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“Il CICR potrebbe dover far fronte a un sottofinanziamento di 700 milioni di franchi”

Robert Mardini, direttore del CICR
Il direttore del CICR, Robert Mardini, teme che l'attività dell'organizzazione umanitaria dovrà essere ridimensionata. © Keystone / Martial Trezzini

Confrontato con un moltiplicarsi delle crisi nel mondo, il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) è sottofinanziato. Robert Mardini, direttore dell'organizzazione con sede a Ginevra, non esclude ulteriori tagli al bilancio delle operazioni. L'intervista della Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS.  

Necessità che crescono e donazioni che calano: il CICR si prepara ad affrontare una grave crisi di liquidità. Il direttore Robert Mardini lancia l’allarme. Senza un flusso più rapido di donazioni supplementari nelle casse dell’organizzazione, non esclude tagli al bilancio nelle operazioni e negli impieghi, per esempio nella sede di Ginevra.

RTS Info: Qual è la situazione finanziaria del CICR?

Robert Mardini: Oggi, suoniamo il campanello d’allarme a nome delle comunità più duramente colpite dagli effetti combinati di conflitti, cambiamenti climatici, conseguenze del Covid-19 e della guerra in Ucraina. Queste comunità non riescono più a far quadrare i conti e la nostra azione deve essere intensificata per aiutarle a far fronte alle necessità di base. Potremmo trovarci confrontati con un sottofinanziamento che rischia di raggiungere i 700 milioni di franchi alla fine dell’anno se i donatori non risponderanno presenti.

L’Ucraina è la sola voce nel bilancio del CICR a essere nelle cifre nere. Parlando francamente, gli aiuti per l’Ucraina stanno cannibalizzando il resto del budget?

Se consideriamo le dieci più grandi operazioni del CICR (Ucraina, Afghanistan, Siria, Yemen, Sudan del Sud, Somalia, Iraq, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia e Nigeria), l’Ucraina è l’unica a mostrare una prospettiva positiva. Tutti gli altri contesti sono sottofinanziati.

Le comunità colpite da queste crisi si ritrovano dimenticate dalla comunità internazionale, che non è all’altezza delle sfide. In generale, le donazioni per l’aiuto umanitario diminuiscono. È una tendenza che il conflitto tra Russia e Ucraina accentua.

“Le donazioni per l’aiuto umanitario diminuiscono. È una tendenza che il conflitto tra Russia e Ucraina accentua.”

Robert Mardini, direttore generale del CICR

Ci sono altri fattori?

C’è anche l’inflazione. L’anno scorso, il prezzo dei beni di base è aumentato del 159% nel Sudan del Sud, del 156% in Libano e del 102% in Sudan. Per organizzazioni come il CICR, gli aiuti umanitari, la logistica e il carburante sono molto più costosi. C’è quindi un effetto combinato davvero molto sfavorevole per l’azione umanitaria neutrale, imparziale e indipendente che svolgiamo.

Il CICR non sta dimostrando di avere gli occhi più grandi dello stomaco?

Ci sono più di 100 altri conflitti armati in cui il CICR è presente oltre a quello tra Russia e Ucraina. È il nostro mandato, è il nostro dovere. Purtroppo, la grande maggioranza di questi conflitti generano più sofferenze, più morte, più persone ferite, più comunità sull’orlo della povertà e a cui mancano prospettive. Evidentemente, l’aiuto umanitario non risolverà tutti questi problemi. Ciò che è necessario è una leadership politica che metta fine ai conflitti. È la ragione per cui il CICR non può, eticamente, ritirarsi da luoghi come la Repubblica centrafricana, il Sudan o lo Yemen, dove i bisogni umanitari continuano purtroppo ad aumentare.

Ci sono luoghi in cui le operazioni del CICR sono diventate un po’ meno necessarie?

L’appello che il CICR ha lanciato l’anno scorso era molto realistico e integrava già molte priorità e rinunce difficili. Ovviamente, con il passare delle settimane, vedremo. I prossimi mesi saranno decisivi. Se i donatori non saranno disponibili, dovremo ridimensionare ulteriormente le nostre ambizioni.

“L’obiettivo è di mantenere il nostro personale e i nostri programmi. Per questo motivo stiamo lanciando l’allarme ora, all’inizio dell’anno, per capire qual è la risposta dei nostri donatori.”

Robert Mardini, direttore generale del CICR

Prevede conseguenze per l’occupazione presso la sede di Ginevra?

Per il momento nulla è escluso. L’obiettivo è di mantenere il nostro personale e i nostri programmi. Per questo motivo stiamo lanciando l’allarme ora, all’inizio dell’anno, per capire qual è la risposta dei nostri donatori. Poi, in base a essa, faremo ciò che è necessario per garantire l’equilibrio finanziario.

Il contributo svizzero al CICR è sufficiente?

La Svizzera è un grande donatore del CICR. Siamo molto grati alla Confederazione per questo sostegno di lunga data, regolare, prevedibile e flessibile. Oggi, con i bisogni umanitari in aumento, chiediamo a tutti i nostri donatori di fare uno sforzo in più.

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