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Parmelin sarà il Presidente per il 2026, plebiscito per il vodese

Guy Parmelin
Il ministro dell'economia e futuro presidente della Confederazione Guy Parmelin. Keystone-SDA

Guy Parmelin sarà il Presidente della Confederazione per l'anno 2026. L'Assemblea federale ha eletto oggi con un risultato da record - 203 voti su 210 schede valide - il democentrista vodese. Il suo vice sarà Ignazio Cassis.

(Keystone-ATS) “Oggi mi avete concesso l’onore, per la seconda volta, di eleggermi presidente della Confederazione. Esattamente dieci anni e un giorno dopo la mia elezione al Consiglio federale”, ha detto Parmelin, in italiano, aprendo il suo discorso a Camere riunite. “Servire il proprio Paese, cantone o comune è un compito nobile, impegnativo ma assolutamente gratificante, se l’obiettivo è la ricerca del bene comune”, ha affermato il rappresentante dell’UDC.

“La vostra scelta mi rende felice, semplicemente perché amo il mio Paese. Non esprimendo un amore beato, ma un attaccamento esigente, felice del suo sviluppo e consapevole delle sue lacune. Amare il proprio Paese non significa solo vibrare al ritmo dei suoi successi, ma anche essere in grado di spiegarne le delusioni”, ha proseguito il ministro dell’economia. Parmelin ha poi sottolineato di assumere la funzione in un “contesto turbolento e incerto e in un continente fragile e vulnerabile”.

“La nostra epoca richiede determinazione, lungimiranza, coraggio e speranza. Il nostro grande progetto non deve tuttavia essere l’egoismo, ma la difesa del dialogo, della dignità umana, della giustizia e dell’equità. Sono questi i veri baluardi contro la violenza, gli squilibri e le frustrazioni”, ha inoltre dichiarato il 66enne.

“Una cosa è particolarmente importante per me: meno moralismo, più soluzioni”, ha continuato Parmelin, abbandonando il francese e virando sulla lingua tedesca: “La nostra società non ha bisogno di giudizi di valore sugli atteggiamenti degli altri, bensì di rispetto per chi la pensa diversamente. I disaccordi ci fanno andare avanti. Sono un’espressione della nostra diversità”. “Lasciamo quindi spazio al pensiero creativo, a proposte audaci e a compromessi pragmatici”, ha sintetizzato.

Performance da primato

L’elezione del presidente della Confederazione è un rituale dall’esito scontato, che si ripete ogni anno il secondo mercoledì della sessione invernale delle Camere federali. Dà però la temperatura del gradimento di un ministro fra i parlamentari sulla base dei voti ricevuti.

E quello di Parmelin è semplicemente da record: finora, il primato era detenuto da Jean-Pascal Delamuraz e Ueli Maurer, che ottennero 201 voti rispettivamente nel 1988 e nel 2018.

Gli ultimi presidenti della Confederazione invece hanno ottenuto tutti risultati ben inferiori. L’anno scorso, Karin Keller-Sutter si era fermata a quota 168 voti, Viola Amherd nel 2023 a 158, Alain Berset nel 2022 a 140 e Ignazio Cassis nel 2021 a 156. La peggiore elezione alla presidenza fu però realizzata da Micheline Calmy-Rey nel 2011, quando ricevette soltanto 106 schede a favore.

Sulla cresta dell’onda

Il plebiscito odierno concessogli dall’Assemblea federale corona un periodo positivo per Parmelin, sulla cresta dell’onda in particolare dopo l’accordo commerciale raggiunto con Washington sulla spinosa questione dei dazi americani imposti dall’amministrazione Trump. Il vodese è riuscito a strappare nel mese di novembre una dichiarazione d’intenti non vincolante con gli statunitensi, che permette di ridurre le tariffe doganali del made in Switzerland dal 39% al 15%.

Un altro tema importante che impegnerà il viticoltore di Bursins (VD) durante il suo anno da presidente sono le relazioni bilaterali con Bruxelles. Dovrà continuare a difendere la posizione del governo sul pacchetto di accordi con l’Unione europea, contro la volontà del suo stesso partito di appartenenza.

Chiusura in bellezza?

Durante la sua prima tornata da presidente, nel 2021, anno caratterizzato anche dal Covid, Parmelin si era distinto sulla scena internazionale, ospitando a Ginevra Joe Biden e Vladimir Putin. Mostratosi a suo agio, aveva dato prova di savoir-faire di fronte ai due potenti del pianeta, rivolgendosi a entrambi nel loro idioma, in barba alle derisioni talvolta subite riguardo alle sue capacità linguistiche.

Parmelin si è affermato all’interno del governo solo nel corso degli anni. In passato, era stato talvolta descritto come un gregario nell’UDC, vedasi quando è stato nominato a capo del Dipartimento federale dell’economia e della ricerca nel 2019, che non sembrava essere la sua prima scelta. Affabile, pragmatico e vicino alla gente, è però stato in grado di scalare le gerarchie, sia della popolarità sia dell’influenza, con il passare del tempo.

Parmelin è stato già oggetto di voci riguardo alle sue dimissioni in diverse occasioni. Il mal di schiena, una caduta in ufficio, l’aver raggiunto l’età pensionabile e il fatto di essere il membro più longevo del governo non hanno aiutato in questo senso, ma il diretto interessato ha sempre smentito, anche intervenendo in prima persona – era il 2023 – sui social media. L’ipotesi degli addetti ai lavori è ora che saluterà tutti nel 2027, prima delle elezioni federali, chiudendo così in bellezza la sua avventura nell’esecutivo.

L’Assemblea federale ha oggi proceduto anche all’elezione di Ignazio Cassis alla vicepresidenza del Consiglio federale. Al liberale-radicale ticinese sono andati 144 voti su 190 schede valide.

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