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Servizio civico, l’obbligo varrebbe anche per chi vive all’estero?

Giovane donna
Una ragazza durante una giornata di orientamento sul servizio militare per le donne. Keystone / Peter Klaunzer

L'iniziativa "Per una Svizzera che si impegna" prevede un obbligo di servizio per tutte le persone di nazionalità elvetica. Anche per chi vive all’estero? Tecnicamente, sì. Ma nella pratica, no.

Il 30 novembre il popolo svizzero sarà chiamato a votare sull’iniziativa “Per una Svizzera che si impegna”, nota anche come “Iniziativa servizio civico”. Se accolta, anche le donne sarebbero tenute a prestare servizio a favore della collettività: nell’esercito, nella protezione civile o in altri ambiti.

Il testo propone una modifica della Costituzione federaleCollegamento esterno con l’inserimento del seguente passaggio: “Le persone di cittadinanza svizzera prestano un servizio a beneficio della collettività e dell’ambiente.”

Incertezza per la diaspora

Questa definizione include anche le persone di nazionalità elvetica residenti all’estero. Il che significherebbe, in linea di principio, che anche loro sarebbero tenute a prestare servizio.

Alcuni messaggi ricevuti da Swissinfo suggeriscono che in seno diaspora è emersa una certa incertezza. Anche le persone che non vivono nella Confederazione sarebbero coinvolte da questo obbligo? Sia le autorità federali che il comitato promotore dell’iniziativa non lo prevedono.

Il comitato d’iniziativa rassicura

Noémie Roten, presidente del comitato d’iniziativa, spiega a Swissinfo che l’obbligo di leva attuale vale già per “ogni cittadino svizzero”. Nella Costituzione come nell’iniziativa, è formulato in modo generico. Secondo Roten “la situazione delle persone svizzere all’estero non cambierà, di fatto, rispetto a oggi.”

La promotrice fa riferimento alla Legge federale sull’esercitoCollegamento esterno, che regola i dettagli. L’articolo 4 precisa che “in tempo di pace gli svizzeri all’estero sono esentati dal reclutamento e dall’obbligo di prestare servizio militare”.

Il Consiglio federale può tuttavia prevedere eccezioni, in particolare per le persone svizzere residenti negli Stati confinanti. Dal 2011, inoltre, tutte le persone svizzere all’estero possono essere chiamate al “servizio di difesa nazionale”.

Finora, però, tali convocazioni non sono mai avvenute. Attualmente, le persone svizzere all’estero possono offrirsi volontarie per svolgere il servizio militare. Una volta reclutate, per loro valgono gli stessi obblighi a cui sono soggetti coloro che abitano nella Confederazione.

“Questo sistema verrebbe semplicemente proseguito con il servizio civico”, afferma Roten.

Serve una regolamentazione

Resta il fatto che ciò non è esplicitamente previsto dal testo dell’iniziativa. Una regolamentazione in tal senso dovrebbe essere elaborata successivamente.

“In caso di approvazione dell’iniziativa, occorrerebbe stabilire a livello legislativo se e in che misura le persone svizzere all’estero saranno escluse dall’obbligo di servizio”, afferma Ursina Bentele, portavoce della Segreteria di Stato della politica di sicurezza. Secondo lei, è “plausibile che un’eventuale regolamentazione si ispiri all’articolo 4 della legge sull’esercito”.

In caso di approvazione dell’iniziativa, quindi, non ci sarà una garanzia definitiva che le persone svizzere all’estero saranno esentate dal servizio civico. Tuttavia, un’estensione dell’obbligo anche a loro è altamente improbabile, anche perché non rientra nelle intenzioni del comitato d’iniziativa.

Se dalle urne uscirà un “sì”, per qualche tempo sussisterà un sottile margine di incertezza. “In generale, un processo legislativo può durare da uno a diversi anni”, afferma Bentele, che aggiunge: “Durante questa fase non vi sarà nessuna incertezza giuridica.”

Chi, per evitare di prestare servizio, volesse rinunciare alla cittadinanza svizzera, potrebbe farlo anche qualora il Consiglio federale e il Parlamento – contro ogni previsione – decidessero di introdurre tale obbligo.

A cura di Benjamin von Wyl

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