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Care svizzere e cari svizzeri all’estero,

Ancora una volta, l'evento saliente dell'attualità svizzera odierna va cercato a Washington, dove l'inquilino della Casa Bianca ha annunciato il destino che attende l'industria farmaceutica. A prima vista, la situazione non è (ancora) catastrofica per la farmaceutica elvetica.

Inoltre, nel menù di questa selezione di notizie di venerdì: la fine della sessione autunnale delle Camere federali, lo stato di salute del Lago Lemano e il malumore delle autorità francesi nei confronti di Ginevra.

Buona lettura!

cavo di ricarica per auto elettrica
Venerdì, il Consiglio federale ha indicato di voler tassare maggiormente la mobilità elettrica. Keystone / Gaetan Bally

La sessione autunnale del Parlamento svizzero si è conclusa questo venerdì. Nelle battute finali, giovedì sera il Consiglio nazionale ha respinto l’iniziativa popolare dell’UDC “No a una Svizzera da 10 milioni!”, che chiede un controllo rigoroso dell’immigrazione.

Questa votazione ha chiuso un dibattito fiume che ha visto succedersi alla tribuna ben 115 oratori e oratrici. Sull’iniziativa dovranno ancora pronunciarsi il Consiglio degli Stati e, in seguito, il popolo.

Sempre giovedì, il Consiglio degli Stati ha rotto un tabù approvando una mozione che mira a tassare i veicoli stranieri che transitano in Svizzera senza fermarsi. Questa tassa dovrebbe essere fissata in base alla densità del traffico, al fine di rendere più scorrevole la circolazione autostradale, in particolare sull’asse Nord-Sud. Il Consiglio federale si oppone a questo progetto, che comporterebbe ostacoli amministrativi. Il Consiglio nazionale dovrà esprimersi in merito.

Questo venerdì, prima di tornare a casa dopo tre settimane di sessione, i membri del Consiglio nazionale hanno approvato altre due mozioni volte a rafforzare gli effettivi dell’esercito. La prima autorizza gli ex militari a riprendere servizio su base volontaria, mentre la seconda mira ad aumentare le indennità finanziarie per le donne che si arruolano. Entrambe le proposte devono ancora essere esaminate dalla Camera alta.

In concomitanza con la sessione parlamentare, il Consiglio federale ha tenuto la sua seduta settimanale di venerdì. Tra le decisioni più importanti, il Governo ha annunciato di voler tassare più pesantemente i veicoli elettrici a partire dal 2030. Sono state poste in consultazione due varianti d’imposta, una basata sui chilometri percorsi e l’altra sull’elettricità. L’Esecutivo ha anche avviato una procedura di consultazione sulla “Lex UBS”, che mira a sottoporre il gigante bancario elvetico a requisiti patrimoniali più severi.

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Sarà necessario produrre anche negli Stati Uniti per evitare dazi doganali del 100%. Keystone / Gaetan Bally

Nella guerra commerciale tra il Governo statunitense e il resto del mondo mancava ancora un tassello: l’importo del dazio che colpirà i prodotti farmaceutici importati negli Stati Uniti. Dopo diverse settimane di attesa, il presidente Donald Trump ha appena svelato l’arcano: si tratterà di un dazio del 100%.

La misura entrerà in vigore il 1° ottobre. Già duramente colpiti da dazi doganali del 39% sulle esportazioni verso gli Stati Uniti, gli ambienti economici e politici svizzeri temevano da tempo questo annuncio. I prodotti farmaceutici sono infatti uno dei fiori all’occhiello dell’industria svizzera d’esportazione e circa la metà viene venduta negli Stati Uniti.

Il presidente Trump ha tuttavia annunciato che le imprese straniere che producono sul suolo statunitense non saranno colpite da questi nuovi dazi doganali del 100%. I grandi nomi della farmaceutica elvetica potrebbero quindi cavarsela. Novartis, Roche e Lonza sono già presenti negli Stati Uniti o prevedono di rafforzarvi la loro presenza.

L’industria farmaceutica rimane comunque sotto forte pressione negli Stati Uniti, dove l’amministrazione chiede anche una riduzione del prezzo dei farmaci, il che dovrebbe essere compensato su altri mercati. “I prezzi possono diminuire negli Stati Uniti o aumentare in Europa, oppure situarsi a metà strada. In ogni caso, questo rappresenta un problema per la Svizzera”, ha commentato René Buholzer, direttore di Interpharma.

cartello scuola
A Ginevra, è bene prestare attenzione quando ci si avvicina a una scuola, e non solo per strada… ma anche in politica. Keystone / Salvatore Di Nolfi

S’incrinano i rapporti tra la Francia e Ginevra sulla questione della scolarizzazione in Svizzera dei figli e delle figlie di persone frontaliere domiciliate in Francia. A Parigi, alcuni membri di entrambe le Camere del Parlamento sono indignati e minacciano di boicottare gli organi di cooperazione transfrontaliera.

“Non abbiamo mai riscontrato un tale disprezzo nel quadro delle istituzioni transfrontaliere”, denunciano in un comunicato due deputate dell’Alta Savoia all’Assemblea nazionale, il vicepresidente del Senato e il presidente della Comunità dei comuni del Genevois. E aggiungono con un’enfasi tutta francese: “Se il Cantone di Ginevra sceglie di fondare le sue relazioni transfrontaliere sul braccio di ferro, che se ne assuma le conseguenze. Ma sappia una cosa: sottovaluta la determinazione dei rappresentanti eletti francesi e la storia del nostro Paese”.

La causa di questa rabbia è una riunione definita “tesa” tra il Consiglio di Stato ginevrino, l’ambasciatrice di Francia in Svizzera e la prefetta della regione Alvernia-Rodano-Alpi. “Il comunicato stampa era già stato preparato e redatto dalle controparti svizzere, affermando che sarebbero rimaste inflessibili sulla loro posizione, mentre l’incontro aveva lo scopo di dialogare”, ha spiegato il presidente della Comunità dei comuni del Genevois ai microfoni della radio RTS.

Ricordiamo che le autorità ginevrine avevano annunciato nel 2018 di non voler più scolarizzare i figli e le figlie di cittadine e cittadini svizzeri domiciliati sul territorio francese. Tale decisione era però accompagnata da un periodo transitorio per chi aveva già iniziato un percorso scolastico in Svizzera o aveva fratelli o sorelle che frequentavano la scuola in Svizzera. Il Consiglio di Stato ginevrino ha deciso di porre fine a questo regime transitorio a partire dall’anno scolastico 2026; la misura riguarda 329 allievi e allieve frontalieri, in maggioranza di nazionalità svizzera.

algo lemano
Le acque del Lemano sono magnifiche, ma non necessariamente pure. Keystone / Laurent Gillieron

Una nuova minaccia aleggia sulle acque del Lemano. Questo venerdì, i tre Cantoni rivieraschi hanno annunciato di aver rilevato la presenza di 1,2,4-triazolo nell’acqua potabile proveniente dal lago. La concentrazione misurata è di 0,7 microgrammi per litro, sette volte superiore al valore limite stabilito dalla Confederazione.

Questa molecola è presente nella composizione di farmaci e prodotti agrochimici. Le analisi effettuate lungo il Rodano, che alimenta il Lemano, mostrano che questo 1,2,4-triazolo proviene principalmente dal sito chimico di Monthey e in particolare dal sito di Syngenta, che vi produce pesticidi. Alle industrie è stato chiesto di rivedere i loro metodi di filtrazione dell’acqua potabile per rispettare le normative.

Le autorità si mostrano rassicuranti e insistono sul fatto che non esistono rischi sanitari per la popolazione. Un recente rapporto dell’Agenzia francese per la sicurezza sanitaria mostra inoltre che il valore di consumo senza rischi ammonta a 51 µg/L su un periodo di sei anni, ovvero cinquanta volte superiore ai valori riscontrati in Svizzera. In Belgio, tuttavia, l’Agenzia federale per la sicurezza della catena alimentare giudica nocive le concentrazioni superiori a 4,5 µg/L.

Questo inquinamento non sembra in ogni caso turbare troppo i pesci persici, che tornano a pullulare nelle acque del Lemano. Le quantità di pesce sono in forte aumento da luglio, per la gioia di pescatori professionisti e ristoratori. Gli specialisti e le specialiste faticano a spiegare le ragioni di tale abbondanza.

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