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questa mattina la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha presentato la prima strategia nazionale contro il razzismo e l’antisemitismo. L’annuncio giunge pochi giorni dopo che la RTS ha reso noti nuovi elementi dell’inchiesta che tocca la polizia di Losanna.

Quest’estate, la scoperta di gruppi WhatsApp in cui agenti si scambiavano messaggi razzisti, antisemiti, sessisti e omofobi aveva suscitato forti reazioni. I dettagli ora rivelati confermano la gravità di quegli scambi.

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Elisabeth baume-Schneider
La consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha presentato questa mattina ai media la prima strategia nazionale contro il razzismo e l’antisemitismo. Keystone / Peter Klaunzer

Una persona su sei in Svizzera dichiara di aver subito discriminazioni razziali negli ultimi cinque anni. Per affrontare il problema, il Consiglio federale lancia la prima strategia nazionale contro il razzismo e l’antisemitismo.

Presentata stamattina dalla ministra dell’interno Elisabeth Baume-Schneider, la strategia, chiamata “modello 4×4”, si basa su quattro assi: migliorare il monitoraggio degli atti razzisti e antisemiti, proteggere le vittime, rafforzare la prevenzione nelle istituzioni, promuovere l’impegno della società.

Le discriminazioni colpiscono alcune persone per la loro nazionalità o origine etnica reale o presunta, per il colore della pelle o per la religione. Le conseguenze sono pesanti: accesso limitato al lavoro e alla casa, impatti economici e sanitari, esclusione sociale.

Il varo di questa strategia avviene qualche giorno dopo le rivelazioni della RTS, che ha svelato il contenuto di 2’500 pagine di scambi in gruppi WhatsApp tra una cinquantina di agenti della polizia di Losanna. Quasi la metà ha espresso commenti razzisti e antisemiti, senza che i colleghi e le colleghe reagissero. Alcuni agenti hanno lasciato la polizia, ma altri vi lavorano ancora.

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Proveniente da un ambiente modesto, Alfred Gantner ha fatto fortuna fondando una società di private equity, la Partners Group. Keystone / Anthony Anex

Alfred Gantner è l’uomo di cui tutti parlano in questi giorni. La SonntagsZeitung ha rivelato domenica che il miliardario di Zugo era presente quando Guy Parmelin ha incontrato il Segretario di Stato al commercio statunitense Howard Lutnick a inizio settembre.

“Alfred Gantner faceva parte della delegazione durante gli incontri tra il consigliere federale Parmelin, il ministro del commercio Lutnick e il rappresentante americano Greer”, ha confermato un portavoce del Dipartimento federale dell’economia. L’imprenditore ha inoltre confidato alla SRF di aver ricevuto in agosto una telefonata dalla Confederazione per attivare la sua rete negli Stati Uniti, costruita in 30 anni d’attività.

Gantner ha avuto un ruolo chiave nell’accordo doganale tra Svizzera e USA. Ha fatto parte della delegazione di imprenditori svizzeri ricevuta da Donald Trump nello Studio Ovale il 4 novembre. Poco conosciuto dal grande pubblico fino a poco tempo fa, questo cristiano convinto e membro della Chiesa mormone è ora molto presente nei media.

La vicinanza tra diplomazia ufficiale ed economia suscita critiche. “Alfred Gantner non ha la legittimità democratica per sedere al tavolo delle trattative a nome della Svizzera”, ha dichiarato la deputata ecologista Christine Badertscher. Critiche provengono anche dal campo borghese: “Nel conflitto doganale vuole salvare la Svizzera, ma allo stesso tempo combatte senza tregua la nostra fruttuosa via bilaterale con l’UE”, ha affermato la senatrice del Centro Marianne Binder.

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Lo status di Ginevra come centro di cooperazione mondiale è messo in discussione dai tagli statunitensi. Keystone / Salvatore Di Nolfi

Austria e Italia cercano di attrarre organizzazioni internazionali con sede a Ginevra, approfittando delle difficoltà della città, indebolita dai tagli drastici dell’amministrazione statunitense al sistema multilaterale mondiale.

“Sono molto attivi”, conferma Beatrice Ferrari, direttrice del Servizio delle relazioni internazionali del Cantone di Ginevra. L’Austria porta avanti da anni una “politica di sede” a favore di Vienna, dove l’ONU ha già una rappresentanza. L’Italia promuove Torino e Roma, dove l’Unicef ha trasferito 300 posti.

Anche l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) valuta di lasciare Ginevra per trasferirsi a Torino, dove il costo della vita è più basso. L’agenzia ONU a Ginevra affronta gravi problemi finanziari: 500 dei suoi 3’500 posti sono a rischio. In caso di trasferimento, l’OIL perderebbe oltre 2 milioni di franchi di sussidi annuali dalla Confederazione.

“Perderemo sicuramente altri posti di lavoro. È inevitabile”, avverte Ferrari. “Dobbiamo evitare che organizzazioni che potremmo trattenere se ne vadano”. Il Parlamento federale deve ancora pronunciarsi su un piano urgente da 270 milioni di franchi per sostenere la Ginevra internazionale.

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Verena Nold, 63 anni, ha lavorato per 22 anni per l’associazione ombrello delle assicurazioni malattie svizzere. Keystone / Peter Schneider

Verena Nold, direttrice dell’associazione mantello delle assicurazioni malattie Santésuisse, lascerà il suo incarico a fine anno. In un’intervista, espone la sua visione per il futuro della sanità svizzera.

Propone in particolare un’ampia introduzione della telemedicina e un solido network di farmacie, medici di base e pediatri, con gli ospedali come ultima risorsa. “Con una rete ambulatoriale efficiente, si potrebbe risolvere l’80% dei problemi di salute”, afferma.

La direttrice di Santésuisse suggerisce inoltre di abolire la sovranità cantonale in materia sanitaria e creare sei grandi regioni di cura, con una ripartizione ottimale dei medici per 1’000 abitanti.

“Un dossier elettronico del paziente funzionante sarebbe estremamente importante”, aggiunge, lamentando il fallimento della prima introduzione, dovuto alla mancata obbligatorietà e alla complessità organizzativa.

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