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Giornata di lutto e di solidarietà

La Svizzera commemora le vittime del maremoto Keystone

Il maremoto ha fatto finora oltre 200'000 morti, tra cui centinaia di cittadini elvetici; mercoledì la Svizzera ricorda gli scomparsi.

La Catena della Solidarietà, dal canto suo, ha indetto una raccolta fondi nazionale per venire in aiuto alle vittime.

La Svizzera intera commemora mercoledì le vittime del maremoto che ha colpito il sud-est asiatico. Cerimonie funebri si svolgono a Berna, alla presenza di tre consiglieri federali, e a Zurigo.

Il tributo pagato dalla Svizzera all’onda assassina è pesante: martedì il presidente della Confederazione Samuel Schmid aveva dichiarato che “centinaia di cittadini svizzeri” hanno perso la vita. I morti finora accertati sono 23, ma di oltre 500 persone si sono perse le tracce e le speranze di ritrovarle in vita sono minime.

La Catena della Solidarietà, l’associazione elvetica di raccolta fondi a scopo umanitario, ha indetto da parte sua una giornata nazionale di colletta.

Remigio Ratti, direttore della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (RTSI) e presidente della Fondazione, risponde alle domande che si pongono donatori e donatrici.

swissinfo: Come può colui che effettua un dono alla Catena della Solidarietà essere sicuro che poi i soldi giungano veramente a chi ne ha bisogno in Asia?

Remigio Ratti: La Catena della Solidarietà non funge da opera di soccorso, bensì raccoglie dei fondi che poi vengono riversati ad altre associazioni, come ad esempio la Caritas.

Sono sostenute quelle organizzazioni dalla professionalità riconosciuta e che già sono attive sul posto. In tal modo possiamo essere sicuri che in caso di catastrofi i soldi finiscono all’indirizzo giusto.

Una cosa è comunque certa: i fondi saranno impiegati prioritariamente per soccorrere i più poveri e le regioni non turistiche.

swissinfo: Controllate come viene utilizzato il denaro?

R.R.: Nelle situazioni d’emergenza il denaro deve arrivare rapidamente. Verifiche nello spazio di una settimana non sono possibili. Naturalmente cerchiamo però di minimizzare i rischi.

In seguito vengono effettuati dei controlli, a volte anche molto dettagliati, da parte di terzi. Ci basiamo sulle indicazioni degli esperti. Sulla base dei rapporti adattiamo poi la nostra politica.

swissinfo: Siete venuti a conoscenza di abusi?

R.R.: No, non sono al corrente di casi eclatanti.

swissinfo: Per un franco versato, che percentuale viene poi ridistribuita a progetti d’aiuto?

R.R.: Questo è il nostro punto forte. La Catena della Solidarietà si occupa solo di raccogliere il denaro; non abbiamo costi organizzativi importanti.

Consideriamo che per ogni franco che riceviamo possiamo addirittura riversare qualcosa in più alle opere di soccorso, grazie al reddito dei capitali. I nostri costi amministrativi sono coperti dagli interessi o da grosse donazioni.

swissinfo: Le organizzazioni di soccorso non possono però convertire nei progetti ogni franco raccolto.

R.R.: Questo è certo, poiché una parte serve per coprire i costi dell’organizzazione. Noi però ci occupiamo solo della colletta e facciamo attenzione che il denaro finisca nelle buone mani.

swissinfo: Dopo il dramma di Gondo, il villaggio vallesano devastato da una frana nel 2000, la Catena della Solidarietà ha raccolto 74 milioni. Sul posto non è però giunta tutta la somma, come è possibile?

R.R.: In questo caso non si trattava solo di Gondo. Anche altre zone in Svizzera e nella vicina Italia avevano subito dei danni. Tutte hanno ricevuto dei soldi.

Prima di Natale è inoltre stata creata la “Fondazione spazio di vita Sempione Sud”, per lo sviluppo durevole di questa regione. Dei 74 milioni di franchi raccolti, ne sono stati investiti 66. Il resto rimane riservato per degli eventi simili nelle montagne svizzere.

Il caso di Gondo è stato comunque eccezionale. Basti pensare che per l’azione “Infanzia – vittime della guerra” siamo riusciti a raccogliere solo 11 milioni di franchi.

swissinfo: Quando si effettua un versamento, bisogna menzionare “Maremoto” o è possibile pure fare una donazione generale?

R.R.: Certo, è possibile. In questo caso il denaro serve per finanziare progetti generali, come ad esempio per sostenere famiglie o persone singole residenti in Svizzera, che si sono venute a trovare in difficoltà finanziarie.

swissinfo: Quando però vi è un’indicazione, il denaro deve obbligatoriamente venire impiegato a tale scopo?

R.R.: Sì, lo stipula la legge. Quando il donatore indica “Bam”, l’offerta viene impiegata per venire in aiuto ai terremotati della città iraniana. Lo stesso vale per “Maremoto”. Dobbiamo rispettare la volontà del donatore.

Intervista di swissinfo, Gerhard Lob
(traduzione di Daniele Mariani)

L’ultimo bilancio dell’ONU fa stato di circa 150’000 morti
Prima dell’inizio della giornata nazionale di raccolta fondi, la Catena della Solidarietà aveva raccolto quasi 45 milioni di franchi.
I doni possono essere versati sul conto 10-15000-6 menzione “Maremoto”.

La Catena della Solidarietà, fondata nel 1946, non è un’organizzazione di soccorso, ma una fondazione creata dalla SSR SRG idée suisse che si occupa di raccogliere denaro a scopo umanitario.

Le opere di soccorso sono svolte da associazioni elvetiche sperimentate. La Catena della Solidarietà lavora oggi con circa 30 altre organizzazioni.

Presidente della Catena della Solidarietà è il direttore della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, Remigio Ratti.

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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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