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Gli svizzeri più generosi del previsto

I volontari della Catena della solidarietà raccolgono le offerte per telefono Keystone

Superando ogni più rosea aspettativa, la Catena della solidarietà ha raccolto 130 milioni di franchi in favore delle vittime colpite dallo tsunami.

La maggior parte delle donazioni sarà utilizzata per sostenere progetti di ricostruzione.

Nello spazio di due settimane, la Catena della solidarietà (Cds) ha raccolto 130 milioni di franchi per le vittime del maremoto nel Sudest asiatico, ossia 16 in più di quanto previsto.

Nella conferenza stampa di lunedì a Berna, la fondazione elvetica ha voluto però precisare che “considerata l’immensità dei danni, non si tratta di una cifra eccessiva”.

Dopo aver ringraziato la popolazione elvetica per la loro generosità, il suo presidente Remigio Ratti, accompagnato dai rappresentanti delle opere assistenziali associate, ha inoltre ricordato che il lavoro con somme di denaro così ingenti “non costituisce una novità e potrà essere gestito efficacemente”.

“La totalità delle offerte sarà destinata ai progetti in favore dei sinistrati” aggiunge Ratti.

Concentrarsi nella ricostruzione

“Tra il 10 e il 15% dei fondi raccolti sono impiegati in aiuti diretti alle persone colpite, quale primo intervento per ovviare alle situazioni d’emergenza”, spiega Roland Jeanneret, portavoce della CdS.

Circa 10 milioni di franchi serviranno così, come da parecchi giorni a questa parte, a comperare cibo, medicamenti, coperte e vestiti.

La maggior parte del capitale sarà invece investita nell’arco di tre-cinque anni per la ricostruzione della regione e la riabilitazione della popolazione, come indica Jeanneret: “Il 65% dei fondi sarà utilizzato per sostenere progetti di ricostruzione”.

In questo contesto, il direttore di Caritas Svizzera Jürg Krummenacher ha annunciato che ci vorranno dai 30 ai 40 milioni di franchi per ricostruire numerosi villaggi nello Sri Lanka e in India.

Dal canto suo, l’Aiuto delle Chiese evangeliche svizzere stima a 10 milioni di franchi il costo dei suoi progetti a lungo termine.

L’Organizzazione degli Svizzeri all’estero ha inoltre fatto sapere che una parte dei fondi servirà anche a coprire le spese di rimpatrio dei cittadini elvetici presenti nelle zone colpite.

Ridistribuzione mirata

I fondi raccolti dalla CdS – di cui quasi il 90% proviene da piccoli doni di privati – sono ridistribuiti soltanto ad associazioni che riempiono un determinato numero di condizioni.

Sono infatti finanziate unicamente le organizzazioni umanitarie la cui cifra d’affari annuale raggiunge il milione di franchi e che sono in grado di sbloccare almeno un quinto dei fondi propri in favore dei progetti d’aiuto.

L’attuale chiave di distribuzione dei fondi potrebbe però essere modificata.

“È possibile che la Catena della solidarietà si assuma la totalità dei costi”, fa notare Jeanneret, che non aggiunge tuttavia dettagli.

Ulteriori particolari saranno forniti dalla speciale commissione dei progetti – patrocinata dall’ex responsabile della radio svizzero tedesca DRS Andreas Blum e composta da esperti tecnici e rappresentanti della Croce Rossa, Caritas e Terre des hommes – che si riunirà a fine gennaio a Ginevra.

Non dimenticare le altre catastrofi

L’incontro di lunedì è stata anche un’occasione per ribadire che la catastrofe nell’Oceano Indiano non deve offuscare le altre situazioni di crisi del pianeta.

Gli esponenti delle varie organizzazioni umanitarie hanno infatti ricordato il preoccupante dilagarsi dell’Aids in Africa e nell’Europa dell’Est, il conflitto nella regione sudanese del Darfur e la crisi ad Haiti.

Dal rappresentante elvetico all’ONU giunge invece un monito per non lasciare che la memoria si perda con il passare dei mesi: “Mi auguro che continueremo a seguire la sorte dei senzatetto anche quando l’attenzione mondiale si sposterà su un altro oggetto”, afferma Walter Kälin.

swissinfo e agenzie

La Catena della solidarietà, fondata nel 1946, non è un’organizzazione di soccorso, ma una fondazione creata dalla SSR SRG idée suisse che si occupa di raccogliere denaro a scopo umanitario.

Le opere di soccorso sono svolte da associazioni elvetiche sperimentate, che sono circa una trentina.

Di queste, 14 hanno già avanzato delle proposte di progetto a favore delle vittime del maremoto in Asia.

La Catena della solidarietà ha raccolto 130 milioni di franchi.
Il 90% proviene da fondi privati.
Via internet sono stati promessi 150’000 versamenti di un valore medio di 127 franchi.
Il 10-15% dei fondi è destinato da subito agli aiuti immediati, mentre la maggior parte dei soldi servirà ai lavori di ricostruzione.

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