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Nobel per la pace ad un dissidente cinese

Liu Xiaobo, dal 1989 in lotta contro il regime comunista di Pechino Keystone

Il premio 2010 è stato assegnato a Liu Xiaobo, che sta scontando una condanna a 11 anni di carcere per "istigazione alla sovversione". Il dissidente cinese è accusato di essere tra i promotori di Carta 08, un documento favorevole alla democrazia, firmato da 2'000 cittadini cinesi.

Un Nobel per la pace che non fa di certo molto piacere alle autorità cinesi, quello annunciato venerdì dal Comitato norvegese del prestigioso premio internazionale, riunito ad Oslo. Liu Xiaobo figura infatti da oltre un decennio tra i capofila della dissidenza contro il regime comunista di Pechino.

Dopo aver già trascorso lunghi periodi in prigione, Liu Xiaobo è stato arrestato di nuovo due anni fa. Nel 2009 è stato condannato ad altri 11 anni di carcere per essere stato uno dei primi 300 firmatari di Carta 08, un documento che rivendica una Cina democratica.

Sposato con Liu Xia, anche lei insegnante, Liu Xiaobo è diventato dalle manifestazioni di piazza Tiananmen, nel 1989, uno dei principali punti di riferimento per i dissidenti cinesi e gli attivisti dei gruppi internazionali per i diritti umani.

A fianco dei giovani

Nato nel 1955 nella città industriale di Changchun, nel nordest della Cina, Liu Xiaobo era un giovane e brillante professore universitario di letteratura quando scoppiò il movimento studentesco del 1989.

Tra i pochi intellettuali che si schierarono apertamente con i giovani, il neodesignato Premio Nobel per la pace prese parte alla fondazione della Federazione autonoma degli studenti, la struttura dirigente delle proteste, e partecipò a fianco degli studenti ai falliti tentativi di dialogo con le autorità.

La situazione su piazza Tiananmen, occupata dagli studenti democratici, precipitò tra la fine di maggio e l’inizio di giugno del 1989, quando fu chiaro che i riformisti del Partito comunista, guidati dal segretario Zhao Ziyang, erano stati sconfitti e che il leader supremo Deng Xiaoping aveva scelto la via della repressione.

Liu Xiaobo si adoperò per cercare di convincere i giovani ad evacuare la piazza prima dell’intervento dell’esercito. Non ebbe successo e il 4 giugno le forze armate cinesi sgombrarono la piazza con la forza, uccidendo centinaia di persone.

“Mano nera”

Accusato di essere una delle “mani nere” che manovravano gli studenti, Liu Xiaobo fu arrestato e trascorse 18 mesi in prigione dopo essere stato condannato come “controrivoluzionario”. Nel 1995 gli furono inflitti 3 anni in un campo di “rieducazione attraverso il lavoro” per aver diffuso articoli critici verso il governo.

Scontata la pena, gli fu vietato di continuare ad insegnare, ma l’ ex-professore continuò a criticare il regime autoritario con saggi e articoli che furono pubblicati all’estero e diffusi clandestinamente in Cina.

L’ultima condanna risale alla fine del 2009 per aver firmato Carta 08, un documento che rivendica una Cina democratica sul modello della famosa Carta 77, sottoscritta nel 1977 da un gruppo di intellettuali cecoslovacchi, tra cui un altro premio Nobel per la pace, lo scrittore ed ex-presidente ceco Vaclav Havel.

Valori universali

Decine di intellettuali hanno partecipato alla stesura di Carta 08, in un processo che si è protratto per mesi. Il documento è stato reso pubblico alla fine del 2008 con 303 firme di scrittori, avvocati, giornalisti, accademici e cittadini ordinari. In quel periodo la polizia cinese ha fermato e interrogato tutti i firmatari iniziali.

L’unico ad essere trattenuto fu Liu Xiaobo, che venne accusato nel 2009 di “incitamento alla sovversione del potere dello Stato allo scopo di rovesciare il sistema socialista”, per il ruolo avuto nell’elaborazione di Carta 08.

“In Cina” – figura nel documento – “ci sono molte leggi, ma non un modo di governare basato sulla legge. Vi è una Costituzione ma non un governo costituzionale. L’élite continua ad aggrapparsi al suo potere autoritario e a respingere qualsiasi movimento verso un cambiamento politico”.

Richieste di liberazione

Mentre i rappresentanti dei paesi occidentali si rallegrano per l’attribuzione del Nobel a Liu Xiaobo e ne chiedono la sua immediata liberazione, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) si limita ad auspicare che il conferimento del premio Nobel per la pace al dissidente cinese “contribuisca a promuovere i diritti umani, in Cina e nel resto del mondo”.

In una breve dichiarazione pubblicata nel tardo pomeriggio, il DFAE non si congratula direttamente con Liu Xiaoboe neppure ne chiede la liberazione a Pechino.

“Il premio Nobel per la pace è stato conferito oggi a un difensore dei diritti umani, che è in detenzione dal dicembre 2008. Da questa data, la Svizzera ha moltiplicato gli interventi” in favore di Liu, scrive il DFAE. Il Dipartiemnto prosegue, rilevando che “con la Cina, l’impegno della Svizzera nel dialogo sui diritti umani è regolare e costante”.

Oscenità per Pechino

Da parte sua, il governo cinese ha duramente criticato la decisione annunciata a Oslo. L’assegnazione del riconoscimento al dissidente è “un’oscenità” che “viola completamente i principi” dello stesso premio Nobel, afferma il ministero degli esteri cinese in una nota diffusa sul suo sito web.

Liu Xiaobo è “un criminale” che è stato condannato “dalla giustizia cinese”, aggiungono le autorità di Pechino, secondo le quali la decisione è destinata a “nuocere alle relazioni tra la Cina e la Norvegia”.

Il ministero degli esteri ricorda che, secondo le parole del suo fondatore, Alfred Nobel, il premio per la pace deve essere assegnato a “persone che hanno promosso la fratellanza tra le Nazioni, l’abolizione o la riduzione degli armamenti e che si sono sforzate di promuovere iniziative di pace”. Le “azioni” di Liu Xiaobo, conclude il comunicato, sono “completamente contrarie” a questi principi.

Tre cittadini svizzeri hanno vinto finora il Nobel per la pace.

1901: Henry Dunant, fondatore della Croce Rossa, fu il primo vincitore del premio.

1902: Élie Ducommun e Charles Albert Gobat, segretari onorari dell’Ufficio internazionale permanente di pace.

1917, 1944 e 1963: per tre volte il Nobel per la pace venne attribuito al Comitato internazionale della Croce Rossa,la prima organizzazione umanitaria del mondo, con sede a Ginevra.

Il premio è stato inoltre assegnato a diverse organizzazioni internazionali che hanno sede in Svizzera:

1938: Ufficio internazionale Nansen per i rifugiati.

1954 e 1981: Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati.

1999: Medici senza frontiere.

2007: Comitato intergovernativo per i mutamenti climatici (IPCC).

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