Prospettive svizzere in 10 lingue
Cartucce per i fucili d assalto.

Oggi in Svizzera

Care svizzere e cari svizzeri all’estero,

pensate di tornare presto o tardi in patria? I colleghi della SRF hanno stilato 11 particolari classifiche mettendo a confronto nove città svizzere. Bene, se temete i furti con scasso non andate a Basilea, mentre se vi dà fastidio il rumore del traffico evitate Ginevra. A Zurigo, dove si guadagna di più, è per contro difficilissimo trovare un alloggio.

Amate invece gli spazi verdi? Lugano è la città che fa per voi, mentre se siete un po’ ipocondriaci andate a Berna dove c’è un’abbondanza di medici. Infine, Lugano batte tutte le città elvetiche per quanto riguarda l’offerta culturale. Beh, se vi ho incuriosto visitate il sito della SRF.

Io vi auguro invece una buona lettura.

Cartucce per i fucili d assalto.
Keystone / Gaetan Bally

Record assoluto di esportazione di materiale bellico per la Svizzera. Il Qatar è stato il principale acquirente.

Le imprese svizzere nel 2022 hanno esportato materiale bellico, con il permesso della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), per un valore di 955 milioni di franchi. Si tratta di un record assoluto secondo i dati della SECO che coprono gli ultimi 40 anni. Rispetto all’anno precedente, le esportazioni sono aumentate ben del 29%.

Il settore bellico rappresenta solo lo 0,25% dell’insieme delle esportazioni di merci dell’economia elvetica. Tanto per fare un esempio, l’orologeria lo scorso anno ha venduto all’estero beni per quasi 24 miliardi, per non parlare del settore chimico e farmaceutico che vale ben oltre i 130 miliardi di franchi. Ma cosa vendono le imprese elvetiche? Soprattutto sistemi di difesa antiaerea, veicoli blindati e vari tipi di munizioni.

In totale la Confederazione esporta materiale bellico verso 60 paesi. I cinque maggiori acquirenti nel 2022 sono stati il Qatar, che ha ricevuto materiale per un valore di 213,4 milioni di franchi, seguito dalla Danimarca con 136,2 milioni, dalla Germania con 131,7 milioni, dall’Arabia Saudita con 111,1 milioni e dagli Stati Uniti con 61,5 milioni.

Una donna con il viso nascosto.
Keystone / Gian Ehrenzeller

Verso una legge federale per l’applicazione dell’articolo costituzionale sul divieto di dissimulare il proprio viso.

Esattamente due anni fa il popolo svizzero ha accettato con il 51,2% dei voti l’iniziativa popolare “Sì al divieto di dissimulare il proprio viso”, detta anche “iniziativa anti-burqa”. Con la decisione popolare, il divieto è stato iscritto nella Costituzione federale. Oggi, il Consiglio degli stati ha deciso di entrare in materia sulla legge che realizza questo articolo costituzionale.

Il presidente dell’UDC (destra conservatrice) Marco Chiesa ha ricordato che il popolo, votando a favore dell’iniziativa popolare nel 2021, si è espresso per un’applicazione uniforme del dettato costituzionale – “e così dev’essere anche se non piace a tutti” – incaricando di fatto la Confederazione a prendersi le sue responsabilità evitando che i Cantoni facciano di testa loro, magari con 26 leggi diverse e poco uniformi.

Nel suo intervento, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha dunque promesso una legislazione leggera che consenta tuttavia un’applicazione uniforme delle nuove disposizioni sulla dissimulazione del viso. D’altra parte, salvo un Cantone, tutti gli altri si sono detti favorevoli a una soluzione equilibrata e uniforme del problema.

Studenti nel campus del Politecnico federale di Losanna.
Keystone / Laurent Gillieron

Un/a giovane svizzero/a su due di età compresa tra i 25 e i 34 anni ha alle spalle una formazione terziaria.

È incoraggiante il Rapporto educativo svizzero 2023 pubblicato oggi dal Centro svizzero di coordinamento della ricerca educativa (CSRE) di Aarau. La metà delle persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni in Svizzera ha infatti conseguito un diploma in un’alta scuola o ha svolto una formazione professionale superiore.

Con i dati pubblicati oggi, che confermano che la quota di persone con formazione terziaria continua a crescere in Svizzera, la Confederazione si piazza ben al di sopra della media dei Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Dal rapporto emerge, però, che servono ulteriori sforzi per raggiungere l’obiettivo del 95% di persone con alle spalle almeno un apprendistato.

Sempre oggi, l’Ufficio federale di statistica ha pubblicato per la prima volta scenari sull’evoluzione del numero di studenti e studentesse e dei diplomi nella formazione professionale superiore: fino al 2031 le iscrizioni in una scuola specializzata superiore dovrebbero aumentare del 12%. Le progressioni più marcate sono previste nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (+24%), nella socialità (+19%) e nel settore del personale di cura (+19%).

Una maccina per le terapie oncologiche.
Keystone / Robert Michael

Svizzere e svizzeri vogliono una strategia nazionale per la lotta contro il cancro.

Lo indica un recente sondaggio: otto persone su dieci vorrebbero una strategia nazionale. Attualmente la prevenzione del cancro nella Confederazione è affidata ai Cantoni. Proprio per questo motivo, secondo le e i partecipanti all’inchiesta, un piano nazionale – rispetto a 26 diversi piani cantonali – permetterebbe di frenare la mortalità e risparmiare denaro.

I risultati dello studio sono stati presentati oggi a Berna in occasione della tavola rotonda per l’oncologia del Forum dei consumatori della Svizzera tedesca. Gli esperti hanno sottolineato la “grande importanza della diagnosi e del trattamento precoci” del cancro. Uno studio olandese-belga su larga scala ha dimostrato che una politica di screening può ridurre la mortalità del cancro ai polmoni fino al 33% nelle donne e fino al 24% negli uomini.

Rispetto ad altri Paesi europei, tuttavia, la Svizzera è “parecchio indietro” nel campo della prevenzione. Nel complesso, però, le e i partecipanti al sondaggio hanno espresso grande soddisfazione per l’offerta delle cure disponibili per il cancro. Un unico grande neo: ci sarebbe una carenza di supporto psicologico per le persone colpite e per i parenti coinvolti nell’assistenza.


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