raccolto più del 31,6 per cento dei consensi.

Nessun cantone ha seguito la via più dirigista proposta dagli iniziativisti, anche se il Ticino ha riservato alla proposta una sorte un po’ meno severa della media nazionale.

Iniziativa lanciata dall’USS

L’iniziativa era stata lanciata nel 1998 da un gruppo di giovani dell’Unione sindacale svizzera (USS), in piena crisi economica e in un periodo di grave penuria di posti di apprendistato.

Il testo prevedeva di inserire nella Costituzione il diritto alla formazione professionale, che avrebbe potuto essere impugnato direttamente davanti ai tribunali.

La grossa novità era rappresentata da un sistema di incentivi per creare nuovi posti di tirocinio: era infatti prevista l’istituzione di un fondo federale finanziato dalle imprese e alimentato annualmente con 400-500 milioni di franchi.

Le ditte che non formano apprendisti sarebbero state costrette a sostenere, attraverso il fondo, quelle aziende che al contrario lo fanno. Confederazione e cantoni avrebbero inoltre dovuto offrire corsi di formazione professionale finanziati dal fondo.

Legge come controprogetto indiretto

Nel frattempo il parlamento ha adottato una legge che riprende alcuni postulati dell’iniziativa e che è da considerare un controprogetto indiretto. I promotori l’hanno comunque ritenuta insufficiente e hanno voluto portare il tema davanti al popolo.

Oggi ne escono scornati: l’iniziativa ha raccolto consensi in Romandia (percentuali di sì superiori al 44 per cento a Ginevra, Giura, Neuchâtel) e in alcune zone toccate dalla disoccupazione (Basilea Città 39,3 per cento, Ticino 39,1 per cento, Zurigo 34,8), ma è stata duramente respinta in tutti gli altri cantoni: in dodici cantoni è stata affossata da oltre i tre quarti dei votanti.

Sorpresi dall’ampiezza del no

Gli iniziativisti si aspettavano il no, ma non in queste proporzioni. «Puntavamo al 40 per cento», ha detto Peter Sigerist, segretario centrale dell’USS e responsabile della campagna.

A suo avviso ha pesato la promessa del governo di trovare in autunno un posto per tutti gli apprendisti, una promessa che va ora mantenuta, ha aggiunto. Delusione anche in casa socialista, dove però all’iniziativa viene attribuito il merito di aver smosso le acque, sensibilizzando popolazione e aziende.

Ha vinto il “meno stato”

Si registra per contro soddisfazione nel campo borghese. «Siamo molto soddisfatti del chiaro no ad un’iniziativa che rappresentava una rottura del sistema formativo svizzero», ha detto il consigliere nazionale radicale Pierre Triponez, direttore dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) e membro del comitato contrario. «Il progetto avrebbe comportato più stato e più burocrazia: è questo che ci faceva paura».

L’Unione democratica di centro (UDC) non è sorpresa, e alla luce del risultato delle urne il presidente Ueli Maurer vede nella legge approvata dal parlamento addirittura concessioni eccessive.

Pure per il consigliere nazionale radicale Charles Favre, copresidente del comitato in favore del no, il controprogetto rispecchia per l’80-90 per cento le rivendicazioni degli iniziativisti.

E infine secondo la collega popolare Chiara Simoneschi-Cortesi il popolo ha capito che le due richieste principali dell’iniziativa – diritto alla formazione e fondo speciale – erano eccessive.

swissinfo e agenzie

Il testo dell’iniziativa:

Art. 34ter a (nuovo)

1 Il diritto a una formazione professionale appropriata è garantito.

2 La Confederazione e i Cantoni assicurano un’offerta sufficiente in materia di formazione professionale. Questa formazione deve rispondere a criteri di qualità e può avere luogo in aziende e scuole professionali, scuole statali o istituzioni analoghe che sottostanno alla sorveglianza dello Stato.

3 La Confederazione istituisce un fondo per la formazione professionale.

4 Il fondo è finanziato mediante contributi di tutti i datori di lavoro. I costi dei posti di formazione offerti sono presi in considerazione purché soddisfino le condizioni qualitative.

5 La Confederazione disciplina la ripartizione dei mezzi finanziari tra i Cantoni. L’utilizzazione di questi mezzi è di competenza dei Cantoni. Essi coinvolgono i partner sociali. Questi collaborano in particolare nella valutazione della qualità dei posti di formazione.

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