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Il fascino del fumo si sta dissolvendo

Difficile dire addio alla sigaretta, soprattutto per le donne Keystone

Lo dice un'indagine sul tabagismo in Svizzera: il numero dei fumatori è alto ma stabile, il 52% vorrebbe smettere e tra i giovani la sigaretta non è più una dimostrazione di carattere.

Dati in base ai quali l’Ufficio federale della sanità pubblica spera di aumentare l’efficacia delle misure antitabagismo.

Come sconfiggere il nemico? Se lo è domandato L’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) pensando all’annoso problema del fumo. La risposta? Studiandolo a fondo, per scoprire i suoi punti deboli.

È nata così l’idea di realizzare un monitoraggio del tabagismo in Svizzera che potesse fornire all’Ufsp dei dati affidabili sui quali basare le proprie strategie d’intervento. I primi risultati, riferiti al biennio 2001-2002 sono stati presentati martedì nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Berna.

Un gruppo di ricercatori diretto dal professor Hornung, dell’Istituto di psicologia dell’Università Zurigo, ha svolto l’indagine per conto dell’Ufsp. «Questo studio è una novità soprattutto per quanto riguarda la metodologia» ha dichiarato a swissinfo Roger Keller, uno dei ricercatori. «Grazie a dei rilevamenti trimestrali è possibile seguire in modo continuato l’evolvere della situazione e reagire rapidamente ad eventuali mutamenti di carattere sociologico».

Fuma una persona su tre

In Svizzera il 32% della popolazione tra i 14 e i 65 anni fuma. Se si prendono in considerazione solo i giovani fino a 20 anni, questa percentuale scende solo di due punti. Un dato allarmante? Sì e no. Sì perché il problema del tabagismo è un problema serio, no perché indica che le percentuali – se paragonate a quelle riportate in studi effettuati negli scorsi anni – sono rimaste stabili.

Anche nel confronto internazionale la Svizzera non è un caso speciale. «Certo», fa notare Roger Keller «rispetto agli Stati uniti o a certi paesi del Nord il numero di fumatori è più elevato. Ma anche da noi questo numero si è stabilizzato. La tanto temuta esplosione del numero dei fumatori non si è verificata».

Smettere? Più facile per gli uomini che per le donne

Il 52% dei fumatori vorrebbe smettere di fumare. Il 9% dichiara addirittura di volerlo fare entro i prossimi trenta giorni: In realtà le statistiche dimostrano che solo 19 persone su cento sono riuscite a smettere di fumare in modo durevole.

Tra gli uomini, la proporzione degli ex fumatori aumenta regolarmente con l’età. Nella fascia tra i 55 e i 65 anni il 39% della popolazione è rappresentato da ex fumatori.

Nelle donne invece la proporzione di ex fumatrici si arresta attorno al 20% dai 35 anni in poi. Ma perché le donne compiono meno spesso tentativi o riescono meno spesso a smettere di fumare? Tra le varie spiegazioni potrebbero esserci la paura di aumentare di peso e lo stress causato dal dover conciliare lavoro e famiglia.

Se questo trend dovesse essere confermato, fra qualche anno in Svizzera ci saranno più fumatrici che fumatori. Tra i giovani, infatti, le percentuali di donne e uomini che fumano sono equivalenti.

Cambio d’immagine

Uno dei risultati più sorprendenti dell’indagine è l’immagine positiva di cui godono i non fumatori tra i giovani. Per tutti, anche per i ragazzi che fumano, i giovani senza sigaretta sono più “cool”, più attraenti e più ricchi di successo. Chi fuma invece è ritenuto più nervoso, meno soddisfatto e meno sicuro di sé.

Un cambiamento d’immagine che rallegra particolarmente Philippe Vallat, direttore del programma nazionale di prevenzione al tabagismo 2001-2005. «È un dato che va contro l’immagine di libertà e piacere che l’industria del tabacco ha sempre voluto attribuire alla sigaretta».

Prevenzione: essenziale tra i giovani

A preoccupare l’Ufsp è soprattutto il fatto che siano ancore diffuse percezioni errate della realtà. La popolazione svizzera sembra ben informata sugli aspetti nocivi del fumo, ma permangono delle lacune. Tanto per fare degli esempi: il 28% non ritiene vero – ed invece lo è – che il fumo provochi problemi di erezione a migliaia di uomini svizzeri; il 28% non ritiene vero che il fumo sia una delle principali cause di mortalità evitabili; il 37% è convinto – e sbaglia – che il fumo sia dannoso solo a partire da un determinato numero di sigarette.

Il 48% dei giovani ritiene che smetterà di fumare entro i prossimi due anni. Ma proprio nella fascia d’età che va dai 14 ai 20 anni la percentuale dei fumatori sale continuamente. Inoltre i giovani tendono a sopravvalutare massicciamente il numero dei fumatori, per loro fumare è più “normale” di quanto non lo sia veramente.

E proprio sui giovani dovranno puntare le campagne di prevenzione dell’Ufsp. «Ci sono poche persone che cominciano a fumare dopo i 20 anni» fa notare Roger Keller. «In genere si comincia a provare la sigaretta tra i 12 e i 14 anni per passare poi, tra i 16 e i 18 anni, ad un consumo regolare».

Non bisognerà però dimenticare di rivolgersi a genitori e fratelli, il cui influsso è decisivo: meno si fuma in famiglia, meno possibilità ci sono che un ragazzo cominci a fumare. Alle campagne di prevenzione l’Ufsp affiancherà poi altre misure, come l’innalzamento dei prezzi e una severa regolamentazione della pubblicità.

swissinfo, Doris Lucini

Monitoraggio del tabagismo: 10’000 interviste l’anno
Dai dati raccolti nel 2001-2002 risulta che in Svizzera fuma il 32% della popolazione (14-65 anni)
Il 23% fuma tutti i giorni
Il 9% fuma saltuariamente
Il 19% ha smesso di fumare in passato
Il 49% ha fumato meno di 100 sigarette in tutta la sua vita

L’Ufsp ha commissionato un monitoraggio del tabagismo in Svizzera. Spera così di poter mettere a punto mezzi più efficaci per lottare contro il fumo, come ad esempio l’aumento del prezzo delle sigarette (il 70% dei giovani dichiara di rinunciare a fumare perché costoso).

Si punta inoltre su una severa limitazione della pubblicità (un terzo dei giovani tra i 16 e i 17 anni possiede un articolo pubblicitario offerto da un fabbricante di sigarette), sulla sensibilizzazione delle famiglie (se fumano i genitori la probabilità che fumino anche i figli è quattro volte più elevata) e sull’informazione.

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